Il Capitano Riccardo Gatti di Open Arms commenta la decisione del Tribunale di Ragusa, avvenuta il 4 novembre, per il non luogo a procedere nei confronti del comandante Mark Reig Creus e del capo missione Ana Isabel Montes Mier di Open Arms. I reati ipotizzati erano quelli di associazione a delinquere finalizzata all’immigrazione clandestina e violenza privata per lo sbarco, avvenuto il 18 marzo 2018 a Pozzallo, di 218 migranti soccorsi in mare.
La decisione del tribunale
“La decisione del Gup di Ragusa non ci ha colto di sorpresa – commenta il Capitano Gatti di Open Arms –. Ovviamente un po’ di timore c’era, perché da anni osserviamo una crescente pressione politica contro le ONG. Non è bello essere accusati di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, di violenza privata o anche di associazione a delinquere [accusa già archiviata nel maggio del 2019, NdR], però c’è la tranquillità di sapere che tutto ciò che facciamo si situa in una cornice legislativa chiara e senza ombre di dubbio. Quindi c’è la contentezza, da una parte, per la decisione del tribunale, ma anche la frustrazione nel vedere che per l’ennesima volta si deve giungere alla sentenza di un giudice per ribadire che l’operato delle ONG è legittimo”.
Il processo a Salvini
Gli stessi Creus e Mier sono stati i protagonisti, nell’agosto 2019, del salvataggio che ha portato poi al procedimento a Salvini, di cui si terrà l’udienza preliminare il 12 dicembre e che vede coinvolta OpenAmrs come parte lesa. L’ex Ministro dell’Interno è accusato del sequestro di 163 migranti, rimasti per 21 giorni davanti all’isola di Lampedusa a bordo della nave dell’ONG.
“Staremo a vedere cosa succederà – spiega il Capitano Gatti –. Non dobbiamo dimenticare che in quel momento c’è stata tanta sofferenza. È stata un’azione di disprezzo della vita umana che ha portato a delle conseguenze veramente gravi per delle persone che già provenivano da situazioni molto precarie. Questo è inaccettabile, così come il fatto che ci siano delle azioni così prepotenti da parte di alcuni politici. Il nostro operato rispetta le normative e le convenzioni internazionali di salvaguardia della vita in mare e del del diritto marittimo. Le stesse regole che hanno poi condotto all’indagine di alcuni responsabili politici per aver commesso azioni che appaiono come illegittime e illegali, come nel caso di Salvini. Ma adesso che lasciamo il campo politico ed entriamo in quello della magistratura speriamo di trovare, ancora una volta, la giustizia che contraddistingue il sistema giuridico italiano”.
Il Memorandum sull’immigrazione
Il 7 novembre è stato trovato l’accordo per la formazione di un comitato italo-libico con il compito di realizzare modifiche da apportare al testo del Memorandum sull’immigrazione tra Tripoli e Roma, siglato nel 2017 e poi rinnovato nel 2019. Secondo il Capitano Gatti “il memorandum dovrebbe essere totalmente cancellato. Spero veramente che la situazione in Libia migliori, che si riesca a creare una società funzionale e funzionante. Solo una volta raggiunto questo obbiettivo si potrà istituire una Guardia costiera. Il governo di Tripoli è riconosciuto a livello internazionale, perciò c’è questa parvenza di ufficialità e funzionalità. In realtà ciò che si sta mettendo in atto sono dei respingimenti collettivi per procura: pago qualcuno per intercettare le persone e per farle portare indietro. La Libia non è un porto sicuro eppure si continua ad andare avanti in questo senso. Nel 2018 fece scalpore la scoperta che chi stava coordinando e dirigendo la cosiddetta, sedicente, Guardia costiera libica era in realtà una nave della Marina Militare italiana ormeggiata nel porto di Tripoli: in quel momento era la nave Capri, poi c’è stata la Caprera”.
Il caso del 9 novembre
“Il 9 novembre – prosegue il Capitano – sono state intercettate, dopo diversi giorni in mare, un centinaio di persone su un gommone a circa 60 miglia dalla costa libica. Erano tre giorni che Alarm Phone continuava a denunciare il fatto che i migranti erano in mare e nessuno li stava soccorrendo. Non appena noi di OpenArms abbiamo risposto alla chiamata di Alarm Phone anche la c.d. Guardia costiera libica è partita per intercettare l’imbarcazione, per non permetterci di soccorrere i migranti. Ma se noi non ci fossimo mossi i libici non sarebbero mai partiti. Io credo che non bisogna fare accordi con autentici criminali: non voglio dire che lo siano tutti, però è stato documentato diverse volte, come nel caso di Abd al-Rahman Milad, noto come Bija, arrestato il mese scorso con l’accusa di aver fatto arrivare migliaia di migranti in Italia e in Europa mentre lavorava come comandante della guardia costiera libica”.
Il Decreto in materia di immigrazione
“Il nuovo Decreto in materia di immigrazione – prosegue Gatti – del 21 ottobre 2020 vuole essere una sorta di monito per le ONG impegnate in mare. Le multe, ad esempio, sono state solo ridimensionate, ma di per sé continuano ad esserci. Lo stesso discorso era successo con Minniti quando fece firmare alle ONG il codice di condotta. All’epoca eravamo diretti dalla Guardia costiera italiana, che necessità c’era di far firmare un codice di condotta, mettendo nero su bianco quello che già stavamo facendo da un anno? Nel codice non vi era qualcosa in più, non c’era nessuna aggiunta rispetto al nostro operato. Io credo che continui a perpetuarsi questo tipo di discorso politico: per impedire lo sbarco di persone naufraghe si sta cercando di cambiare la normativa e si cerca, con dei sotterfugi, di non considerare queste persone come naufraghe. È un ulteriore passo in avanti nell’esternalizzazione delle frontiere e nel voler criminalizzare le ONG. In realtà le regole già ci sono, non c’è niente da inventare, il resto è propaganda e azione politica”.
Il Patto europeo sull’immigrazione
“Anche il nuovo Patto europeo sull’immigrazione e l’asilo, presentato il 23 settembre, mi preoccupa molto. Vi è una totale mancanza della protezione della vita in mare. Con questo nuovo Patto europeo è come se tutte le singole azioni, prima intraprese dai singoli Stati, come l’Italia o Malta, entrassero in un unico “ombrello” europeo. I respingimenti sono azioni illegittime e illegali, non volte a proteggere la vita umana. Mentre Malta fa accordi con i trafficanti libici e in Grecia le imbarcazioni dei migranti sono respinte, così come in Spagna, le Commissioni europee, che inizialmente denunciano questi respingimenti collettivi, successivamente li danno per buoni. Tutto questo deve preoccupare”.
Blocchi amministrativi e quarantena
“Di tutte le ONG, attualmente [9 novembre, NdR] solo la nostra nave sta navigando nel mar Mediterraneo – specifica Gatti –. La maggior parte delle altre imbarcazioni sono ferme o per blocchi amministrativi messi in atto dall’autorità italiana o per manutenzione. Secondo la Ministra Lamorgese le continue ispezioni alle navi delle ONG sono volte a salvaguardare la vita delle persone soccorse. Ma da quasi cinque anni siamo sempre le stesse ONG e abbiamo navi sempre migliori: allora perché solo adesso sembra che le nostre navi non vadano più bene? Sembra che ci sia dietro un disegno ben preciso. La nostra imbarcazione sta navigando perché è riuscita, in qualche modo, a soddisfare delle richieste che per me sono illegittime, se non illegali. Solo per le navi delle ONG, dopo ogni sbarco, è prevista la quarantena e l’ispezione, cui di solito segue il blocco dell’imbarcazione. Questo rallenta tantissimo il nostro lavoro di ricerca e soccorso: se cinque anni fa di solito le missioni duravano 15 giorni, l’ultima è durata ben 52 giorni. Non solo a livello logistico, ma soprattutto a livello psicologico e umano, tutto questo ci mette a dura prova”.
Emergenza Covid-19
“Il momento è particolarmente difficile a causa dell’emergenza Covid-19 – conclude il Capitano Gatti –. A bordo della nostra nave ci comportiamo come si fa negli ospedali: abbiamo sviluppato assieme ad Emergency gli stessi tipi di protocolli adottati nelle unità di Covid-19, come l’ospedale di Bergamo. Adottiamo tutte le misure di sicurezza necessarie per salvaguardare i migranti soccorsi e il nostro equipaggio. A differenza degli ospedali, tuttavia, dove quando un medico finisce la sua giornata di lavoro in un reparto Covid non viene messo in quarantena, a noi viene riservato questo trattamento. Eppure siamo perfettamente in grado di dimostrare la negatività al virus del nostro equipaggio, considerato che a bordo della nave disponiamo di sistemi per fare il test per Covid-19. Potremmo farci un tampone e in caso di negatività ripartire subito, ma questo non viene nemmeno preso in considerazione”.
Vincenzo Lombardo
(11 Novembre 2020)
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