Lipa dove fallisce l’Europa: Report di RiVolti ai Balcani

Lipa, il campo dove fallisce l’Europa, è il titolo del nuovo report pubblicato da RiVolti ai Balcani, rete che mette insieme dalla metà del 2019 organizzazioni sensibili al tema dei diritti umani.
Del report si è discusso lunedì 27 dicembre alle ore 18.30 in una conferenza organizzata dalla stessa rete RiVolti ai Balcani e presentata in diretta sulla pagina Facebook. Sono intervenuti Diego Saccora e Gianfranco Schiavone di RiVolti ai Balcani, autori del report, e i parlamentari europei Elisabetta Gualmini e Pietro Bartolo. Ha condotto il direttore di Altreconomia Duccio Facchini.
Il report viene pubblicato a un anno dal terribile incendio che ha distrutto la tendopoli di Lipa, nel Nord Ovest della Bosnia Erzegovina, lasciando più di mille e duecento persone all’addiaccio.
A metà novembre 2021 il campo di Lipa è stato riaperto. Il report, spiega Facchini, comincia con  excursus sul mancato accesso alla protezione in Bosnia. Nel cuore del rapporto vi sono i motivi sul perché la rete RiVolti ai Balcani ritenga Lipa un fallimento dell’Unione Europea e delle autorità bosniache. Infine vi è un sintetico ma utile box sugli attori in gioco.

Campo di Lipa (foto archivio IPSIA)

Diego Saccora, l’incendio del campo di Lipa e la sua riapertura a metà novembre

Diego Saccora “Lipa è diventato famoso e mediatizzato a causa dell’incendio del 3 dicembre 2020”, ma nei mesi precedenti si è assistito a ciò che ha portato all’incendio. Vi è stato il braccio di ferro tra l’OIM, l’organizzazione internazionale per le migrazioni, e i vari livelli di autorità amministrative bosniache. L’OIM sosteneva che quelle persone andavano spostate. Per cui l’incendio è avvenuto per un motivo, fa parte della drammaticità che le persone sono state costrette a vivere in quel periodo.
Saccora poi illustra l’impegno di vari collettivi che, da quando è stato ricostruito il campo, tentano di accedervi per portare cibo ma vengono continuamente respinti. “Quel campo è stato militarizzato e non tutti possono entrarvi. Per quale ragione le autorità bosniache non pensano di creare soluzioni alternative a questo luogo?”.
Saccora si interroga anche sul modus operandi della UE che ha speso tre milioni di euro per la costruzione del nuovo campo. Campo che si trova a 2 chilometri dalla strada asfaltata e a 24 dalla città di Bihac. Chi è a Lipa si trova isolato, lontano da centri abitati, ad affrontare un clima ostile, in questo periodo nevica in Bosnia Erzegovina, e inoltre qualunque tipo di servizio da parte di organizzazioni non autorizzate viene respinto.
Inoltre, la UE ha un doppio e ambiguo atteggiamento nei confronti delle persone che si trovano a Lipa. “Da una parte si cerca di promuovere le immagini che mostrano una certa integrazione fra le persone del campo, e dall’altra parte la stessa Ue finanzia alla Bosnia l’acquisto di binocoli, telecamere a infrarossi. Insomma strumenti che ci fanno pensare che l’Ue voglia che la Bosnia neghi l’accesso alle persone in transito.

Gianfranco Schiavone, gestione emergenziale senza emergenza

Giancarlo Schiavone si dichiara stupito della banalizzazione che si è fatta sulla questione Lipa. Dal parlamento europeo sono arrivate addirittura lodi al centro di confinamento “Mi ha colpito la banalità della spiegazione, si dice che queste persone hanno finalmente trovato un luogo dove stare e dove sono assicurati i servizi essenziali. Un campo insomma dove è possibile vivere. In questa lettura banale vi sono sì elementi di verità, ma sono piccoli nodi di verità. Il nostro rapporto, che è innanzitutto un report di analisi prima che di commento, indica i nodi essenziali. Che siamo cioè di fronte a una gestione emergenziale senza emergenza. I numeri sulla presenza e gli arrivi dei migranti sono quasi risibili”. Questo tipo di situazione, continua Schiavone richiederebbe strutture piccole, integrate nel territorio, ovvero una situazione di normalizzazione. Invece in Bosnia sono state addirittura chiuse alcune realtà, senza peraltro sostituirle con altre migliori. “Sono state concepite strutture sempre più grandi e isolate. La logica è quella di costruire un luogo estremo, anche se le condizioni non sono estreme”.

Foto presa dal sito “Altreconomia”

Cos’è Lipa?

Schiavone si sofferma su ciò che Lipa realmente è, ossia un luogo di confinamento “è un’espressione necessaria per identificare queste situazioni nelle quali delle persone sono collocate al di fuori di ogni contesto. Non è un campo per richiedenti asilo in quanto non si può fare domanda di asilo. Per farla ci vogliono due anni e mezzo. Non si possono trascorrere due anni e mezza a Lipa. Non è un campo emergenziale perché non c’è emergenza. Non  è un campo di transito poiché per queste persone non vi è alcun progetto di spostamento”.

Cosa dovrebbe fare l’Europa? parola ai parlamentari Ue Gualmini e Bartolo

L’onorevole Elisabetta Gualmini che ha partecipato alla seconda missione dei delegati del Pd in Bosnia, sostiene – alla stregua di Saccora – che vi è nel caso dell’Unione Europea, un paradosso di solidarietà “Riguardo alla pandemia, la UE è riuscita a cambiare e a innovarsi; é stata solidale e ha fornito misure di protezione sociale agli stati membri. Invece, per quel che concerne il fenomeno migratorio, si assiste alla costruzione di muri e alla ricerca di confini sempre più chiari; a un modello di confino.
Su cosa la UE possa fare, la Gualmini parla della Commissione bilancio, la quale ha stanziato soldi per i campi accoglienza. E ha impedito inoltre che questi soldi vadano alle autorità. Devono andare alla società civile, alle Ong “Su questo punto insistiamo fortemente” ha precisato Gualmini.
L’onorevole Bartolo, che è stato a Lipa a gennaio 2021 e poi è tornato una seconda volta, ricorda che stiamo parlando di un carcere nel quale le persone che vi si trovano dentro non hanno nessuna speranza di uscire, tranne se non attraverso il famoso Game. Sul che cosa si può fare, Bartolo ricorda che il parlamento europeo si sta battendo per cambiare la normativa attuale: il regolamento di Dublino “che è stato un fallimento. Se dopo trent’anni parliamo ancora di sbarchi, è un fallimento. Bisogna cambiare strategia. Ci sono 12 – 13 stati membri ostili alla migrazione.”
Anche Bartolo, come gli altri, fa riferimento all’ipocrisia della UE. “Noi tutte le volte che facciamo accordi con paesi terzi, non facciamo altro che mettere la condizione di rispettare i diritti umani. E noi siamo i primi a non rispettiamo i diritti umani. La migrazione non può essere affrontata con filo spinato e muri. altrimenti ci ritroveremo a parlare di migrazione fra 50 anni. La migrazione è un valore aggiunto”.

Il report è disponibile online sul nuovo sito della rete: rivoltiaibalcani.org e sul sito di Altraeconomia

Marco Marasà

28/12/2021

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