Italia Africa Business Week: Rebranding Italy in Africa

Italia Africa

Italia Africa Business Week, giunto alla sua quarta edizione, è il più importante Forum economico italo-africano: una piattaforma di incontro, conoscenza e partnership volta a favorire gli scambi commerciali e di competenze tra le due sponde del Mediterraneo. La conferenza di apertura, Rebranding Italy in Africa, si è tenuta il 9 Novembre 2020 e ha visto la partecipazione di numerosi esponenti della cooperazione italiana in Africa.

Un impegno sempre maggiore

L’impegno che l’Italia sta mettendo in Africa è sempre maggiore e rispecchia una consapevolezza del nostro Paese rispetto al suo ruolo nel mondo – afferma Emanuela Del Re, Vice Ministra con delega alla Cooperazione Internazionale (MAECI) –. Negli ultimi 20 anni l’Africa è molto cambiata, sia da un punto di vista politico che sociale: da oltre un decennio è il continente che fa registrare la più rapida crescita economica percentuale. L’Agenzia ICE nel 2019 ha registrato uno scambio tra Italia e Africa di circa 19mld e mezzo di euro, il 4,3% del totale del commercio del nostro Paese con il resto del mondo. Questa è in realtà una cifra molto bassa. Eppure oggi sappiamo che l’Africa subsahariana conta una classe media con una capacità di spesa quantitativamente superiore all’India e che in Africa stanno prendendo forma delle economie diversificate, non più legate a monocolture. Con la creazione dell’Area di Libero Scambio Continentale, l’African Continental Free Trade Agreement (AfCFTA), ha saputo superare il quadro di forte frammentazione dell’economia, prima rallentata da ostacoli tariffari, da dazi e da quote”.

Investimenti e preferenze commerciali

“Mai come oggi – prosegue la Vice Ministra – le risorse destinate all’Africa sono state così tante: il Piano Europeo per gli Investimenti Esterni, l’European External Investment Plan (EIP), è in assoluto il più grande programma di investimenti mai varato per l’Africa, con sovvenzioni, prestiti e garanzie per oltre 40mld di euro per investimenti privati entro il 2020. L’Italia si è fatta promotrice, nell’ambito dell’Unione Europea, di numerosi schemi di preferenze commerciali con i Paesi africani, come Tutto tranne le armi (Everything but Arms), che prevede l’ingresso a dazio zero per le merci provenienti da Paesi in via di sviluppo”.

L’Africa non si vuole svendere

“Anche le diaspore, nell’ottica di un mondo sempre più interconnesso e interdipendente, rappresentano una risorsa straordinaria. La diaspora, infatti, può essere utilizzata come ponte tra Paese di origine e Paese di residenza per sviluppare occasioni di impresa. È quindi giunto il momento di investire in Africa: il ‘sistema Italia’ può funzionare. Con una classe media e una leadership consapevoli e competenti l’Africa non si vuole svendere, e noi siamo in grado di rispondere a questa importante richiesta, puntando su qualità e innovazione”.

59 anni di prospera collaborazione

L’Italia è per noi un partner chiaro – dichiara Tehindrazanarivelo Djacoba A. S. Oliva, Ministro degli Affari Esteri di Madagascar –. Nei 59 anni di prospera collaborazione fra i nostri Paesi ci sono stati diversi progetti di cooperazione economica e l’Italia rappresenta oggi uno dei primi dieci investitori nel Madagascar. L’Economic Development Board (EDB) del Madagascar conta 62 imprese italiane operanti nell’import-export, nei servizi e nel settore alberghiero e turistico. Per quanto riguarda gli scambi commerciali, gli export del Madagascar verso l’Italia sono cresciuti del 4% tra il 2015 e il 2019, mentre le importazioni provenienti dall’Italia sono aumentate del 10% nello stesso periodo. L’abbigliamento e gli accessori, i combustibili fossili sono i principali prodotti esportati dal Madagascar in Italia nel 2019, mentre macchinari e apparecchiature meccaniche rappresentano la maggior parte delle importazioni che arrivano dall’Italia”.

One district, one factory

“Il governo del Madagascar intende oggi recuperare il ritardo accumulato grazie a un programma molto ambizioso – continua il Ministro –. L’iniziativa One district, one factory è una delle politiche per l’industrializzazione che permetterà di affermare e rafforzare l’economia del Paese. L’Italia, grazie al suo modello economico costituito da piccole e medie imprese, può essere un partner privilegiato nell’avvio di questo programma. Vi sono grandi opportunità di affari e di investimenti: il turismo, le energie rinnovabili, le grandi infrastrutture, le nuove tecnologie e l’agribusiness. Il tema di questo evento, Rebranding Italy in Africa, ci ricorda anche l’importanza di avere un’immagine attraente e un’aura positiva per stimolare gli scambi commerciali e i flussi di investimenti. C’è la volontà di rafforzare ulteriormente i legami con i principali attori dell’economia italiana e di estendere la presenza degli investimenti italiani già presenti nel settore del turismo. E vi sono ancora grandi opportunità di scambi che devono essere scoperti”.

Commissioni miste e investimenti

Per Ali Coulibaly, Ambasciatore del Mali in Italia, “l’eccellenza che caratterizza le relazioni tra Mali e Italia sono basate sulla fratellanza. Gli sforzi profusi dal governo italiano nella collaborazione con il Mali, l’aiuto nella lotta al terrorismo nel Sael, la prossima apertura di una sede diplomatica italiana a Bamako rappresentano prove concrete dell’attenzione e del legame che l’Italia ha con il Mali. Le relazioni bilaterali sono per noi molto importanti: vorremmo proporre la creazione di commissioni miste di cooperazioni bilaterali fra i nostri Paesi allo scopo di migliorare ulteriormente la cooperazione economica, commerciale e industriale. Commissioni che metterebbero l’Italia in rapporto diretto con organismi come la Comunità Economica degli Stati dell’Africa Occidentale (ECOWAS) o la Comunità economica e monetaria dell’Africa centrale (CEMAC). Strumenti destinati ad accompagnare, proteggere e facilitare gli investimenti italiani in Africa e viceversa”.

La condivisione della conoscenza

“Il finanziamento di piccole e medie imprese africane, la creazione di partenariati tra imprese, la promozione della cooperazione fra camere di commercio, industrie africane e associazioni di categorie italiane sono per noi azione da promuovere, così come la cooperazione universitaria, sia dal punto di vista della condivisione della conoscenza ma anche nello sviluppo di reti tra ricercatori, intellettuali e investitori”, conclude l’Ambasciatore Coulibaly.

Il piano Marshall dell’Italia in Africa

L’Italia nel 2021 avrà l’onore di essere la presidente sia del G20 che della COP26”. A parlare Giuseppe Mistretta, Direttore Centrale per i Paesi dell’Africa Sub-sahariana (MAECI). “In entrambi gli eventi vogliamo includere diversi appuntamenti dedicati all’Africa. Sia il G20 che la Coop 26 sono due circostanze importanti in cui avremo l’occasione di approfondire sia ambiti finanziari sia tematiche che riguardano l’ambiente e le energie rinnovabili del continente africano. Occorre però accompagnare gli investimenti e gli interventi italiani con misure specifiche di formazione e di training professionale: questo dovrebbe rappresentare il vero Piano Marshall dell’Italia in Africa. Occorre concentrare gli sforzi su questa grande opportunità in cui tutti, sia a livello statale che privato, dovrebbero essere coinvolti”.

Una crescita inclusiva e sostenibile

Secondo Giorgio Marrapodi, Direttore Generale per la Cooperazione allo Sviluppo (MAECI), “dobbiamo ripartire dalla cultura e dai valori. La cultura italiana di cooperazione allo sviluppo sostenibile in Africa è importante per garantire una crescita inclusiva e sostenibile nel continente. Lo scopo comune è quello di promuovere una vita migliore per tutti. I principi della nostra cultura di cooperazione sono scanditi nelle agende internazionali: da un lato abbiamo lavorato per creare le migliori condizioni di emancipazione, dall’atro abbiamo impiegato quella che oggi si chiama intelligenza emozionale e che possiamo ricondurre a valori portanti dell’essere italiani: la nostra capacità di adattamento, la creatività, l’empatia, la sensibilità, il dialogo e il rispetto. Con il tempo ci siamo liberati dai vecchi stereotipi e abbiamo imparato a collaborare con i nostri partner in un rapporto fra pari e di beneficio per entrambi”.

Il capitale umano in Africa

“La cultura italiana di cooperazione consiste nel lavorare insieme con intelligenza e passione: è con questa visione che tanti imprenditori e cooperanti si trasferiscono dall’Italia nei Paesi Africani – prosegue il Direttore –. Si tratta a volte di una cooperazione non istituzionale, spontanea, ma in grado di arricchire i già forti legami fra noi e il continente africano. Il capitale umano in Africa e la sua valorizzazione è fondamentale. Uno tra i tanti esempi di cooperazione in questo senso è il Forum Internazionale del Gran Sasso che nell’ultima edizione ha visto la partecipazione di 30 rettori di università africane. Abbiamo dato vita a una piattaforma di dialogo interuniversitario volta a riflettere su un nuovo progetto sociale e sulla migliore risposta al fabbisogno di formazione di una popolazione in continua espansione. Si tratta di fornire strumenti e competenze gestionali, scientifiche e tecnologiche perché tutti possano avere accesso a un lavoro dignitoso ed essere artefici, per sé e per le proprie famiglie, di uno sviluppo sostenibile che garantisca prosperità”.

Vincenzo Lombardo
(16 Novembre 2020)

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