Mediatori culturali: NAIM presenta la sua nuova sede

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Non sono soltanto interpreti che traducono da una lingua ad un’altra, ma esercitano una vera e propria funzione di orientamento culturale nei confronti dei migranti. Sono anche fondamentali per guidare il loro percorso di integrazione negli ospedali, nelle scuole, nei centri d’accoglienza e, in generale, nella vita del Paese in cui hanno deciso di vivere. Eppure, i mediatori culturali, non sono inseriti nel contratto collettivo nazionale, lavorano in condizioni spesso precarie, senza tutele né diritti.

Una figura professionale molto importante ma allo stesso tempo non sufficientemente riconosciuta, sia da un punto di vista sociale che da quello legislativo, e difficile da quantificare con precisione anche se le stime del Ministero parlano di almeno 8.000, di cui circa il 70% donne.

Un quadro complesso all’interno del quale è nata NAIM, Associazione Nazionale di Intermediatori Culturali, che lo scorso 22 febbraio ha inaugurato la propria sede in Via IV Novembre e che ad oggi conta con circa una cinquantina di soci provenienti da diverse regioni italiane.

I mediatori culturali di Naim si raccontano: tra difficoltà e soddisfazioni

Abbiamo tanta voglia di lavorare per un futuro migliore in cui ognuno possa trovare il suo posto, non in base al colore della pelle o della lingua ma in base al fatto che è una persona”, spiega Kseniya Toporkova, portavoce dell’associazione che a Roma è arrivata dalla Russia 10 anni fa grazie al progetto Erasmus.

Dopo un Master in mediazione interculturale nel 2013 e dopo aver svolto diversi lavori come cooperante allo sviluppo, Toporkova, ha sentito il bisogno di aiutare gli altri e ha deciso di prendere questa nuova strada come mediatrice culturale. “NAIM è nata con lo scopo di tutelare questa figura professionale e con la speranza che presto sia riconosciuta giuridicamente su tutto il territorio italiano”.

Pensiero condiviso dalla sua collega Nehadawad. Nata in Italia con mamma marocchina e papà egiziano, Nehadawad, fa parte della generazione G2, i cosiddetti nuovi italiani. Parla inglese, arabo, marocchino, italiano e francese e già da piccola sognava di fare questo lavoro.

“Ricordo che i miei genitori avevano tante difficoltà con la burocrazia e io non potevo aiutarli perché ero una bambina. Così ho deciso che da grande avrei voluto aiutare le persone che arrivano in un altro Paese, è giusto dargli una seconda opportunità e creare un ponte tra persone”.

Nehadawad si trovo al secondo anno della laurea in mediazione culturale e anche se è consapevole della precarietà del mestiere ogni giorno riceve tante soddisfazioni. “Fare questo lavoro ti permette di conoscere tante persone e realtà molto diverse e ti aiuta a dare più valore alle cose quotidiane della vita ma per svolgerlo ci vuole tanta formazione, non basta una laurea. Il compito del mediatore culturale è davvero difficile e richiede la conoscenza della lingua e della cultura tanto del luogo di origine che di arrivo dei migranti.”

Ahmed, invece, è uno dei soci fondatori di NAIM, classe 78 è arrivato in Italia 4 anni fa. “La guerra nel mio paese, la Libia, ha distrutto la mia casa quindi sono dovuto scappare. Ho lasciato il mio lavoro da tipografo, che ancora riesco a gestire a distanza, e ho preso l’ultimo aereo che partiva da Tripoli. La destinazione era Roma, paese dove avevo già vissuto per quattro mesi nel 2012 quando un mio famigliare ha dovuto sottoporsi ad un intervento. Per fortuna avevo ancora il permesso di soggiorno in regola, mi scadeva proprio il giorno dopo il mio arrivo. È stata una bellissima casualità,” racconta sorridendo.

Attualmente, Ahmed, è al secondo anno della laurea in mediazione culturale, lavora con la Comunità di Sant’Egidio e da adesso lo farà anche con NAIM. “Mi piace aiutare gli stranieri che arrivano qui e non conoscono nulla, nemmeno i loro diritti. Ogni giorno cerco di creare una convivenza tra italiani e migranti perché quando aiuto agli altri sento di aiutare me stesso e trovo il valore di ciò che significa per me la vita.”

Cristina Diaz(26 febbraio 2020)

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