Il disastro di Moria: l’Europa a un bivio

Giulia Cicoli di Still I Rise racconta il fallimento delle politiche europee

Forse la storia ci dirà che la catastrofe di Moria ha segnato un punto di non ritorno nelle politiche migratorie dell’Europa e l’avvio di un cambiamento. Ursula von der Leyen ha annunciato che nella prossima riunione della Commissione europea del 23 settembre presenterà un nuovo patto su immigrazione e asilo in sostituzione dell’accordo di Dublino: “un nuovo sistema europeo di governance delle migrazioni che avrà strutture comuni per l’asilo e per i rimpatri”.
Intanto ciò che accade ai confini dell’Unione Europea, nel Mediterraneo e lungo la rotta balcanica, è molto più che un’emergenza umanitaria: è un disastro per l’umanità e la politica.

Disastro Moria dopo l'incendio del campo. Fonte valigiablu.it
Disastro Moria dopo l’incendio del campo. Fonte valigiablu.it

“L’Europa è a un bivio. Quello che sta accadendo a Moria in questi giorni è il fallimento della politica europea: la creazione di campi profughi nelle 5 isole greche, con una capienza inferiore di 4 volte al numero delle presenze, è una conseguenza della politica di tenere lontani i migranti dai propri confini esternalizzando e militarizzando le frontiere, che ha portato all’accordo con la Turchia. Da allora la vita nell’isola è stata sconvolta esasperando gli abitanti, prima accoglienti e generosi” – dice Giulia Cicoli, direttrice dell’advocacy e dei programmi di Still I Rise, la Onlus impegnata da anni in progetti educativi nell’isola greca di Samos, ora anche in Turchia, Siria, Kenia.

Still I Rise, insieme ad altre organizzazioni, ha lanciato una petizione in cui si chiede di:
• trasferire immediatamente i rifugiati del campo di Moria e decongestionare gli altri campi;
• rinunciare a qualsiasi approccio europeo che intrappoli le persone in condizioni disumane;
• mettere in atto politiche migratorie che assicurino protezione e non esclusione.

Moria, il campo profughi più grande d'Europa - La petizione alla Commissione Europea lanciata da Still I Rise insieme ad altre organizzazioni
Moria, il campo profughi più grande d’Europa – La petizione alla Commissione europea lanciata da Still I Rise insieme ad altre organizzazioni

Nell’inferno di Moria muore il sogno di libertà in Europa

“La gente per le strade, senza acqua né cibo; la polizia che blocca gli accessi; gli abitanti esasperati che aggrediscono i migranti; poliziotti ovunque a sbarrare le strade: è una vera tragedia! Più della metà sono bambini. Sono persone disperate, provengono soprattutto da Afghanistan, Siria e Iraq, fuggono con il sogno d’Europa, che per loro è sogno di libertà e poi si trovano intrappolati in questo inferno.
Nonostante la pandemia non sono state predisposte strutture sanitarie idonee né nei 5 mesi in cui i casi di contagio sono comparsi né ora. La struttura che Medici Senza Frontiere aveva allestito nell’isola è stata fatta chiudere dal Comune per delle irregolarità formali. E i casi di Covid ci sono sia fuori che dentro il nuovo campo predisposto dopo l’incendio. La disperazione di queste persone è evidente anche nella decisione di molti, la maggioranza, che preferiscono rimanere in strada piuttosto che farsi rinchiudere dentro le tende di plastica nel nuovo campo.”

Come reagiscono gli isolani alla disperazione dei profughi?
“L’esasperazione è sia dei migranti che degli abitanti. Il campo andato a fuoco era vicino al centro abitato, impossibile convivere con l’inferno accanto, ancor meno con la pandemia in atto. Negli ultimi tempi, alcuni isolani si sono trovati il patio della loro casa divelto oppure non hanno più trovato i vestiti stesi ad asciugare. Se manca lo Stato è facile che si verifichino atti di criminalità. Le procedure per l’esame delle richieste d’asilo sono bloccate per via del lockdown e non esiste un piano b; i rifugiati sono abbandonati a sé stessi, possono solo aspettare senza sapere fino a quando. L’origine dolosa dell’incendio non è stata ancora accertata, ma quanto devi essere disperato per incendiare? E gli abitanti, se prima si prestavano ad aiutare i profughi, ora danno loro la caccia e rifiutano i volontari delle Ong. Li hanno fatti diventare razzisti.”

Perché c’è conflittualità anche tra abitanti e Governo centrale?
“La situazione è veramente terribile. Da una parte i profughi in stare in strada: solo 800 su 12.000 hanno accettato di entrare e il Governo ha dichiarato che solo chi sta dentro il nuovo campo si vedrà esaminare la richiesta di asilo e verrà presto creato un altro campo. Gli abitanti, invece, premono perché i migranti vadano via al più presto, per cui ce l’hanno anche con il governo centrale, anzi a febbraio è successo che la polizia ha picchiato profughi e abitanti. D’altra parte la decisione del Governo si spiega col fatto che non vuole creare un precedente da imitare negli altri campi delle isole. Certo però sta usando il polso di ferro, è veramente crudele.”

Moria - il nuovo campo con tende di plastica dell'Unhcr. Fonte internazionale.it
Moria – il nuovo campo con tende di plastica dell’Unhcr. Fonte internazionale.it

La presidente della Commissione europea ha annunciato un nuovo patto su immigrazione e asilo. È fiduciosa in un cambiamento delle politiche europee?
“Bisognerà aspettare la prossima settimana e leggere il testo di questo patto, ma per il momento ho forti dubbi che si voglia davvero andare a un cambiamento delle politiche europee. L’impressione è che l’abolizione dell’accordo di Dublino, con il richiamo alla solidarietà, sia solo un annuncio fatto sotto le forti pressioni sulla Commissione, soprattutto di greci e italiani. È stato posto l’accento sul rafforzamento delle frontiere, sulla maggiore efficienza nei rimpatri e sui compromessi necessari, come l’opzione tra accoglienza o fornitura di soldi e risorse. Ma se non si stabiliscono quote obbligatorie finirà che i Paesi che si rifiutavano di accogliere continueranno a farlo in cambio di soldi. E questo non è certo un segno di inversione di rotta politica. Infatti si è anche detto che il campo di Moria verrà ricostruito, in sintonia con il governo greco che vuole campi chiusi e ha anche deciso di istituire una polizia speciale.”

Ma il superamento del Regolamento di Dublino non è già un passo avanti?
“Lo sarebbe se si dicesse anche in funzione di cosa. Se non c’è un nuovo sistema comune d’asilo, con regole vincolanti per tutti, andrà a finire che si daranno di nuovo soldi alla Libia e alla Turchia. Del resto già l’accordo con la Turchia del 2016 stabiliva ingenti finanziamenti a quel Paese per trattenere nel suo territorio i migranti in attesa dell’esame delle richieste d’asilo e della ricollocazione, ma le cose sappiamo non essere andate così e molti Stati membri hanno continuato a rifiutarsi di accogliere. Con la conseguenza di stiparli dentro i campi delle isole greche e di incrementare la criminalità e l’immigrazione illegale.”

Luciana Scarcia
(17 settembre)

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