I capolavori del cinema asiatico
“Una volta che avrete superato la barriera da un pollice dei sottotitoli, vi verranno presentati molti altri film incredibili“. Queste le parole di Bong Joon-Ho, vincitore dell’Oscar per Miglior Film, quando il suo Parasite ha ricevuto il premio per Miglior Film Straniero agli scorsi Golden Globe. Ed è esattamente questo lo spirito necessario per entrare in contatto con l’Asian Film Festival, che si svolgerà a Roma alla casa del Cinema dal 30 luglio al 5 agosto, e con i registi che là si presentano.
Il cinema asiatico è da sempre prolifico e ricco di chiavi di lettura. Basti pensare ai classici di Akira Kurosawa, da Rashomon ai Sette Samurai, passando per Il Trono di Sangue. Ma anche oggi si ha a che fare con una scena complessa, creativa, capace di produrre capolavori rispettabili e spesso più coraggiosi delle controparti d’occidente.
E sarà possibile scoprire alcunei dei più recenti contributi a tale canone a partire dal 30 Luglio, presso la Casa del Cinema di Roma, in occasione della 17° edizione dell’Asian Film Festival.
L’Asian Film Festival vi dà il benvenuto
Diretto da Antonio Termenini, l’Asian Film Festival offre una full immersion nel cinema asiatico, tanto con i maestri conclamati quanto con le promesse.
Naturalmente, a seguito della vittoria di Parasite agli Oscar, il pubblico cinefilo sarà affamato di nuovo cinema coreano. A soddisfarli sarà il Korean Day, che si terrà sabato 1 agosto. Nessun lavoro di Bong Joon-ho, ma non ci sarà comunque penuria di orrore e tensione psicologica. Non mancano le quote femminili: Park Young-Ju presenta Second Life, la storia di un’adolescente bugiarda le cui menzogne causano la morte della sua più cara amica. In preda alla colpa, la protagonista abbandonerà Seoul per ricominciare la sua vita sotto falso nome. Han Ka-ram, nel suo Our Body, racconta invece di una giovane lavoratrice, la cui vita viene stravolta quando si invaghisce di un bel runner.
Si segnala anche Jesters: The Game Changers di Kim Joo-ho, allegorico e bizzarro, incentrato su una banda di “pagliacci” con il compito di diffondere malelingue su richiesta dell’uomo più potente del regno. Ma il nome più importante della giornata è quello di Kim Ki-Duk, la mente visionaria dietro opere come Pietà, Moebius, Il Prigioniero Coreano o La Samaritana. Il vincitore di Leone d’Oro e d’Argento alla Mostra d’arte cinematografica di Venezia ritorna con Human, Space, Time and Human, una parabola senza tempo della condizione umana. Su una vecchia nave da guerra si imbarcano prigionieri di ogni classe sociale, da un gruppo di prostitute a un senatore e padre. Ma la violenza dilaga presto, perché a bordo vi è anche un gruppo di criminali, e una serie di ammutinamenti sempre più brutali trasformerà quel viaggio in un incubo.
Anche dal Giappone viene un’opera di un autore d’eccezione. Takashi Miike, eclettico genio dietro a Ichi The Killer, Il Cannone Del Male, Yakuza Apocalypse e molto altro ancora, torna a raccontare l’orrore della mafia giapponese in First Love che inaugura il festival. Non meno encomiabile è anche Hideo Nakata, regista solitamente horror. Sarà possibile seguirlo con Sadako, ultima aggiunta al saga cinematografica di The Ring, il cui remake americano ha terrorizzato tutto il mondo.
Vi sono opere anche da Hong Kong, dalle Filippine, presente con 8 lungometraggi per festeggiare i 100 anni del cinema filippino – si segnala The Halt di Lav Diaz anche solo per la durata, quattro ore e quaranta minuti – dalla Malesia e dal Taiwan.
L’Asian Film Festival si svolgerà a Roma, presso la Casa del Cinema di Largo Marcello Mastroianni 1, e durerà fino al 5 agosto 2020, questo è il programma.
Maria Flaminia Zacchilli
(21 Luglio 2020)
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