Crisi Ucraina: voci dalla comunità su una guerra annunciata

Le notizie sul rischio di una guerra in Ucraina si rincorrono passando di persona in persona, di Stato in Stato, attraversando la terra, il mare e l’oceano: riempiono notiziari, social media e dominano nel dibattito internazionale. Tuttavia, quella che qualcuno ha definito come la “terza guerra mondiale” rimane per molti una guerra vista da lontano: pochi minuti di informazione accompagnati da qualche immagine di carri armati e fucili che rievocano una combinazione che si credeva – o forse si sperava – appartenesse ormai solo al passato. Ma cosa pensano del potenziale conflitto tra Ucraina e Russia gli ucraini che vivono a Roma, parlarne con loro è stata occasione per riflettere, attraverso i loro occhi, sul significato e sulla portata di una guerra che sembra imminente.

Marianna Soronevych – Giornalista di origine ucraina

Cosa significa questa crisi per l’Ucraina?

“Per capire la portata di questa crisi è necessario fare un passo indietro, anzi, due.” esordisce Marianna Soronevych. Il primo passo conduce al 1991: dopo il crollo dell’Unione sovietica, la Russia ha tentato di mantenere il controllo sui Paesi della dissolta URSS. È questo il caso dell’Ucraina: negli anni, l’influenza russa ha inciso sulla scelta della classe dirigente – in particolare, del Presidente – e sulla definizione della politica del Paese, alimentando i gruppi filorussi presenti nel territorio.
Il secondo passo porta al 2014, quando l’Ucraina stava per sottoscrivere l’accordo di adesione all’Unione Europea, poi andato in fumo: è stata l’Ucraina a rifiutare l’adesione e lo ha fatto sotto la pressione del governo russo. Questi eventi hanno condotto alla “Rivoluzione della Dignità”, organizzata dalla popolazione: il Presidente è stato cacciato e con lui il governo di allora.
La Russia, però, non si è fermata e, dopo l’annessione della Crimea – ritenuta illegittima a livello internazionale – in alcune aree del Donbass è scoppiata la guerra. Sebbene a livello internazionale questi conflitti siano stati considerati una guerra regionale, negli scontri sono morte circa 10.000.
Dopo una fase di stallo e a fronte del tentativo dell’Ucraina di avvicinarsi alla NATO, la tensione tra i due Paesi si è riaccesa: la Russia ha sollecitato la rimozione delle basi NATO presenti nell’Europa dell’Est e nei pressi dei confini russi e, dopo aver incontrato la resistenza della Organizzazione, ha reagito concentrando carri armati e forze militari presso il confine ucraino.
L’Ucraina non ha violato alcuna legge internazionale: quello che sta facendo è solo difendere la propria sovranità nazionale e i propri confini.

Come sta affrontando questo momento il popolo ucraino e quale sarebbe l’impatto della guerra sulle migrazioni?

La popolazione ha già affrontato una fase di guerra acuta nel 2014: i ragazzi sono stati chiamati alla leva militare, ci sono stati morti, feriti e molti invalidi di guerra. Ora c’è il rischio di vivere nuovamente questa situazione e le persone reagiscono come possono: i più ricchi hanno lasciato il Paese, mentre i più poveri si sono informati sulla posizione dei rifugi antibombardamenti e cercano di imparare ad usare le armi. C’è chi si prepara alla guerra e chi tenta di continuare a vivere una vita normale.
L’economia è in crisi e lo scoppio di un conflitto determinerebbe grandi flussi migratori interni e, soprattutto, internazionali.
In Italia, la comunità ucraina, politicamente molto attiva, ha organizzato manifestazioni nelle principali città del Paese per sensibilizzare l’opinione pubblica e avere un sostegno a livello internazionale.

Le informazioni sulla situazione ucraina diffuse attraverso i mezzi di comunicazione di massa rispecchiano la realtà del Paese?

Manifestazione per la pace in Ucraina
Manifestazione per la pace in Ucraina, organizzata dalla Comunità di Sant’Egidio

Quella che coinvolge l’Ucraina dal 2014 è una guerra ibrida, combattuta con le armi, ma anche via social. La Russia, attraverso la propaganda via social e la manipolazione politica, ha cercato di imporsi e rafforzare la propria influenza geopolitica.
Il resto del mondo, fino ad ora, non ha avuto piena coscienza della portata di questo conflitto. Oggi, invece, la gravità della situazione ha reso inevitabile rappresentare la situazione dell’Ucraina per come è veramente. Grazie ad internet è possibile seguire le informazioni diffuse dai media ucraini, italiani, statunitensi, ma anche russi: è possibile ascoltare la voce degli opinionisti, ma anche quella dei giornali più importanti. Ora l’informazione è aperta.

Tetyana Tarasenko Kuzyk – Attivista politica di origine ucraina

Cosa significa questa crisi per l’Ucraina?

Per l’Ucraina la crisi dura da 8 anni, da quando nel 2014 la Russia si è annessa la Crimea e alcune regioni del Donbass: non c’è mai stata una vera tregua da quel momento. Si tratta di quella che è stata definita una “guerra ibrida”, combattuta al fronte, ma soprattutto attraverso la pressione psicologica, di cui hanno risentito tutti: dai militari che hanno combattuto in trincea a bambini e anziani.
“Quello che l’Ucraina sta facendo è difendere il proprio territorio e il proprio popolo, la propria lingua e la propria identità. Il Paese non ha commesso alcuna violazione degli accordi internazionali stipulati”, conferma anche Tetyana Tarasenko Kuzyk, “eppure si trova da anni in una situazione di conflitto: questo dovrebbe indurre gli Stati a riflettere sul modo di affrontare i conflitti geopolitici tra le nazioni”. Occorrono nuovi metodi internazionali pacifici per affrontare situazioni di tensione politica come questa, che andrebbero definiti lasciando maggiore spazio alla partecipazione attiva delle organizzazioni di tipo internazionale come l’ONU; la politica estera dell’Europa dovrebbe essere ridefinita tenendo conto che situazioni come quella che sta vivendo l’Ucraina possono verificarsi in qualsiasi momento e possono coinvolgere anche gli Stati europei.

Come sta affrontando questo momento il popolo ucraino e quale sarebbe l’impatto della guerra sulle migrazioni?

Le persone continuano la loro vita normalmente: c’è chi va a scuola, chi all’università o a lavorare, le banche sono aperte, tutto è in funzione. Nella popolazione non c’è il panico, ma la speranza e la fiducia che una guerra non scoppierà. Sono convinta che sarà possibile trovare una soluzione di compromesso attraverso la mediazione internazionale, anche perché lo scoppio di una guerra avrebbe delle conseguenze gravi pure per altri Paesi, compresi quelli europei, e gli Stati non sono preparati. “Se ci fosse una guerra occorrerebbe un piano di accoglienza di livello internazionale per far fronte ai milioni di persone in fuga dal Paese”, sottolinea anche Tarasenko Kuzyk: “servirebbero politiche sociali ed economiche specifiche, mentre tutto questo manca”.

Le informazioni sulla situazione ucraina diffuse attraverso i mezzi di comunicazione di massa rispecchiano la realtà del Paese?

Il punto di riferimento per l’informazione circa il reale stato delle cose sono le notizie provenienti dalle istituzioni ucraine e dai cittadini presenti nel paese. “In alcuni casi, invece, le notizie diffuse a livello internazionale dai mass media sono riportate con toni esasperati e aggressivi” ritiene Tarasenko Kuzyk, a differenza di Soronevych “senza tener conto della possibilità che vengano fraintese e degli effetti che possono avere sulla vita dei membri della comunità coinvolta”. Inoltre, solo adesso l’attenzione è concentrata su quello che l’Ucraina sta vivendo e sulla possibilità che scoppi una guerra, ma si trascura che il Paese vive da tempo una situazione di conflitto: in questi anni, ci sono stati giovani che da un giorno all’altro si sono trovati a combattere e hanno riportato danni fisici e psicologici gravi, è cresciuta l’emigrazione femminile di donne che hanno dovuto lasciare i figli e il Paese alla ricerca di un lavoro per mantenere la famiglia. L’Ucraina sta affrontando anche questo, ma a livello internazionale manca una informazione adeguata su tutto ciò.

Valeria Frascaro
(16 febbraio 2022)

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