Il 23 settembre scorso la Commissione Europea ha presentato il nuovo Patto su asilo e Immigrazione. Il documento ha destato perplessità, a partire dalla sua presunta natura innovativa. A discuterne, nell’ambito del Festival Sabir in diretta streaming il 27 ottobre, sono intervenuti Chiara Favilli dell’Università di Firenze e membro ASGI, Sara Prestianni di Euromet Rights e l’Eurodeoputato per il gruppo socialisti e democratici Pierfrancesco Majorino. Ad inaugurare gli interventi della giornata, Filippo Miraglia di Arci che ha presentato un quadro dell’immigrazione nell’ultimo anno basato su dati statistici e ha sottolineato come “la rappresentazione del fenomeno sia stata strumentalizzata dalla politica sovranista attraverso la retorica dell’invasone”: il numero degli spostamenti negli ultimi anni si è ridotto, diventando un fenomeno decisamente marginale per l’Europa e per l’Italia in particolare.
Struttura del Patto e novità reali
“Il Patto è uno strumento che viene presentato come nuovo ma in realtà conferma la filosofia e la pratica di fondo della politica d’asilo europea” ha specificato Chiara Favilli di Asgi. Una politica europea che persegue la pratica di esternalizzazione delle frontiere per frenare gli ingressi, quindi la preoccupazione non è quella di attuare una strategia di accoglienza ed integrazione ma quella di gestire il fenomeno migratorio riducendo il numero degli arrivi. Già nel 2015 la Commissione Junker aveva presentato l’Agenda per la migrazione e, in seguito, una proposta riformativa del sistema di accoglienza europeo. A causa della fine del mandato legislativo l’analisi delle proposte era stata interrotta. La Commissione Von der Leyen, attiva dal 1° gennaio 2019, ne ha recuperato le fila con il nuovo Patto presentando contestualmente nove proposte di atti normativi.
Nonostante il Patto si presenti innovativo nel programma, ha spiegato Favilli, gli obiettivi rimangono pressoché gli stessi: contrastare l’immigrazione clandestina e impedire l’abuso del diritto d’asilo. In particolare l’idea è quella di contenere i flussi migratori verso l’Europa e di cooperare attivamente con i Paesi di partenza e di transito per rimandare indietro chi è già arrivato o chi è prossimo a farlo. “Manca totalmente una misura sui canali legali di ingresso regolare. Ci sono alcune misure, come ad esempio quelle per i lavoratori altamente qualificati, oppure le disposizioni sugli ingressi per motivi umanitari, ma non riusciranno mai compensare il mantenimento dei flussi”.
Le vere novità sono la procedura di esame preliminare, per accertare la conformità dei requisiti e l’identità del soggetto ancora prima dell’eventuale accesso al diritto d’asilo e la procedura di asilo di frontiera, attualmente già attiva ma che verrà estesa anche agli stranieri provenienti da Paesi con un tasso di riconoscimento delle domande inferiore al 20%. Entrambe sono procedure utili ad accelerare la scrematura tra presunti migranti “millantatori” e migranti che hanno, al momento della richiesta, una necessità impellente.
Ulteriori novità sul regolamento di Dublino
Ci saranno modifiche e novità anche sul regolamento di Dublino. La Commissione Von der Leyen ha preannunciato il superamento del trattato in materia di immigrazione europea adottato nel 1990, ma non la cancellazione. Il nuovo sistema, Nuovo regolamento sulla gestione della migrazione e dell’asilo, introduce un meccanismo di solidarietà obbligatoria ma conserva alcuni criteri esistenti come ad esempio quello del primo paese d’ingresso.
“L’idea di fondo è quella di avere un sistema più rigido per assicurare la cooperazione tra gli Stati membri” spiega Chiara Favilli. Infatti, verranno anche introdotte delle sanzioni per chi si sottrae all’applicazione dei criteri utili ad accedere al Paese ospitante. “Questi criteri, già confermati nel sistema Dublino, vengono superati in due situazioni: nel caso di ingresso a seguito di operazioni di ricerca e soccorso in mare e in situazione di pressione, rischio o crisi di uno Stato”.
Sull’efficacia del sistema per risolvere la crisi della politica migratoria e di asilo i dubbi sono molti, Chiara Favilli spiega che “Il sistema è sempre troppo complesso e basato su un principio di cooperazione volontaria tra stati membri e con Paesi terzi. La vera soluzione credo sia attivare forme di cooperazione con i paesi di origine e di transito per contenere il flusso di migranti e richiedenti asilo. Solo con la riduzione del numero di ingressi questo nuovo sistema può funzionare, quindi solo con un numero ridotto di arrivi. Ma questo obiettivo è stato già raggiunto considerando il numero sempre più in calo di arrivi” ha concluso Favilli.
In sostanza, sembra emergere la necessità di una politica di ampliamento dei canali legali per la libera circolazione su territorio comunitario e l’inefficacia di un “nuovo” Patto dalle direttive già datate.
Giada Stallone
(29 ottobre 2020)
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