Accademia di Romania: tornano i mercoledì della letteratura romena

L’Accademia di Romania a Roma

Si rinnova anche quest’anno l’appuntamento con i “Mercoledì letterari” promossi dall’Accademia di Romania a Roma. La rassegna, giunta alla sua terza edizione, si trasferisce sul web, causa restrizioni dovute al covid-19, ma non rinuncia al proposito di offrire uno spaccato quanto più esaustivo della letteratura romena, sia del passato che attuale, con un focus specifico sulle opere di autori rumeni tradotte in italiano.Gli incontri, le letture, le presentazioni che compongono questa edizione 2020 verranno trasmessi,dal 6 maggio al 17 giugno, sulla pagina Facebook dell’Accademia di Romania.

Gli incontri di maggio

Marta Petreu, poetessa e filosofa

Il primo evento, previsto per il 6 maggio alle ore 15.00, è stato dedicato a Marta Petreu, pseudonimo di Rodica Marta Vartic, poliedrica figura di poetessa, romanziera, critica letteraria, saggista e filosofa romena contemporanea. Docente di Storia della filosofia romena presso l’Università Babeş-Bolyai di Cluj-Napoca, è nota tra gli addetti ai lavori per essere una delle massime esperte a livello mondiale dell’opera di Emil Cioran.L’incontroincentrato sulla sua produzione poetica, ha visto la partecipazione del prof. Roberto Merlo, docente di Lingua e letteratura romena presso l’Università di Torino, uno dei maggiori studiosi italiani della poesia di Marta Petreu. Il rapporto conflittuale con l’altro e con la divinità, il corpo come fonte di passione o logorio della malattia sono soltanto alcuni dei temi che costituiscono le fondamenta della sua poetica.Susanna Paisio e Igor Piumetti hanno offerto al pubblico la lettura di una selezione di poesie di Marta Petreu, tratte dai volumi L’Apocalisse secondo Marta. Poesie 1981-2014, traduzione di Roberto Merlo (Joker Edizioni, Novi Ligure 2016); Il canto l’incanto il grido. Tre poetesse dell’Europa centro-orientale, di Krystyna Jaworska, Massimo Maurizio, Roberto Merlo (Stilo Editrice, Bari 2017); La poesia romena del Novecento, studio introduttivo, antologia, traduzione e note di Marco Cugno (Edizioni dell’Orso, Alessandria 1996).

Miron Costin e il ‘600 letterario romeno

Il successivo incontro del 13 maggio alle ore 15.00, che vede la partecipazione del prof. Dan Cepraga dell’Università di Padova, è un vero e proprio viaggio nella storia romena. Attraverso la presentazione del volume Miron Costin. Cronista e poeta di un’epoca buia di Adriana Senatore (Cacucci Editore, Bari 2019), si analizza una delle figure più significative del Seicento letterario rumeno: Miron Costin. Esponente della nobiltà romena, militare, diplomatico e statista, fu più volte esiliato in Polonia, presso cui cercò di perorare strenuamente la causa della liberazione della Moldavia, allora uno dei principati nel territorio dell’attuale Romania, dal giogo ottomano. Ingiustamente accusato di tradimento, finì giustiziato dal potere politico, non prima però di aver redatto, tra le altre, Cronaca di Moldavia dal voivoda Aron in poi Della stirpe dei moldavi, due opere in cui afferma con forza le origini latine della nazione romena allo scopo di fornire un passato certo ad un popolo che rischiava per sempre di smarrirlo.

Il poeta Mircea Ivănescu

Sarà sempre il prof. Dan Cepraga ad animare l’appuntamento del 20 maggio alle ore 15.00, accompagnato questa volta da Federico Donatiello, traduttore del volume Altre poesie scelte (1968-1976) di Mircea Ivănescu (Criterion Editrice, Milano 2020).Una delle più importanti figure della poesia romena contemporanea, con la raccolta poetica Versuri del 1968 Mircea Ivănescu si configura come precursore del post-modernismo romeno dei successivi anni ’80. Seppur nato e vissuto nella capitale Bucarest, negli anni della Romania di Ceaușescu si trasferisce in un piccolo borgo della Transilvania assecondando la sua indole schiva e riservata. La sua scelta è dovuta anche alla necessità di allontanarsi da un ambiente letterario contraddistinto dalla poesia celebrativa di regime e dallo stile fortemente metaforico dei poeti suoi contemporanei. Ivănescu ha modo così di cercare e poi trovare una sua specifica linea poetica, contraddistinta dal tentativo di nobilitare attraverso il libresco l’autobiografismo minuzioso di un io evanescente, sfuggente come la realtà che lo circonda.Ma non è soltanto la sua attività poetica a conferirgli un ruolo di spicco nella letteratura romena contemporanea: Ivănescu è stato anche un importante traduttore, che ha consentito l’ingresso dei più grandi autori della letteratura mondiale – James Joyce, Franz Kafka, and F. Scott Fitzgerald – sugli scaffali delle librerie rumene, in anni in cui non era poi così scontata la frequentazione di opere straniere.

Gli incontri di giugno

Mircea Cărtărescu, presentato dal prof. Bruno Mazzoni

Di Mircea Cărtărescu, scrittore, poeta, saggista, accademico e giornalista rumeno, parlerà nell’appuntamento del 1° giugno alle ore 15.00 il prof. Bruno Mazzoni (Università di Pisa), traduttore di tutte le opere di Cărtărescu già pubblicate in Italia.“Cartarescu è senz’altro l’autore romeno che più di altri ha funzionato da grimaldello perché la giovane letteratura romena varcasse i confini nazionali per essere apprezzata in tanti altri Paesi di grande tradizione letteraria”, spiega il professore “Non è semplice esprimere un giudizio di sintesi sull’opera di un autore del suo spessore letteario: basterà pensare ai suoi numerosi libri di poesia, che hanno marcato tutto il decennio ’80, e alla comparsa nello stesso decennio di Nostalgia e di Travesti, che hanno inteso dare respiro europeo alla prosa romena contemporanea; senza dimenticare l’impareggiabile quanto imprevedibile poema eroi-comico in versi Il Levante, in XII canti, scritto ancora sotto il regime ma pubblicato necessariamente solo nel 1990. La cifra essenziale che sceglierei per connotare questo importantissimo autore è quella ‘stilistica’, che si coniuga in lui con una inedita ‘grammatica della visione’. Penso alla ponderosa, affascinante trilogia di Orbitor-Abbacinante, seguita da Solenoide, un altro vero capolavoro. Sono libri per il futuro, che portano a compimento lo sfondamento dei ‘generi’ letterari alla ricerca di nuovi approcci.”Il prof. Mazzoni sta lavorando attualmente all’edizione italiana di Solenoide (Il Saggiatore) e di Melancolia (La Nave di Teseo), in uscita a inizio 2021.

Andrei Pleșu, tra arte e filosofia

L’incontro del 10 giugno alle ore 15.00 sarà dedicato alla presentazione del volume Pittoresco e malinconia di Andrei Pleșu, traduzione di Anita Paolicchi, prefazione di Victor Ieronim Stoichiță (Edizioni ETS, Pisa 2018).Andrei Pleșu, filosofo e storico dell’arte, è considerato uno dei più importanti saggisti romeni contemporanei. Docente di storia e critica d’arte romena moderna, poi professore di filosofia delle religioni, è stato ministro della Cultura e degli Affari Esteri negli anni successivi alla caduta del regime. Nel 1993 fonda la rivista culturale «Dilema», è oggi rettore del New Europe College, scuola di eccellenza post-laurea, da lui stesso fondata nel 1994.Nel suo saggio Pittoresco e malinconia, uscito nel 1980, analizza da un punto di vista estetico e filosofico il sentimento della Natura nella cultura europea. Un tema che, in quest’epoca di riscoperta della natura sotto la prospettiva dei disastrosi cambiamenti climatici apportativi dall’uomo, sembra più che mai attuale.“Sarebbe esagerato se affermassi che, in un testo scritto quasi quarant’anni fa, fossi preoccupato per il problema della crisi ecologica contemporanea”, spiega il professor Pleșu. “È tuttavia vero che percepivo già il paesaggio europeo come ‘espressione di una crisi di principio, in cui si trova il sentimento europeo della natura’: una ‘crisi della comunicazione’, affermavo allora, un sintomo della ‘grave degenerazione delle relazioni fra uomo e natura’. Il pittoresco scivolava verso la malinconia, e ora anticipa una catastrofe. Sarebbe bene che la storia del paesaggio fosse di aiuto per una riscoperta della natura, ma non credo che da questo possa derivarne la salvezza. È necessario uno sforzo di recupero più ampio, di una riforma delle abitudini e delle mentalità, di un pronto intervento dello spirito comunitario sul modo in cui pensiamo alla cooperazione, mancata, fra l’uomo e l’ambiente naturale di cui fa parte e da cui dipende. Speriamo che una tale prospettiva non sia, nel mondo di oggi, un’utopia”.

Liliana Nechita: il dramma delle lavoratrici rumene in Italia

L’ultimo appuntamento dei “Mercoledì letterari” dell’Accademia di Romania, fissato per il 17 giugno alle ore 15, sarà dedicato al volume Piccola mamma di Liliana Nechita, (Pasquale D’Arco Editore, 2020). L’evento sarà presentato dall’autrice del volume insieme a Alessandra Del Balio.Liliana Nechita ha cominciato a farsi notare nel 2017 con Ciliegie Amareedito da Laterza: un libro crudo, che racconta il dramma quotidiano delle donne romene arrivate in Italia in cerca di un lavoro migliore. Una particolare enfasi è posta sulle mamme e sugli aspetti sociali e psicologici che tale situazione causa sulle donne immigrate. 199 lettere scritte “per raccontare tutte le mamme che spediscono pacchi con caramelle, calzini e quaderni e che darebbero qualsiasi cosa pur di riabbracciare i propri figli lontani e che pensano continuamente al loro bene”, ha dichiarato l’autrice all’epoca della pubblicazione. Liliana Nechita ritorna nel 2020 con Piccola mamma sulla stessa tematica. L’esperienza delle lavoratrici romene nel nostro paese continua a valere la pena di essere raccontata.

Silvia Proietti
Flaminia Zacchilli
(12 maggio 2020)

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