Il 25 aprile raccontato agli stranieri (e agli italiani): fatti, valori, resistenze

papavero rosso tre due mani
Foto GMA per Piuculture

Che cosa si celebra in Italia il 25 aprile? Ogni anno dal 1946 gli italiani ricordano la Festa della Liberazione.

Ma cosa accadde nella primavera del 1945 e quali sono i valori, ancora attuali, che questa giornata rappresenta?

Le risposte alle domande che ogni anno stranieri e italiani si pongono arrivano dall’ANPI, Associazione Nazionale Partigiani Italiani, nata a Roma nel 1944 mentre nel Nord Italia si combatteva ancora la guerra. A formularle è il presidente provinciale del circolo di Salerno, Ubaldo Baldi, impegnato in questa primavera su due fronti importanti: la campagna vaccinale in qualità di medico vaccinatore e le celebrazioni del 25 aprile 2021, una giornata inclusiva e non divisiva, che rappresenta “un valore fondante della nostra civiltà, il momento essenziale di passaggio alla nuova fase della storia d’Italia basata sulla Costituzione”.

Perché si ricorda il 25 aprile?
“É un giorno simbolico. Il 25 aprile 1945 c’è stata l’insurrezione di Milano. E simbolicamente questa giornata è stata dedicata alla memoria del movimento di liberazione nazionale dal nazifascismo, fatta da quelli che hanno preso il nome di partigiani, da civili e da ex militari che organizzarono una Resistenza armata nei confronti dell’occupante di quel momento, ovvero l’esercito nazista tedesco supportato dalla Repubblica Sociale Italiana”.

Cosa stava accadendo in quegli anni in Italia?
“Dopo la caduta del facismo in Italia, e quindi dopo lo sbarco alleato a Salerno nel settembre del ’43, la Repubblica Sociale Italiana si alleò con l’esercito tedesco e continuò la guerra, una guerra su cui invece l’Italia, ancora monarchica all’epoca, aveva firmato un armistizio passando con gli alleati angloamericani”.

Chi erano i partigiani?
“Il movimento partigiano ha risentito di una interpretazione volutamente politica ma negli ultimi anni si è rivalutato molto il ruolo dei non politici, nel senso che dopo l’8 settembre del 1943 molti militari italiani che erano su vari fronti della guerra erano sbandati, senza ordini, e alcuni di questi per sfuggire alla cattura dei tedeschi si rifugiarono nelle montagne o nei territori in cui si trovavano portando con loro le armi. Furono loro a comporre il primo nucleo di una Resistenza armata ai tedeschi, poi si unirono gli antifascisti, i giovani che si ribellavano alla guerra, alla deportazione, che si rifiutavano di indossare di nuovo i panni del fascismo.

Bisogna, poi, considerare anche gli ex militari che furono poi deportati nei campi di concentramento, negli ultimi anni è stato rivalutato il ruolo di una Resistenza passiva da parte di coloro che furono internati nei campi di concentramento. Il Fronte partigiano non è un fronte di schieramento politico preciso, ma un movimento contro la continuazione della guerra, contro il nazismo, contro il fascismo. Il Comitato di Liberazione Nazionale era formato dai rappresentanti di tutti i partiti antifascisti dell’epoca fra cui anche i monarchici e i liberali, quindi non erano solo partiti di sinistra, c’erano anche partiti di destra, movimenti cattolici”.

Quali sono i valori universali che rappresenta il 25 aprile?
“Il valore fondante è la libertà, dall’oppressione nazista e fascista. Proprio da questa libertà in Italia è nata la Costituzione Italiana, una delle costituzioni che continua ad essere tra le più avanzate dell’Europa, e che si fonda sul contrasto alla guerra, sulla dignità del lavoro e sul contrasto delle discriminazioni di razza, di genere, di religione. Anche chi arriva in Italia dovrebbe conoscere questi valori, e sapere che anche l’accoglienza è tutelata e che l’Italia dovrebbe garantirgli il diritto di restare”.

Qual è la differenza tra libertà e liberazione?
“La libertà è il risultato della liberazione, oggi siamo liberi grazie alla lotta di coloro che in quegli anni hanno fatto una scelta che poteva significare, anche immediatamente, la morte. Tanti si sono sacrificati. Tutto è avvenuto con una ribellione, con una guerra. La liberazione ha permesso la libertà. Sono, quindi, due cose diverse”.

 

Oggi l’Italia è in un momento storico molto diverso, ma ci sono ancora delle resistenze da fare per ottenere delle nuove liberazioni?
Certamente, oggi la Resistenza deve essere fatta per i diritti civili che ancora troppo spesso vengono violati. Logicamente parliamo di lotte non armate ma che vanno fatte per l’accoglienza dei migranti, per i nostri lavoratori, per le tutele in generale, della salute, dell’ambiente. Vedo degli arretramenti rispetto ai decenni scorsi. Vanno ripresi alcuni temi e su questi i giovani possono impegnarsi.

Un esempio di arretramento?
Sul diritto alla salute abbiamo avuto una distruzione di uno dei paletti fondamentale del Sistema Sanitario Nazionale, molti reparti, molti ospedali sono stati sviliti della loro funzione per un discorso economicistico: non rende e quindi va eliminato, questo discorso non vale e non deve valere sulla salute. Ogni presidio sanitario ha la sua importanza e lo abbiamo visto con la pandemia. Su questi aspetti vanno organizzate le nuove Resistenze.

Rosy D’Elia
(19 aprile 2021)

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