Fiorai a Roma, via Ostiense: Maher è “ambasciatore d’amore”

Tra via del Commercio e via Ostiense, sullo sfondo grigio del Gazometro risalta il verde delle piante, l’arancione dei girasoli e il giallo dei tulipani, Maher è uno dei tanti fiorai che popolano le strade di Roma. Aperto dalle 7 alle 20, da qualche anno ha cambiato i suoi orari: “prima c’era sempre qualcuno anche la notte, ora ho smesso: comprano meno fiori o ci sono meno innamorati, non lo so”.

Appassionato di poesia, ha una visione romantica del suo mestiere. Non ha dubbi: “sono un fioraio, sono un ambasciatore dell’amore e i fiori sono la mia seconda lingua. Il mio preferito è il tulipano: semplice, elegante, delicato. Si possono usare per dire qualcosa a una persona che è in ospedale, a una fidanzata, a un amico”. E non hanno bisogno di traduzioni. Parlano con i colori: “il rosso è l’amore, il bianco la purezza, il giallo la gelosia”, sorride.

Fiorai a Roma
Fiorai a Roma, Marco Gennari

Fiorai a Roma: Maher, ambasciatore d’amore a via Ostiense

La prima lingua di Maher è l’arabo dell’Egitto, paese di origine che ha lasciato 27 anni fa, la terza è l’italiano che parla nel paese dove ha acquisito una nuova cittadinanza. “Sono partito con un visto di 5 anni rilasciato dall’ambasciata italiana dopo una laurea in Scienze Politiche e una prima esperienza di lavoro. Avrei voluto lavorare in banca o entrare in politica, ma è difficile se non c’è nessuno che ti aiuta”.

L’Italia non è stata una scelta casuale: “ho deciso di venire a Roma, abbiamo in comune una storia antichissima, anzi l’Egitto ancora più antica: nasce più di 7.000 anni fa”. Ama viaggiare e lo ha sempre fatto: “sono stato perfino in Russia, ma Roma è la città più bella, più romantica, proprio come loro”, e indica tulipani, margherite, girasoli.

Allo stesso modo il mestiere di fioraio rientra in un preciso progetto di vita: “Quando sono arrivato in Italia ho fatto il manovale per 5 anni, è un mestiere molto pesante e non ce l’avrei fatta a continuare. Ho pensato o faccio qualcosa per conto mio o torno in Egitto, e anche lì apro un’attività, così ho messo i soldi da parte. Mi sono sempre piaciuti i fiori e quando ho saputo che vendevano questo chiosco l’ho acquistato”.

Secondo i dati del Ministero del lavoro pubblicati a luglio 2020, oltre un quinto dei 38.329 imprenditori individuali presenti in città arriva da paesi extra europei. Dopo Milano e Firenze, Roma è al terzo posto. A prevalere è proprio il settore del commercio, con una percentuale pari al 43,5%. E il 9,7% degli imprenditori non comunitari è rappresentato dagli egiziani, in seconda posizione dopo i bangladesi che sono il 34,9%.

È l’ultima domenica di novembre, il ritmo del quartiere è rallentato dalle restrizioni imposte per arginare il coronavirus, ma su via Ostiense il via vai non manca. Un mazzolino di fiori di campo per una visita, una pianta e un mazzo di margherite da mettere in salotto. Anche in questo autunno particolarmente grigio, si parla la lingua colorata di Maher.

Fiorai a Roma: la visione romantica di Maher tra Italia ed Egitto

“Ma le vendite sono calate negli ultimi anni, anche se è un discorso che vale un po’ per tutti”. La situazione si sta ribaltando rispetto a 20 anni fa: “Il Nord Africa sta andando sempre meglio, c’è un futuro migliore dell’Italia: c’è un nuovo sviluppo, nuove possibilità, anche dal punto di vista politico le cosa stanno andando meglio ultimamente”.

Ma le cifre dicono che i giovanissimi continuano a partire: dall’Egitto arriva il 34% dei minori stranieri non accompagnati accolti nella Regione Lazio nel 2019. E secondo i dati registrati al 1° gennaio 2019, quella egiziana è la decima comunità straniera in Italia composta da 126.733 residenti, un numero raggiunto con un flusso costante di arrivi che dura da circa quarant’anni: già nel 1981 gli egiziani sono al quinto posto fra gli extracomunitari presenti in Italia con 3.139 presenze.

Fiorai a Roma, Marco Gennari

“Questo è un grande paese”, dice Maher con aria sincera. “Ma dopo i 50 anni sto pensando di ritornare in Egitto, è la radice che ti attira lì e ti porta a finire la vita dove sono le tue origini”. Anche questo epilogo rientra nei progetti di sempre: “ho frequentato molto donne di diversi paesi quando sono arrivato qui da ragazzo, ma ho scelto di sposare un’egiziana perché sapevo che sarei ritornato a casa e che mi avrebbe seguito più facilmente. Non avrei potuto lasciare qui la famiglia”.

L’Italia e l’Egitto per Maher sono “due amori diversi, come la moglie e la mamma”: la prima la scegli, ma dalla seconda non smetti mai di tornare.

Rosy D’Elia
Fotografie di Marco Gennari
(30 novembre 2020)

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