Ieri, 23 settembre, a Bruxelles è stato presentato il nuovo Patto su asilo e immigrazione dal vicepresidente della Commissione, Margaritis Schinas, e dalla commissaria Ue, Ylva Johansson. La presentazione doveva svolgersi il 30 settembre, ma ha subito un’accelerazione dopo l’incendio scoppiato nel campo profughi di Moria la notte tra l’8 e il 9 settembre.
Per la presidente della Commissione Ursula von der Leyen “È tempo di alzare la sfida per gestire la migrazione in modo congiunto, col giusto equilibrio tra solidarietà e responsabilità”.
Cosa cambia con il Patto su asilo e immigrazione
L’intento del Patto su asilo e immigrazione, secondo Margheritis Schinas, è di proporre “una politica a lungo termine sulla migrazione che possa tradurre i valori europei in una gestione pratica” poiché “La migrazione è sempre stata e sempre sarà parte delle nostre società”.
E se il regolamento di Dublino poneva tutta il carico della gestione del migrante, entrato illegalmente in Europa, sul Paese di primo ingresso, la proposta del 23 settembre comporta modifiche che dovrebbero consentire una distribuzione condivisa della responsabilità tra gli stati.
Il Patto prevede che la solidarietà imposta ai paesi europei passerà da due meccanismi:
– ricollocamenti,
– rimpatri sponsorizzati: gli Stati si impegneranno a allontanare entro otto messi parte dei migranti dai paesi di primo ingresso altrimenti dovranno farsi carico di coloro che non sono stati ancora rimpatriati. L’obiettivo è che solo parte dei migranti salvati in mare restino nel paese di arrivo.
Altra innovazione prevista dal Patto è che la richiesta di asilo per chi arriva in modo illegale in uno dei paesi della UE possa anche seguire una procedura di frontiera veloce che preveda l’accettazione della domanda entro 12 settimane, ma in caso di diniego implica l’immediata attivazione della procedura di rimpatrio.
Negativo è anche il fatto che non ci si occupi, nel Patto su asilo e immigrazione, di migranti economici che sono la componente prevalente negli arrivi anche ai confini italiani.
Mentre è senz’altro positiva la nuova visione della Ue come un territorio unico che implica affrontare l’arrivo dei migranti con azioni condivise, come pure il fatto che in caso il migrante abbia un parente che viva in uno dei paesi dell’Unione Europea, quel paese dovrà diventare responsabile anche del neo arrivato. Altra proposta positiva è l’allargamento della definizione di parente a fratelli, sorelle e alle famiglie che si sono formate durante il viaggio.
Patto su asilo e immigrazione: ostacoli interni al Parlamento europeo
Proteste sulle misure previste dal Patto si alzano sopratutto dai paesi del patto di Visegrad che si oppongono alle redistribuzioni obbligatorie, ora è attesa la discussione in aula, ci sarà battaglia su fronti opposti tra coloro che si oppongono alle redistribuzioni e chi teme che vengano lesi i diritti dei migranti. Non sará facile garantire la collaborazione sopratutto dei paesi di Visegrad.
Perplessità sul Patto su asilo e immigrazione
Perplessità e interrogativi vengono alzati dalle organizzazioni che lavorano per i migranti: Save the children apprezza che nel Patto si sia posta attenzione sui minori, ma si preoccupa che le misure pensate dalla Commissione ripropongano “lo stesso approccio che ha portato alla terribile situazione di Moria e alle tragedie nel Mediterraneo”. Per l’associazione, che si occupa di tutelare i più giovani, bisogna trovare una soluzione per coloro che arrivano in Europa che, pur non avendo diritto alla protezione internazionale, hanno condizioni nel proprio paese di origine che non consentano il rientro. Save the children ritiene inoltre indispensabile che nel patto siano garantiti, nei diversi Stati membri, salvaguardia dei diritti fondamentali e elevati standard di protezione e, ovviamente per quella che è la mission specifica dell’associazione, auspica che “si dedichi un’attenzione specifica ai bambini e agli adolescenti”
Preoccupazione manifesta ASGI sia sull’impianto securitario del patto che sulla possibilità che vi sia scarsa attenzione ai diritti dei migranti sopratutto nell’espletazione delle procedure alle frontiere, e un segno in tal senso viene individuato, ad esempio, nella velocizzazione delle procedure di asilo.
Mantiene l’attenzione viva sulle problematiche del viaggio per raggiungere la “Fortezza europa” Amnesty International che pubblica oggi il rapporto «Tra vita e morte. Rifugiati e migranti intrappolati nel ciclo di abusi libico».
La parola adesso spetta al parlamento europeo, dove è prevista battaglia.
Nicoletta del Pesco
(24settembre2020)
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