Residenza, direttiva Gualtieri: più diritti contro il disagio abitativo

La direttiva sulla residenza, firmata dal sindaco Gualtieri lo scorso 4 novembre, risponde finalmente alla questione del disagio abitativo, uno dei problemi più annosi della Capitale. Il provvedimento supera di fatto l’art.5 del decreto Renzi-Lupi, D.L. 47/2014, che vieta l’accesso alla residenza e l’allaccio ai pubblici servizi per coloro che vivono in immobili occupati.
Una misura di buon senso a lungo attesa, ma non esente da polemiche. È infatti prevista per il 23 novembre alle 17 in Piazza SS. Apostoli una manifestazione, indetta da Movimento per il diritto all’abitare, ActionAid, As.I.A. USB, Nonna Roma, Sunia Roma per chiedere al prefetto di Roma Frattasi un confronto sulla richiesta, avanzata nei giorni scorsi al sindaco di Roma, “di non procedere oltre” nell’applicazione della direttiva.

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La direttiva 1/2022 del sindaco di Roma è un’importante risposta al problema del disagio abitativo. Foto Pixabay

Cosa prevede la nuova direttiva sulla residenza?

Il provvedimento firmato dal sindaco Gualtieri concede agli abitanti più fragili di immobili occupati di ottenere, nella fase provvisoria che precede la loro ricollocazione, l’ottenimento della residenza e l’allaccio ai pubblici servizi.
Esito di un percorso aperto dalla mozione del 7 giugno 2022 della giunta di Roma Capitale approvata a larga maggioranza, con la direttiva 1/2022 vengono definiti i criteri per individuare chi, tra coloro che vivono in stabili occupati, potrà ottenere la residenza. Rientrano in tale categoria le persone:

  • seguite dai servizi sociali;
  • con particolari vulnerabilità (come minori, disabili, ultrasessantacinquenni);
  • con reddito inferiore a quello richiesto per accedere alle graduatorie Erp (Edilizia residenziale pubblica);
  • richiedenti asilo e titolari di protezione internazionale;
  • appartenenti a nuclei familiari in condizione di precarietà abitativa.

L’applicazione dell’articolo 5 del D.L. 47/2014 in questi anni ha di fatto portato, come denunciato a lungo da giuristi ed esperti, ad una criminalizzazione del disagio abitativo, affrontato come un fenomeno riguardante la sfera della pubblica sicurezza con una scarsa considerazione dell’aspetto della marginalità sociale, delle condizioni igienico-sanitarie insufficienti e dell’estrema precarietà dei cosiddetti “occupanti”.

Cosa significa iscrizione anagrafica?

Possedere una residenza è un requisito fondamentale per godere di molti diritti basilari. L’assegnazione di una residenza avviene attraverso la procedura dell’iscrizione anagrafica, cioè l’iscrizione all’Anagrafe dei cittadini residenti in un determinato Comune. Senza iscrizione anagrafica non è possibile:

  • accedere al Sistema Sanitario Nazionale (SSN);
  • accedere ai servizi sociali;
  • richiedere l’assegnazione di un alloggio popolare (graduatorie Erp);
  • usufruire dei servizi di welfare locali e misure di agevolazione economica;
  • iscriversi ad un Centro per l’Impiego;
  • godere dei diritti politici, come la facoltà di votare alle elezioni;
  • aprire una partita I.V.A.

Cosa dice l’articolo 5 del Decreto Renzi-Lupi?

Il controverso art. 5 del D.L. 47/2014 ha suscitato fin da subito molte perplessità per la perentorietà della sua formulazione, temperata poi dalla giurisprudenza successiva, e il complesso intreccio che viene a originare con il godimento dei diritti fondamentali all’abitazione, alla famiglia, alla salute e al lavoro. Il testo del sopracitato articolo recita infatti:

Chiunque occupa abusivamente un immobile senza titolo non può chiedere la residenza né l’allacciamento a  pubblici servizi in relazione all’immobile medesimo e gli atti emessi in violazione di tale divieto sono nulli a tutti gli effetti di legge.

La battaglia delle associazioni e degli attivisti per il diritto alla casa, nonché la mobilitazione delle stesse persone vittime di precarietà abitativa, contro le misure contenute nel D.L. 47/2014 è iniziata fin da subito e si è andata ampliando nel tempo. Basti ricordare, ad esempio, il clamoroso gesto dell’elemosiniere papale Cardinale Krajewski che, nel maggio del 2019, ha ripristinato di propria iniziativa l’allaccio alla rete elettrica per uno degli edifici romani occupato da circa 450 persone. O ancora la campagna di mobilitazione promossa in questi anni da una rete di associazioni composta da: A Buon Diritto Onlus, ActionAid Italia, ASGI Lazio, ASIA – USB, Avvocato di strada odv – sportello di Roma, Caritas Roma, Consiglio italiano per i rifugiati onlus, Enrico Gargiulo (Università di Bologna), Focus-Casa dei Diritti Sociali, Medici Senza Frontiere Italia, Medici per i Diritti Umani, Michele Colucci (CNR), Nonna Roma, Movimento per il diritto all’abitare – Roma.

Ecco perché la direttiva 1/2022 firmata dal sindaco Gualtieri è un provvedimento di svolta per le politiche abitative di una realtà complessa come quella romana. Non un’istigazione all’occupazione abusiva, come denunciato dai detrattori, ma piuttosto un atto dovuto che viene a sanare una situazione di sostanziale ingiustizia.

Silvia Proietti
(22 novembre 2022)

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