Ci vuole un reddito: migliorare il reddito di cittadinanza

Ci vuole un reddito è la campagna promossa da Arci Roma e altre 30 associazioni capitoline che si occupano di marginalità sociali – come A Buon Diritto Onlus, Asgi, Forum Terzo Settore Lazio, Nonna Roma e altre – per difendere e migliorare il reddito di cittadinanza. Nell’assemblea online del 24 marzo verrà aperto un tavolo di confronto con associazioni e reti di altri territori per intraprendere un percorso comune di mobilitazione nazionale.

ci vuole un reddito
Secondo Fabrizio Balassone della Banca d’Italia, “senza il reddito di cittadinanza nel 2020 ci sarebbero stati un milione di poveri in più”. Foto Pixabay

La povertà non è una colpa

“Furbetti del reddito di cittadinanza”, “parassiti”, stranieri irregolari indebitamente percettori di reddito: di questo si è nutrita negli anni la narrazione dei detrattori del reddito di cittadinanza. Ma l’enfasi mostrata verso i casi di frode nasconde, è facile intuire, un fine politico più sottile: screditare l’assistenzialismo in quanto tale e colpevolizzare la povertà. Anche la retorica del “più lavoro meno assistenzialismo” rischia di essere niente altro che uno slogan perché, se non si analizzano le cause per cui il lavoro non riesce ad essere attrattivo, non ci può essere una vera alternativa. L’estrema precarizzazione dei contratti, l’assenza di un salario minimo, il lavoro sottopagato o nero sono tutti fenomeni che caratterizzano la realtà italiana, come da anni denunciato dal presidente dell’INPS Pasquale Tridico e come ormai sotto gli occhi di tutti.

“Proprio per combattere la narrazione strumentale degli ultimi anni, sentiamo forte la necessità di portare avanti una contronarrazione che parta dalle esperienze di chi opera concretamente nei territori e si confronta tutti i giorni con le marginalità sociali, distribuendo pacchi alimentari, assistendo i cittadini che vivono in occupazioni edilizie, lavorando presso gli sportelli di assistenza per la compilazione della domanda di reddito di cittadinanza”, spiega Ilaria Manti dell’associazione Nonna Roma. “Accanto agli operatori è necessario dare voci e volti agli stessi percettori del reddito, per ribadire che la povertà non è una colpa. La grande scommessa, dal 24 marzo in poi, è proprio quella di riuscire a dare vita a una campagna nazionale, fatta di tante iniziative e attivismo, che diventi un percorso veramente partecipato e non identitario.”

Reddito di cittadinanza vs MIA

In Italia sono circa 5,6 milioni coloro che vivono in povertà assoluta, ovvero che non riescono ad avere accesso a beni e servizi considerati essenziali; circa 15 milioni le persone a rischio esclusione sociale”. Si apre così l’appello della campagna Ci vuole un reddito, lanciato negli stessi giorni in cui il governo italiano è alle prese con la definizione della nuova MIA, Misura di Inclusione Attiva, che verrà a sostituire il reddito di cittadinanza. Secondo le indiscrezioni pubblicate dal Corriere della Sera, la bozza del testo che approderà a fine mese al Consiglio dei Ministri è basata principalmente su alcuni punti:

  • distinzione tra percettori occupabili e non occupabili: nel primo caso il sussidio si ridurrebbe a 375 euro per 12 mesi;
  • accesso alla misura per cittadini italiani o UE, oppure cittadini stranieri con permesso di soggiorno per lungo soggiornanti con un requisito di residenza continuativa ridotto a 5 anni, rispetto agli attuali 10;
  • limite ISEE ridotto a 7 200 euro rispetto agli attuali 9 360 euro, con possibilità per uno dei membri del nucleo familiare di svolgere un’attività da lavoro dipendente per un massimo di 3 000 euro annui;
  • obbligo di formazione-lavoro, dai 16 ai 59 anni, per i componenti del nucleo familiare qualora non impegnati in un percorso di studi.

Noi contestiamo profondamente l’assetto della riforma, sia nei principi di fondo che nelle misure concrete che, tra l’altro, allo stato attuale sono ipotesi non ancora sottoposte all’approvazione del MEF. Stiamo pur sempre parlando di una bozza, anche se la linea di fondo rimane chiara. Quella in discussione in questi giorni è una riforma dichiaratamente restrittiva, che si è nutrita di anni di retorica contro l’assistenzialismo e della lotta ai furbetti del reddito di cittadinanza. Anche misure apparentemente più inclusive, come la riduzione del requisito di permanenza in Italia per i cittadini stranieri, in realtà sono frutto dell’inevitabile accoglimento dell’obbligo della Commissione Europea al solo scopo di evitare sanzioni. Una modifica veramente inclusiva andrebbe nella direzione di eliminare del tutto il criterio della residenza per i cittadini stranieri.”

Ci vuole un reddito, contrariamente alla direzione intrapresa dal Governo, intende promuovere una riforma in senso estensivo del reddito di cittadinanza. “La misura attualmente in vigore non è esente da criticità, bene evidenziate nella Relazione del Comitato Scientifico per la valutazione del Reddito di Cittadinanza, guidato da Chiara Saraceno. Noi vogliamo superarle non riducendo ma ampliando le forme di tutela. Per esempio, uno dei punti centrali su cui insistere è quello dell’individualità del reddito, che deve essere svincolato dal nucleo familiare per poter essere efficace per affrontare, per esempio, questioni complesse come la violenza domestica.”

Meno poveri con il reddito di cittadinanza

Per avere un’idea chiara su una questione così centrale nel dibattito pubblico di questi giorni è utile affidarsi ai dati. Il reddito di cittadinanza (RdC) è stato introdotto in Italia con il D.L. 4 del 28 gennaio 2019. Pur non essendo nei fatti un reddito di base vero e proprio – cioè il reddito erogato a chiunque sia in possesso di una specifica cittadinanza –  ma una forma di ammortizzatore sociale, è stato fin dalla sua introduzione contestato da più parti per la sua duplice natura di strumento assistenziale e di promozione di politiche attive del lavoro. Sebbene si tratti di una misura da migliorare in molti punti, secondo quanto dichiarato anche dal Capo del Servizio Struttura economica della Banca d’Italia Fabrizio Balassone nel corso dell’Audizione preliminare all’esame della manovra economica per il triennio 2023-2025 , “senza il reddito di cittadinanza nel 2020 ci sarebbero stati un milione di poveri in più”.

Secondo i dati INPS relativi a gennaio 2023 sono stati 2,47 milioni i beneficiari di reddito o pensione di cittadinanza, con un importo medio mensile erogato a livello nazionale di 563 euro.

I beneficiari di reddito e pensione di cittadinanza, dal 2019 al 2023. Fonte: INPS – Osservatorio sul reddito e pensione di cittadinanza

Di questi 2,18 milioni sono cittadini italiani, 198 000 cittadini extra-UE con permesso di soggiorno UE e 83 000 cittadini europei. Si tratta di dati che smentiscono un’altra retorica denigratoria associata al reddito di cittadinanza, misura che verrebbe erogata indiscriminatamente ai cittadini stranieri anche irregolari.

Secondo i dati Openpolis fino all’anno 2021 l’importo medio del RdC per i cittadini extra-UE è stato, invece, di circa 90 euro in meno al mese, perché i parametri adottati dalla misura tendono a sfavorire le famiglie numerose, più frequenti tra gli stranieri.

👉 L'appello di Ci vuole un reddito

👉 La pagina Facebook della campagna

Silvia Proietti
(15 marzo 2023)

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