Ponti di corpi: contro la criminalizzazione della solidarietà

La manifestazione Un ponte di corpi indetta da Lorena Fornasir dell’associazione di volontariato Linea d’ombra di Trieste ha visto scendere in piazza,  in Italia e all’estero, da Trieste a Berlino, da Clavière a Atene, da Bihac a Roma, circa 3000 persone che  si sono mobilitate affinché in Croazia cessino gli episodi di violenza nei confronti dei migranti da parte della polizia di frontiera e auspicano l’apertura delle frontiere per i migranti. L’appuntamento di Roma, sabato 6 marzo, è stao convocato da Baobab Experience,  nel primo pomeriggio in piazza dei Giochi Delfici nei pressi dell’ambasciata di Croazia. A stigmatizzare l’iniziativa sono state scelte le farfalle gialle di Liliana Segre e il suo monito a volare oltre il filo spinato.

Contro la criminalizzazione della solidarietà la manifestazione del 6 marzo a Roma(foto gma)

No alla criminalizzazione della solidarietà verso i migranti

A queste rivendicazioni si associa anche la protesta contro la criminalizzazione della solidarietà  nei confronti di Gian Andrea Franchi di Linea d’ombra, Mediterranea e altri ancora. La manifestazione di sabato è stata l’occasione per l’autodenuncia dei solidali  rispetto alla loro colpevolezza di infrangere la legge se questa  impedisce il supporto delle persone migranti in linea con la lettera  di Gian Andrea Franchi in seguito all’irruzione avvenuta nella sua casa:

Io rivendico il carattere politico, e non umanitario, del mio impegno quinquennale con i migranti. Impegno umanitario che si limita a lenire la sofferenza senza tentar d’intervenire sulle cause che la producono. Impegno politico, nell’attuale situazione storica, è prima di tutto resistenza nei confronti di una organizzazione della vita sociale basata sullo sfruttamento degli esseri umani e della natura portato al limite della devastazione(come la pandemia ci mostra). É inoltre tentativo di costruire punti di socialità solidale che possano costantemente allargarsi e approfondirsi.


Su questo impegno è balzato lunedì scorso(22 febbraio ndr)alle 5 del mattino, con una perquisizione in casa mia, un intervento calunnioso
di magistratura e questura che, basandosi su un aiuto effettivo di assistenza e ospitalità dato nel luglio 2019 a una famiglia iraniana, composta da padre, madre due bambini, vogliono collegarmi a una rete di sfruttatori(passeur) che avrebbe, prima e dopo il mio intervento, approfittato della famiglia profuga.

Secondo il mio sentire non sarebbe nemmeno il caso di alzare le spalle nei confronti di questa insinuazione, che neanche giuridicamente mostra prove ma crea solo insinuanti parallelismi temporali. Tuttavia, ci sono di mezzo oltre alla mia persona, anche coloro che collaborano con me. Credo, allora, doveroso affermare pubblicamente che non esiste neanche uno straccetto di prova. Esiste solo l’insinuazione che, essendo stata questa famiglia contattata e usata da alcuni trafficanti (secondo gli inquirenti), io avrei potuto non solo esserne a conoscenza ma trarne addirittura un mio personale profitto. Ritengo che ciò, che nel documento presentatomi è mera allusione, sia soltanto una sorta di macchina del fango che si vuol gettare non tanto sulla mia persona ma su un lavoro collettivo di solidarietà.
Gian Andrea Franchi
Trieste 24 02 2021

No alla criminalizzazione della solidarietà: lettera all’Ambasciatore della Croazia

Sabato nel corso della manifestazione è stata diffusa una lettera destinata all’Ambasciatore della Repubblica di Croazia a Roma, un paese “il secondo dell’Unione Europea per numero di persone che lasciano la propria terra per cercare fortuna altrove”  e dopo aver evidenziato la similitudine fra Italia e Croazia “siamo ai confini meridionali e orientali della Fortezza Europa, lungo le due rotte, quella mediterranea e quella balcanica” spiega che “Siamo gli esecutori materiali di una politica europea della migrazione assassina, della strategia di confinamento ai margini dell’Unione europea di migliaia di esseri umani in fuga dalla fame, da conflitti armati”.

E la lettera all’ambasciatore croato si conclude con la richiesta “Un ponte di corpi chiede alla Croazia di interrompere il meccanismo perverso di violenza e illegalità su procura che si verifica quotidianamente per mano dei suoi agenti di polizia di frontiera e di negoziare la propria adesione all’area di Schengen e il proprio ruolo nell’Unione Europea su basi di solidarietà economica interna ed esterna.
Apriamo le frontiere
Un ponte di corpi

Nicolò Caro, fotografie di gma
(8 marzo 2021)

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