La Mostra del Cinema di Venezia apre dal vivo il 2 settembre, è il primo festival di fama internazionale di cinema che prende il via dopo l’isolamento dovuto al Covid-19. Fino al 12 settembre al Lido di Venezia si cercherà di respirare aria di normalità tra proiezioni, conferenze stampa e red carpet, il tutto nel rispetto delle norme di distanziamento.
La pandemia e le conseguenze su persone e luoghi non resteranno fuori dal Festival fin dalla giornata di pre-apertura, il 1 settembre, quando verrà proiettato Molecole, documentario di Andrea Segre, protagonista un’insolita Venezia, svuotata dal Covid-19, un’occasione per far riemergere anche memorie personali del regista di origini veneziane.

Dal Nord al Sud dove torna nella sua città, Palermo, Luca Guadagnino e racconta in Fiori, fiori, fiori come gli amici di gioventù abbiano vissuto la pandemia.
Mentre è al Festival di Berlino, in occasione della trasferta per la presentazione in concorso del suo film Siberia, nelle sale dal 20 agosto, che Abel Ferrara gira Sportin’ Life, documentario che porta all’isolamento dovuto al Covid-19.
77 Mostra del Cinema di Venezia: In concorso, conflitti per tutti
É strano constatare come, dopo il periodo di lockdown dovuto al Covid-19, nel quale la condivisione della pandemia sembrava avere reso le persone più disponibili verso gli altri, i film presentati alla 77 Mostra del Cinema di Venezia abbiano come tema prevalente i conflitti, a partire da quelli di famiglia, che emergono in Lacci, di Daniele Lucchetti, film di apertura Fuori concorso al Lido, tratto dall’omonimo romanzo di Domenico Starnone.

Conflitti famigliari anche in Le sorelle Macaluso di Emma Dante che porta sullo schermo un suo successo teatrale: cinque sorelle a Palermo in un viaggio dall’infanzia alla vecchiaia. Oltre i conflitti, intesi come guerre, vuole andare Gianfranco Rosi in concorso con Notturno, dove sceglie di raccontare storie di persone filmate nel corso di tre anni sui confini di Siria, Libano, Kurdistan e Iraq. E non lontano, ad Haifa, Amos Gitai realizza Laila in Haifa, il film ambientato in una discoteca frequentata da israeliani e palestinesi e lo stesso cast è volutamente composto da attori di entrambe le popolazioni.
Ritorna al conflitto nella ex-Jugoslavia e alla strage di Srebrenica la regista bosniaca Jasmila Zbanic in Quo vadis Aida? attraverso la storia di una traduttrice per le Nazioni Unite che cerca di mettere in salvo la sua famiglia.
Femminile è lo sguardo sulla passione non solo politica, le lotte operaie, il femminismo ante litteram di Eleonor, figlia minore di Karl Marx, raccontata da Susanna Nicchiarelli in Miss Marx . Mentre Claudio Noce in Padrenostro, che ha come protagonista Pierfrancesco Favino, narra il terrorismo degli anni ’70 visto con lo sguardo di un bambino. Anche la regista tedesca Julia von Heinz in E domani il mondo intero parla della scelta di Lenor di partecipare attivamente alle lotte politiche contro il populismo.

I conflitti sono politici in Cari compagni di Andrei Konchalovsky, pluripremiato negli anni alla Mostra del Cinema di Venezia. Konchalovsky porta sullo schermo il massacro di operai da parte del governo avvenuta a una manifestazione in Unione Sovietica nel 1962, un episodio secretato fino al 1992. E di conflitti politici si narra anche in La moglie della spia di Kiyoshi Kurosawa, autore attivo nella ricerca di nuovi linguaggi nel campo audiovisivo, che ambienta in Manciuria durante la II guerra mondiale, episodi orribili compiuti dall’esercito imperiale che il protagonista decide di denunciare
Conflitti sociali in Korshid dell’iraniano Majid Majidi che, come già in passato, racconta i bambini e il lavoro minorile. L’ultimo film selezionato in ordine di tempo, fra quelli presenti in concorso, è Nomadland diretto da Chloé Zhao, protagonista Ferm che in conflitto con la società parte con il suo van per sperimentare la vita nomade. Ferm è interpretata da Frances McDormand, premio Oscar per Tre Manifesti a Ebbing Missouri presentato in concorso a Venezia nel 2017.
Rocco Ricciardelli
(26 agosto 2020)
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