Spin Time: “i poveri come non li avete mai visti”

Sabina Guzzanti ha deciso di raccontare la storia, ma anche il presente, di un palazzo occupato. Lo ha fatto attraverso la tecnica del documentario partecipativo ossia che siano gli stessi protagonisti, in questo caso gli occupanti, a raccontare la vicenda. Il palazzo in questione è lo Spin Time, in via Santa Croce di Gerusalemme, in zona San Giovanni. L’ex palazzo Inpdad, l’ente di previdenza degli statali, è dal 2012 occupato dai movimenti di Action. La Guzzanti ne ha fatto un Film che dopo essere stato presentato a Venezia nelle Notti Veneziane organizzate da Le Giornate degli Autori è in sala dal 16 settembre.

Connubio fra “sinistra autonomista e Chiesa Cattolica”

Il palazzo, come si vede nel film, ha attirato l’attenzione dei media quando il Cardinale Konrad Krajewski, elemosiniere di Papa Francesco, si è presentato alla sede occupata per ripristinare manualmente la luce che era stata staccata e aveva provocato forti disagi agli occupanti. Quella raccontata in Spin Time è anche una storia particolare per via del singolare connubio fra “sinistra autonomista”, rappresentata da Andrea Alzetta, detto Tarzan, e la Chiesa Cattolica. Nel docu-film si assiste sovente alle discussioni al tavolo fra Suor Adriana e Tarzan ed é stato grazie all’intervento si Suor Adriana infatti se il Cardinale si è mosso, letteralmente, per far sì che la luce tornasse.

Uno esperimento di convivenza fra etnie, oltre che di autogestione

Oltre che un esperimento di autogestione, l’edificio è anche un’occasione di incontro fra culture e lingue eterogenee. Ci vivono 25 nazionalità diverse, in totale 180 famiglie. Sabina Guzzanti ci fa vedere che c’è un comitato, il quale viene eletto periodicamente e che tenta di far rispettare le regole e di appianare i conflitti. Nel film si capisce come la ripartizione dei turni per effettuare le pulizie possa causare attriti fra gli occupanti e il comitato.
Il palazzo ha dieci piani, di cui gli ultimi due sono dedicate alle attività culturali e ricreative. Lo Spin Time Labs (da qui prende il nome l’intero edificio). Nel quale si fa cultura partecipativa e non mercificata, una cultura cioè affrancata dalla logica del profitto e del mercato. Ed è allo Spine Time Labs che Sabina Guzzanti volge la sua attenzione.

Locandina del docufilm. Fonte: YouTube

Il teatro dell’oppresso, il problema di esprimersi

L’autrice ha una fascinazione per il lavoro di Cristina Zoniou e per il suo “Teatro degli oppressi”. Una maniera di fare arte che mette in primo piano, come parte attiva, gli sfruttati, cercando di fornire loro gli strumenti per criticare e fronteggiare il nemico. Tra gli spettacoli che Sabina Guzzanti mostra c’è quello sulla manipolazione, per cui alcuni occupanti muovono le mani al loro piacimento (i manipolatori), mentre gli altri (i manipolati), devono seguire i movimenti dei primi.
In un altra scena, la Guzzanti interpreta il ruolo della giornalista in malafede che, con la scusa di voler dar voce agli occupanti, in realtà ha lo scopo di propinare al pubblico la solita immagine stereotipata sia degli stranieri che vivono in Italia,  che dell’occupazione.
Il problema, ritiene Zoniou, sta in molti casi nella difficoltà di sapersi esprimere, dovuta a una bassa scolarizzazione o semplicemente perché mancanza di conoscenza della lingua italiana.

La discoteca e l’immagine caricaturale fornita dai media

Gli spettacoli del teatro degli oppressi mettono a nudo anche le problematiche interne, come la “famigerata” discoteca nella quale si fanno i rave, che ha dato adito a molte problematiche, e anche dello stesso comitato, cui gli occupanti non si esimono dal criticare. Perciò l’autrice dà spazio anche alla discoteca, la quale ha accesso i riflettori sul palazzo ed alimentato un’immagine stereotipata dell’occupazione. Questo naturalmente non è piaciuto ad alcuni degli occupanti.
Il Palazzo in zona Esquilino mette ancora una volta in luce il problema delle abitazioni nella capitale. Come fa presente uno degli occupanti, sono 170 mila le case sfitte a Roma. Qui sta l’importanza di questo documentario, la cui decisione di realizzarlo, spiega la Guzzanti, “viene da un’aspirazione quasi comica, improvvisa e intensa, dopo aver conosciuto il lavoro teatrale di Cristina Zoniou e il gesto di disobbedienza del Papa… Lo slogan per pubblicizzare Spin Time dovrebbe essere: i poveri come non li avete mai visti”.

Marco Marasà

22/09/2021

Leggi anche: