Convegno “l’identità culturale una scelta d’amore”

“L’identità culturale una scelta d’amore” è il tema dell’incontro nel quale si è discusso della relazione esistente tra l’amore per la propria identità e la libertà di scegliere, di abbracciare culture diverse, da un punto di vista giuridico, psicologico ed economico.
Kaoutar Badrane, avvocata e moderatrice dell’evento, nel presentare l’argomento del convegno ha affermato che “questo incontro nasce con l’intento di fornire alcuni spunti di riflessione interdisciplinari, dal focus psicologico culturale agli aspetti più puramente giuridici della materia partendo dalla propria capacità di autodeterminazione così come sancita dalla dichiarazione dei diritti culturali e dal Consiglio d’Europa. Anche la Dichiarazione di Friburgo, sul tema di cultura e identità culturale, nell’articolo quattro, afferma che ogni persona ha la libertà di scegliere di identificarsi o meno ad una o più comunità culturali, senza considerazione di frontiere”.
Il convegno ha visto la partecipazione di esperti della materia: il giornalista Davide de Michelis, il Presidente dell’ordine degli avvocati di Belluno Emilio Mazzucco, l’avvocato Angelo Ruberto, l’avvocata Sonia Sommacal, l’avvocata Lifang Dong, la psicologa forense Alessia Micoli, l’avvocata Margherita Morelli, l’avvocata Giuliana Scrocca, la rappresentate di Will Dubai Italia Federica Bertollini, l’avvocata Maria Masi e l’assessora Elena Donazzan.

Davide de Michelis: radici e integrazione

Il giornalista Davide de Michelis si è soffermato sull’importanza del titolo scelto per l’evento e la categoria “amore” in relazione alle donne e in relazione al concetto di radici. “Abbiamo la fortuna di convivere con persone che hanno culture e tradizioni diverse dalle nostre con cui si può anche entrare in conflitto, perché il conflitto, sebbene rappresenti una categoria di relazione da superare, è comunque una relazione, mentre l’indifferenza va sempre evitata. Spesso si parla di integrazione quando si discute di migrazioni ma il concetto stesso di integrazione rischia di essere frainteso, proprio per questo è opportuno parlare di convivenza o di interazione.  L’integrazione rimanda al pensiero per il quale in qualche modo si debba diventare tutti uguali, nel senso negativo del termine, cioè che tutti debbano vivere come in un’unica cultura, mentre il bello è proprio la convivenza delle diversità culturali, delle radici differenti, delle diverse tradizioni, delle identità altre. Tutte devono essere allo stesso modo amate e devono interagire e convivere nel migliore dei modi anche nel nostro paese che oggi vede una a fianco all’altra una percentuale crescente di culture e identità differenti”.

Emilio Mazzuco: l’ethos dell’identità culturale

L’intervento dell’avvocato Mazzuco si è soffermato sul concetto d’identità culturale che può essere individuata nell’ethos della tradizione greca. “L’identità culturale, pur presupponendo una certa stabilità, non può essere un concetto statico, è un’entità suscettibile di modificazioni che vengono determinate sia dal contatto con il mondo reale, che dalle diverse relazioni intersoggettive che noi coltiviamo che poi diventano a loro volta uno strumento per crescere, ossia l’uomo cresce quando si colloca ai confini della sua dimensione. Eraclito diceva che il soggiornare nell’orizzonte dell’essere apre l’uomo all’ascolto della divinità, da qui nasce non solo un anelito alla libertà ma anche la spinta ad abbracciare culture diverse al confronto con l’altro, allo scambio di reciproche ricchezze che ovviamente non sono solo quelle materiali”.

Angelo Ruberto: identità culturale e convivenza

“L’identità culturale e il patrimonio culturale, in senso lato, sono il traghetto di un popolo e di una nazione, sono fondamentali e possono essere elementi di grande valore se si riesce a farli convivere con altre identità e con altre culture”. Così ha aperto il suo intervento l’avvocato Ruberto soffermandosi sulla relazione tra identità culturale e convivenza. “Non si deve obbligare all’integrazione, nel senso tu vieni da me e poi devi fare quello che faccio io, bensì tu vieni da me rispetti quelle che sono le mie regole ma io rispetto anche le tue, cioè ci deve essere convivenza civile. Più identità culturali, più patrimoni culturali rappresentano elementi di crescita e di eliminazione di qualsiasi forma di violenza perché nel momento in cui si capisce che bisogna accettare l’identità culturale di chi è diverso da noi, perché è nato altrove, perché ha un patrimonio culturale diverso, perché è cresciuto in un ambiente diverso, e noi impariamo a rispettarlo, come lui impara a rispettare noi, possiamo fare grandi passi, possiamo crescere entrambi”.

Sonia Sommacal e Lifang Dong: diritto ed economia

Numerosi e preziosi altri interventi si sono susseguiti nel corso del convegno. L’avvocata Sonia Sommacal si è soffermata sull’importanza della carta dei diritti fondamentali poiché “integrare vuol dire proprio accettare e riuscire a fare una cosa unica, a portare in essere determinate condotte a aderire a dei valori superiori rappresentati per l’appunto nella carta dei diritti fondamentali”.
Lifang Dong ha evidenziato, attraverso la competenza acquisita con la Dong  & Partners, gli scenari geopolitici e i cambiamenti di economia internazionale che stiamo vivendo e come sia fondamentale “valutare le opportunità e quale criticità sono insite in essi e come sia imprescindibile il ruolo dei professionisti del settore, come un anello di congiunzione tra il nostro paese di origine e questi paesi di destinazione in cui ora ci troviamo. Come siano essenziali professionisti con visione open-mind e competitivi e multiculturali perché ti sapranno aiutare e guidare a creare nuove opportunità in altri paesi e pertanto io penso che un motto può essere questo in sintesi: in sostegno del valore aggiunto per la multiculturalità che bisogna essere precisi come svizzeri, essere seri come i tedeschi, essere creativi come italiani e dinamici come i cinesi”.

Alessia Micoli: l’importanza dell’etno-psicologo

Alessia Micoli ha dissertato sulle problematiche relative alla CTU e su come “nella letteratura sul tema delle conoscenze tecniche d’ufficio sia presente una parte veramente ridotta dedicata alla valutazione della competenza genitoriale nelle famiglie migranti. Ad oggi, mancano delle linee guida in merito e quindi quello che succede è che le CTU provano a confrontarsi con culture differenti creando molte volte problemi di entità considerevole anche di semplice interpretazione gestuale. Faccio un esempio: in Italia, per noi, lo sguardo, il contatto tra mamma e bambino è fondamentale. Ci sono altre culture in cui lo sguardo emotivo non è ritenuto importante, ma molti non lo sanno e magari noi troviamo delle perizie che vanno proprio contro queste donne perché si sta valutando un qualcosa in cui vengono espressi pregiudizi, stereotipi dettati dall’ignoranza”. Inoltre,  Micoli, ha sottolineato la necessità fondamentale di cooperare e del lavoro d’equipe e di come le questioni giuridiche relative a famiglie migranti vadano gestite in sinergia tra CTU, interprete e etno-psicologo/a che studia il comportamento umano nei diversi gruppi etnici e nelle differenze culturali.

Elisa Galli
(2 aprile 2022)

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