Nell’Europa sconvolta dalla guerra in Ucraina la parola Accoglienza ha ritrovato il suo significato di valore umano. La guerra alle porte di casa nostra ha reso impossibile voltarsi dall’altra parte, come finora si è fatto rispetto alle tante guerre nel mondo e ai profughi che causano. Ha risvegliato l’umanissimo sentimento della paura, già provato con la pandemia, ma oggi più forte perché ci toglie l’illusione della sicurezza ritrovata.
Sentiamo più da vicino la paura di chi vede le bombe avvicinarsi, di chi fugge abbandonando tutto ciò che era vita, dei bambini che piangono. Accoglienza, solidarietà, reciprocità tornano ad avere senso.
Ma la guerra, che ora è qui in Europa, che è stata bandita dalle nostre Costituzioni a tutela di questa parte fortunata del mondo, non ha mai smesso di esistere. Lo sa bene chi vive in Afghanistan, Siria, Eritrea, Sahel…
E dunque se l’accoglienza dei profughi ucraini oggi la sentiamo come un dovere, non possiamo più permettere che profughi da altri Paesi vengano respinti alle frontiere e abbandonati in campi disumani o dimenticati nei centri di accoglienza indegni di questo nome.
Come potremmo accettare senza vergognarci che la decisione della UE, prevista per domani 3 marzo, di riconoscere ai profughi ucraini la protezione temporanea di 1 anno con possibilità di rinnovo (in base alla Direttiva n.55 del 2001, finora mai applicata) non venisse estesa anche ai profughi di altro colore della pelle o provenienti da Paesi poveri che poco contano tra i potenti?
A dimostrarci che l’accoglienza può essere una cosa semplice da praticare sempre, se non dimentichiamo il nostro essere umani, c’è un libro: Si può fare. L’accoglienza diffusa in Europa, Nuovadimensione ed. 2021 di Paolo Silvio Calò e Silke Wallenburg (prefazione di Davide Sassoli e postfazione di Romano Prodi). L’autore racconta la sua esperienza: dopo la morte in mare nel 2015 di circa 1200 migranti, decise di accogliere nella sua famiglia 6 giovani africani e di accompagnarli nell’integrazione nella società. Sulla base di questa esperienza ha proposto un modello di accoglienza diffusa facilmente realizzabile a carico dei Comuni, sei x sei: accogliere 6 migranti per sei accompagnatori ogni 5000 abitanti. Il Parlamento europeo lo elesse Cittadino europeo 2018, ma pochi hanno seguito quel modello.
(Per capire l’attuale guerra ucraina c’è un libro di Sara Reginella, Donbass. La guerra fantasma nel cuore d’Eutropa, Exòrma ed. 2021)
(02 marzo 2022)
Luciana Scarcia
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