Multa a tv turche per servizi su terremoto

Tre emittenti turche sono state multate per i reportage sul terremoto che il 6 febbraio ha devastato il sud-est della Turchia e il nord-ovest della Siria. Le emittenti sanzionate sono finite sotto il mirino per aver denunciato la lentezza nei soccorsi da parte del governo di Erdogan. I tre canali, noti per linee editoriali critiche nei confronti del presidente turco – in particolare Halk IV è fortemente allineata con il partito CHP, principale partito di opposizione – dovranno ora pagare una multa pari al 5% degli introiti del mese di gennaio e sospendere uno dei loro programmi quotidiani per cinque giorni.

Reazioni

“Viviamo in un’epoca in cui denunciare è considerato un crimine”, dichiara il capo dell’Associazione dei giornalisti turchi, Nazmi Bilgin, che sottolinea come le “sanzioni violano il diritto del pubblico di ricevere notizie e il diritto dei terremotati di essere informati”. Aspra anche la reazione del caporedattore di Tele 1, Merdan Yanardas, che ha definito le sanzioni una “totale disgrazia”.

Media e controllo governativo

Ad ottobre la Turchia ha approvato una legge che punisce con tre anni di reclusione la diffusione di “notizie false”. Inoltre, dopo il colpo di stato del 2016 Erdogan ha scatenato una vasta repressione che ha posto gran parte dei media sotto il controllo del governo e dei suoi alleati in affari. Secondo Reporters sans frontières, la Turchia, nel 2022, risultava posizionata, in una classica sulla libertà di stampa, centoquarantanovesima su 180 Paesi. Proprio tutti questi fattori delineano un quadro di insieme che mostra con evidenza quanto lo Stato transcontinentale sia soggetto ad un forte sistema coercitivo in cui non trova più spazio il diritto di espressione e di informazione.

Da considerare poi che quest’anno sono previste le elezioni presidenziali ed Erdogan tenterà la rielezione. Sotto questo profilo, la gestione del terremoto da parte del leader politico appare un aspetto centrale per tentare di catturare il favore della popolazione. Il terremoto, però, non solo ha portato alla luce i forti ritardi nei soccorsi gestiti dall’amminstrazione governativa – “a onor del vero” riportati dalle emittenti televisive – ma anche le responsabilità politiche che hanno promosso una creseita economica guidata dal clientelismo, dalla corruzione e dalla mancanza assoluta di rispetto desli standard di costruzione dettati dalla comunità scientifica e dalle normative nazionali e internazionali vigenti in materia di prevenzione dei rischi dovuti ai disastri naturali. A pagare le conseguenze le 35.418 persone che nel Paese hanno perso la vita.

Cleofe Nisi
(1 marzo 2023)

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