Coronavirus: stop ai ristoranti, sfuma il rinnovo del permesso di soggiorno

A Civico Zero, il centro di accoglienza per i minori stranieri non accompagnati che fa capo a Save the Children,  si sono organizzati per tempo. “Noi ci siamo adeguati fin dall’inizio alle prescrizioni del Ministero della Salute”, dice Laura Cucinelli direttrice del Centro, “per offrire ai ragazzi informazioni facilmente comprensibili sulle  norme igieniche da rispettare per tutelarsi e tutelare il loro prossimo. Abbiamo potuto contare sulla collaborazione di una dottoressa volontaria che ci ha affiancato in alcuni incontri che abbiamo fissato appositamente per rassicurare i ragazzi, soprattutto rispetto alle informazioni frammentarie e allarmistiche che girano sui social, che sono per loro la fonte prevalente di informazione”.Il clima di panico da coronavirus che sta portando a Roma a cancellare appuntamenti importanti e a vuotare le strade e le piazze, non sta influendo più di tanto sul vostro lavoro?“Le conseguenze sul piano lavorativo potrebbero esserci. Molti dei nostri ragazzi, tre solo in quest’ultima settimana, che lavorano nella ristorazione, non sanno se verrà rinnovato il loro periodo di tirocinio che è essenziale per ottenere il permesso di soggiorno, perché i ristoranti stanno lavorando molto meno e riducono il personale partendo dal basso. La perdita del lavoro per questi ragazzi significa non avere più un’autonomia e li fa tornare indietro rispetto a un percorso iniziato con fatica. Questo li manda in crisi a livello personale. Per noi significa ricominciare da capo rispetto anche a un lavoro di “rete” che c’è dietro a ogni singola posizione lavorativa raggiunta”.

Mentre rallenta o si ferma l’economia del paese dovuta all’allarme coronavirus, il mondo del volontariato con i centri di accoglienza, le mense, le scuole di lingua italiana, continua a funzionare tutti i giorni. Rassicurare le persone straniere, assicurarsi che comprendano bene cosa stia succedendo in città e quali siano le precauzioni da prendere, senza provocare per questo una situazione di allarmismo dannoso e ingiustificato, questa la preoccupazione di un settore che, in silenzio, continua a lavorare per accogliere chi arriva o chi vive a Roma in una situazione di precarietà.

Alla mensa e alla scuola di italiano del Centro Astalli, le attività proseguono “tenendo sempre sotto controllo le indicazioni che provengono da fonti istituzionali – dice il presidente padre Camillo Ripamonti – in modo da fornire informazioni circostanziate a chi, a volte, può essere confuso. Utenti che in molti casi –  fa notare padre Ripamonti che è anche un medico – sono dovuti fuggire da epidemie terribili come quella sostenuta dal virus Ebola, con un focolaio ancora attivo nella Repubblica democratica del Congo o provengono da aree dove è endemica la malaria, che nel 2017 ha mietuto poco più di 400 mila vittime”.Tutto aperto anche alla Caritas diocesana di Roma. La scuola d’italiano dell’organismo pastorale è composta da classi “chiuse” formate all’inizio dell’anno e, dunque, con le stesse presenze che possono essere “monitorate” più facilmente a livello sanitario. “Aperti normalmente anche Centro ascolto, Poliambulatorio, Ostello e Mensa – dice la responsabile del Centro d’ascolto, Cristina Mottura – le persone vengono accolte come al solito, ogni giorno. Stiamo comunque seguendo le procedure igieniche che ci sono state indicate dal nostro poliambulatorio che si trova “sul campo” – aggiunge – e abbiamo affisso le traduzioni nelle varie lingue degli immigrati realizzate dall’Arci”. Allo stesso tempo – informa l’ufficio stampa –  la Caritas romana ha un “piano di emergenza”, sul modello di quello milanese, pronto a scattare in presenza di una potenziale precisa ordinanza comunale in tal senso per garantire una maggiore tutela degli operatori, dei volontari e degli stessi assistiti.Inevitabile, invece, è stata la chiusura, dallo scorso 25 febbraio e fino a data da destinarsi, della scuola di italiano che fa capo alla Casa dei Diritti Sociali. “Non c’erano le condizioni per proseguire – spiega il responsabile Augusto Venanzetti –  la nostra è una scuola di “frontiera” alla stazione Termini. È aperta a tutti con ingresso libero ogni giorno. Non si tratta di classi con studenti che si conoscono: ognuno sceglie di frequentare le lezioni quando vuole e può, magari tra un impegno di lavoro e l’altro. Abbiamo 1500 studenti all’anno che provengono da 88 nazionalità diverse – spiega Venanzetti – le classi sono sempre molto affollate, sono composte da 50 – 60 persone per volta. Impossibile garantire la sicurezza per la salute degli studenti e dei volontari”. Una data per la riapertura ancora non c’è. Dipende da come evolverà la situazione sanitaria a Roma.

Le istruzioni in inglese, francese, cinese, rumeno, spagnolo,arabo, albanese e somalo, in wolof, russo, amarico, bengali e bambarà

L’Arci Nazionale, intanto ha approntato le traduzioni in inglese, francese, cinese, rumeno, spagnolo, arabo, albanese e somalo, in wolof, russo, amarico, bengali e un audio in bambarà delle Istruzioni del ministero della Sanità sui comportamenti igienici minimi da rispettare per tenersi alla larga da un eventuale contagio da coronavirus. Un’iniziativa – annuncia un comunicato dell’Arci – che vuole garantire l’accesso alle informazioni basate sulle evidenze scientifiche e non sulle fake news che girano implacabilmente sui social, anche alle persone di origine straniera, comprese anche quelle che richiedono protezione in Italia, che ancor più degli italiani, non capiscono bene cosa stia succedendo nelle nostre città. Tutte le traduzioni sono disponibili sul sito di arci.it e sulla piattaforma di servizi per i rifugiati jumamap.com.

Francesca Cusumano(5 marzo 2020)

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