L’integrazione e l’accoglienza nelle elezioni comunali / 1

Elezioni comunali a Roma: il 3 e 4 ottobre si voterà per eleggere il futuro sindaco della capitale e il rinnovo del Consiglio comunale. Contestualmente si voterà per i presidenti e i Consigli municipali. Le liste presentate per Roma Capitale sono 38!
Piazza del campidoglio
Che spazio trova il tema dell’integrazione e accoglienza degli immigrati nei programmi e nelle intenzioni dei candidati?
Nella convinzione che questo tema non sia marginale e che, al contrario, possa far capire meglio le diverse posizioni politiche e le prospettive future per la nostra città, abbiamo pensato di porre delle domande ai candidati di 4 liste fra quelle che sostengono i 22 aspiranti alla carica di sindaco di Roma: Partito Democratico per Gualtieri sindaco; Giorgia Meloni Fratelli d’Italia per Enrico Michetti sindaco; Lista civica Calenda sindaco; Movimento 5 Stelle 2050 per Virginia Raggi sindaca.

Le domande

Che valutazione dà dell’accoglienza e del processo di integrazione degli immigrati a Roma anche sotto il profilo dei rapporti con la collettività e il territorio?
Quali proposte per la futura amministrazione in relazione sia alle comunità straniere sia alla collettività? (Casa, Lavoro, Scuola, Interventi culturali).

PER RAGIONI DI SPAZIO DIVIDIAMO IN DUE ARTICOLI LE INTERVISTE. QUI DI SEGUITO LE PRIME DUE

Sabrina Alfonsi è capolista del Partito Democratico per Gualtieri sindaco alle elezioni per il Consiglio comunale.

L’immigrazione dentro una visione della città

Forte dell’esperienza con i 2 mandati di Presidente del I Municipio, oltre che delle sue convinzioni personali, Sabrina Alfonsi chiarisce subito che il tema dell’integrazione degli stranieri non può essere considerato solo come un’area di intervento delle Politiche sociali, in quanto soggetti socialmente fragili, bensì uno degli aspetti che caratterizzano la politica complessiva di un’amministrazione comunale e la visione di una città.

Integrazione: processo positivo ma lento, perché?

“Bisogna evitare di associare all’immigrato l’immagine del povero: sono persone di diverso ceto sociale, dai funzionari ONU alla parrucchiera o all’operaio edile, di diversa provenienza, lingua, cultura, che costituiscono una risorsa. Certamente l’integrazione pone tante problematiche, ma considerando l’evoluzione del processo, anche sulla base delle azioni concrete messe in atto nel I Municipio, la mia valutazione oggi è sostanzialmente positiva. Però è un processo lento, troppo lento, su cui gravano sicuramente la riduzione negli ultimi anni degli interventi mirati all’integrazione, ma anche un motivo di carattere generale, cioè la mancata regolamentazione di due questioni di fondamentale importanza: lo ius soli e il diritto di voto. Anche se sono questioni nazionali, l’amministrazione comunale può e deve impegnarsi per far crescere la consapevolezza che il diritto di cittadinanza non è altro che il riconoscimento di una realtà diffusa, oltre che un modo per prevenire il rischio che crescano malcontento e frustrazione nelle seconde generazioni, che non si vedono riconosciute nella loro identità”.

Interventi differenziati per persone con esigenze diverse

Visto che gli immigrati non sono un aggregato indistinto, l’amministrazione comunale deve saper differenziare gli interventi a seconda delle caratteristiche e dei bisogni di queste persone. Per esempio per immigrati, come i cinesi o i filippini, da molto tempo inseriti nel tessuto sociale ed economico cittadino, con famiglie in cui i genitori lavorano, una casa di cui pagano l’affitto, i figli che vanno a scuola, “ciò che serve sono soprattutto interventi in campo interculturale, estendendo i luoghi di incontro, a partire dalla scuola aperta al territorio, che è il luogo principale in cui l’integrazione si pratica ogni giorno, per proseguire con i Centri interculturali e le Biblioteche. È assurdo che in una città come Roma non ci sia una Casa delle diverse Culture come a Parigi”.

Irregolari e richiedenti asilo: un sistema di accoglienza diffusa

Più complesso è il problema degli irregolari e richiedenti asilo che non hanno ancora una collocazione nel tessuto sociale, “in questo caso, secondo Alfonsi, serve una politica dell’accoglienza diffusa, in strutture di piccole dimensioni collocate in diverse parti della città. Questo richiede un’amministrazione efficiente, capace di erogare servizi in tempi rapidi. E non si tratta di privilegiare la solidarietà a discapito del decoro e della sicurezza di una città; si tratta invece dell’idea di città in cui vorremmo vivere: se aperta e solidale, città multiculturale con l’armonia che deriva dal rispetto dei diritti di tutti, oppure una città che erige steccati tra “noi” e gli “altri”, diffidente verso le diversità.
Noi lavoriamo per costruire una comunità accogliente per tutti e questo è il senso del Patto di comunità che abbiamo sottoscritto alla fine del 2020 con 110 associazioni”.

Quali priorità

La sua esperienza alla Presidenza del I Municipio e le azioni realizzate — dai Centri interculturali aperti al sostegno di percorsi di integrazione nelle scuole, alla collaborazione sull’accoglienza con la Comunità di S. Egidio, al Patto di comunità citato sopra (V. intervista sul I Municipio) — costituiscono il patrimonio di conoscenze e pratiche sulla base del quale Alfonsi individua le priorità di intervento, che “sono innanzitutto azioni rivolte a tutta la cittadinanza, per offrire servizi adeguati a tutti i livelli. Poi anche interventi destinati alle comunità. Per fare un esempio banale, la scritta del negozio cinese dovrà avere la dicitura anche in italiano. E le informazioni sui servizi al cittadino dovranno essere in più lingue. Ci sono tante esperienze positive e buone pratiche che vanno estese a tutto il territorio comunale. E ci sono anche tante risorse da valorizzare. Roma è la città agricola più grande delle altre capitali europee e noi intendiamo investire in interventi sui terreni coltivabili con prodotti di tutti i Paesi, sostenendone anche la distribuzione. Esiste un negozio dietro Campo de’ Fiori dove si vendono prodotti DOM (denominazione di origine comunale) provenienti dalle terre nel IX Municipio”.

Non ci sono soluzioni semplici a problemi complessi

La Alfonsi non nasconde che ci siano tanti problemi legati ai migranti soprattutto nelle periferie, sui quali la destra punta per alimentare ostilità e rifiuto. “Ma è proprio in queste zone che è necessario un maggiore impegno dell’amministrazione per mettere in atto politiche chiare e mirate, con interventi coerenti con la prospettiva delineata prima di una città aperta, accogliente e sicura. La realtà va vista per quello che è: non si possono trovare soluzioni semplici a problemi complessi e la realtà di Roma è complessa”
(Qui la sua presentazione )


 

Tetyana Tarasenko Kuzyk è candidata al Consiglio comunale nella lista Giorgia Meloni Fratelli d’Italia per Michetti sindaco.

Sulla rappresentanza politica degli immigrati c’è un grande vuoto

Sulla base della sua esperienza di 7 anni nell’amministrazione comunale come Consigliera aggiunta, nominata nel 2006 dal sindaco Veltroni, poi Delegata del sindaco Alemanno nel 2010, considera la rappresentanza politica degli stranieri un tema molto importante e, poiché dal 2013 non sono stati più nominati i Consiglieri aggiunti né istituite strutture come le consulte per dar voce agli stranieri, ritiene questa una grave mancanza, segno dello scarso interesse che le amministrazioni comunali hanno verso le comunità che vivono e lavorano nella città.
Eppure in quei sette anni — afferma Tarasenko Kuzyk — “il ruolo dei Consiglieri aggiunti ha prodotto risultati molto positivi relativamente alle condizioni degli stranieri a Roma, anche grazie al rapporto stabile con il Ministero dell’Interno. Tanti sono stati i miglioramenti che abbiamo contribuito a realizzare rispetto a: richiesta di cittadinanza, rilascio del permesso di soggiorno, ricongiungimento familiare, sanatoria e altro. Abbiamo fatto approvare delle delibere per facilitare l’imprenditoria straniera e per introdurre la figura del mediatore culturale. Ma dal 2013 non siamo stati più interpellati, la rappresentanza politica è nulla.
Anche per questa mancanza l’integrazione è andata avanti per conto suo; ci sono tanti singoli progetti, anche di qualità, che coinvolgono le scuole, le chiese ecc.; si organizzano eventi culturali che sicuramente sono significativi per una città con tante comunità e culture diverse. Il problema però è che non hanno un supporto istituzionale e un coordinamento”.

Accoglienza e integrazione: quale visione

Secondo Tarasenko Kuzyk, le migrazioni sono un fenomeno globale e chi fugge da guerre deve essere accolto, come si fa in una famiglia in cui il figlio bisognoso deve essere aiutato, ma non per sempre. “Chi arriva in Italia deve essere accompagnato nella fase iniziale dell’inserimento, ma poi deve assumersi la responsabilità del proprio percorso rispettando le leggi”. Per gestire questo fenomeno è necessaria “una responsabilità condivisa” con la Ue e serve una politica globale, un “nuovo Piano Marshall” per intervenire nei Paesi di provenienza dei migranti.

Le proposte per una migliore integrazione

“È un bene che nelle liste per le elezioni comunali ci siamo gli stranieri, ma ancora — temo — sono considerati dei porta-voti piuttosto che soggetti capaci di dare un contributo importante al governo di una città. Secondo me mancano l’interesse e l’apertura verso gli immigrati, che invece devono essere valorizzati all’interno dei partiti per favorire l’integrazione”.
Tra le proposte per la futura amministrazione comunale Tarasenko indica la creazione di “Isole Smart-working” per offrire un luogo di lavoro a chi non ha un’abitazione adatta e per chi vuole fare impresa e creare start up; estensione dei Centri anziani che devono essere trasformati in Centri per il cittadino, italiano e straniero, con servizi polifunzionali e spazi per i bambini; ampliamento dei CAF con servizi più efficienti; aiuto alle famiglie con  figli creando dei network di doposcuola e estendendo gli orari anche al sabato nelle scuole e nelle parrocchie. “C’è un tema a cui tengo molto: le donne, italiane e straniere, che devono essere valorizzate, incentivando quei servizi utili a renderle effettivamente autonome e responsabili, come per esempio dei corsi di imprenditoria nelle periferie”.
Qui la sua presentazione )

Luciana Scarcia
(25 settembre 2021)

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