Memorandum d’Intesa Italia Libia: in 5 anni nulla è cambiato

Memorandum d’Intesa Italia Libia
Foto di Sandor Csudai

Il 2 febbraio 2022 sono trascorsi 5 anni dalla firma del Memorandum d’Intesa fra Italia e Libia. È infatti il 2017 quando il presidente del Consiglio dei ministri italiano Paolo Gentiloni e il primo ministro del Governo di Riconciliazione Nazionale libico Fayez al-Sarraj firmano il Memorandum d’intesa sulla cooperazione nel campo dello sviluppo, del contrasto all’immigrazione illegale, al traffico di esseri umani, al contrabbando e sul rafforzamento della sicurezza delle frontiere tra lo Stato della Libia e la Repubblica Italiana. Da quel giorno e grazie a quegli accordi, oltre 82 mila migranti sono stati intercettati in mare e condotti nei centri di detenzione dalla cosiddetta Guardia Costiera libica, di cui oltre 1.200 minori solo l’anno scorso.

Memorandum d’Intesa e milizie e criminali

In questi anni le terribili storie di chi è riuscito a sopravvivere ai centri di detenzione libici si sono moltiplicate, eppure poco o nulla è stato fatto per impedire nuove angherie e mettere fine ai soprusi. Solo pochi giorni fa Amnesty ha denunciato la creazione da parte del governo libico della milizia Autorità per il sostegno alla stabilità, con a capo Abdel Ghani al-Kikli “Gheniwa”, individuo responsabile di gravi crimini contro l’umanità. Fra le ultime atrocità, quelle dello scorso febbraio, quando centinaia di migranti sono stati portati nel centro di detenzione di al-Mayah, gestito proprio dall’Ass: “un luogo sovraffollato e dalla scarsa ventilazione, nel quale i detenuti ricevevano poco cibo e ancora meno acqua ed erano costretti a bere quella degli scarichi dei gabinetti. Pestaggi, lavori forzati, prostituzione forzata, stupri e altre forme di violenza sessuale erano all’ordine del giorno”.

Instabilità politica

A preoccupare è anche la drammatica situazione politica della Libia, con scontri armati avvenuti ieri 17 maggio dopo l’ingresso a Tripoli del premier nominato a febbraio dal parlamento di Tobrudal Fathi Bashagha, che ha quindi deciso di lasciare la capitale insieme ai ministri del suo governo. Nel frattempo il primo ministro del governo di unità nazionale Abdul Hamid Dbeibah, lo stesso che a febbraio 2022 ha autorizzato un versamento di 132 milioni di dinari (quasi 28 milioni di euro) all’Autorità per il sostegno alla stabilità, continua a rifiutare di dimettersi.

Il rinnovo del Memorandum d’Intesa Italia Libia

Il Memorandum d’Intesa Italia Libia scadrà nel febbraio 2023, ma si rinnoverà automaticamente per altri tre anni se le autorità italiane non lo annulleranno entro il 2 novembre 2022. Per questo motivo Amnesty Italia e ASGI il 16 maggio hanno tenuto a Roma una conferenza sul tema. “Cancellare il Memorandum d’Intesa – spiega Matteo de Bellis di Amnesty – non basta. Occorre sostituire le forme della cooperazione con altre misure che garantiscano accessi sicuri e regolari ai richiedenti asilo e migranti. È quindi necessario un meccanismo di gestione degli sbarchi che assicuri il coordinamento dei diversi governi”.

La redistribuzione dei migranti e il gruppo di Visegrad

“Questo sistema – prosegue – potrebbe essere legato alla redistribuzione dei richiedenti asilo in Europa, un ‘meccanismo’ di cui si parla da diversi anni ma che non è mai stato messo in atto, soprattutto per l’opposizione di alcuni paesi dell’Europa centro orientale. Questi paesi in questo momento sono sottoposti a grandissima pressione a causa della guerra in Ucraina, e per questo il blocco di Visegrad sta perdendo forza. Forse sarebbe venuto il momento di provare a riportare in Europa un discorso sulla condivisione delle responsabilità. Se quest’anno passerà alla storia per la guerra in Ucraina e per l’apertura europea ai rifugiati ucraini in fuga, dobbiamo fare in modo che questa apertura offra spiragli di cambiamento anche ad altri, che tanti governi stanno cercando di dimenticare dall’altra parte del Mediterraneo”.

Vincenzo Lombardo
(18 Maggio 2022)

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