Cresce la povertà tra i lavoratori stranieri, anche se è in ripresa il tasso di occupazione: questo il dato che maggiormente emerge dal XII Rapporto Gli stranieri nel mercato del lavoro in Italia, pubblicato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali (MLPS) relativamente alla situazione dell’anno 2021.
Povertà assoluta in crescita per le famiglie straniere
Nel biennio della pandemia l’Italia ha registrato un’impennata dell’indice di povertà assoluta, cioè la situazione in cui non si dispone delle risorse primarie per il sostentamento, con ben 1 900 000 famiglie (7,5% del totale) sotto la soglia di povertà nel 2021. Se consideriamo il dato relativo alle famiglie straniere la situazione peggiora drasticamente: nel 2021 sono scese sotto la soglia di povertà assoluta 489 000 famiglie di soli stranieri, il 30,6% del totale, mentre nel 2020 rappresentavano soltanto il 26,7%. Hanno visto un miglioramento le famiglie miste, in cui il dato passa dal 22,2% del 2020 al 17% nel 2021. Le famiglie di soli italiani in povertà assoluta in percentuale sono molte meno: il 5,7%.
Tra le caratteristiche che meglio identificano le famiglie straniere sotto la soglia di povertà rispetto a quelle italiane troviamo:
- età anagrafica più bassa del “capofamiglia” (45 contro 59 anni degli italiani);
- maggiore ampiezza (3,1 componenti contro 2,7);
- nel 30,7% casi includono figli minori.
Povertà e situazione occupazionale
L’ampiezza del nucleo familiare è sicuramente uno dei fattori che più espone al rischio di povertà assoluta, ed è confermata da un dato allarmante: le famiglie di stranieri con 5 o più componenti mostrano valori quasi tre volte superiori rispetto a quelle di soli italiani (43,9 % contro 15,3%); se, nello specifico, i figli a carico sono tre o più di tre il dato raggiunge il 46,6% tra quelle di soli stranieri, contro il 13,4% delle italiane.
Ancora più drastica la situazione se si analizza il dato relativo alle famiglie straniere con 3 o più figli minori a carico: in questo caso la povertà assoluta arriva a colpirne ben il 52,1% (il dato relativo alle famiglie di soli italiani si ferma al 13%).
Il rischio di scendere sotto la soglia di povertà assoluta è strettamente correlato alla situazione occupazionale dei componenti, soprattutto del capofamiglia. Se il capofamiglia è in cerca di occupazione il tasso raggiunge il 43,5% nelle famiglie con stranieri, mentre si ferma al 17,3% nelle famiglie di soli italiani; se invece è un occupato dipendente il tasso scende rispettivamente al 24,7% e al 4,2%; nel caso di lavoratori autonomi, infine, i valori si attestano al 28,5% e al 5,7%.
In crescita l’occupazione degli stranieri
Sebbene nel pieno della pandemia l’OCSE abbia lanciato un allarme relativo alla maggiore vulnerabilità della popolazione migrante alle ripercussioni del Covid-19 sul piano della salute e dell’occupazione, la situazione del 2021 in Italia sul piano occupazionale sembra essersi assestata, avvicinandosi ai livelli pre-pandemia. Rispetto al 2020 il tasso di occupazione registra livelli più favorevoli per gli stranieri: il numero degli occupati stranieri ha registrato, infatti, un incremento del 2,4%, contro lo 0,6% degli italiani.
Il 2021 ha visto, inoltre, una progressiva riduzione del divario nei dati relativi alle situazioni occupazionali dei cittadini stranieri rispetto agli italiani. Il tasso di occupazione degli stranieri è infatti al 57,8% (58,3% quello degli italiani), la disoccupazione al 14,4% (9% tra gli italiani), l’inattività al 32,4% (35,9%). Confrontando i livelli occupazionali di italiani e stranieri emerge, invece, un maggior divario di genere relativo alle occupate straniere donne, che registra una forbice di almeno 20 punti percentuali rispetto agli uomini.
Settori lavorativi e comunità straniere
Complessivamente nel 2021 risultano in Italia 1 164 000 cittadini stranieri comunitari in età da lavoro e 2 657 000 extra-UE. I settori con la più alta incidenza di occupati stranieri extra-UE sono:
- servizi collettivi e personali (34,4% del totale degli occupati);
- agricoltura (18,0%);
- costruzioni (15,5%);
- alberghi e ristoranti (15,3%);
- trasporto e magazzinaggio (12,5%).
Tra le comunità extra-UE quelle che registrano i tassi di occupazione più alti sono:
- 🇵🇭 filippini (71,8%);
- 🇵🇪 peruviani (68,2%);
- 🇲🇩 moldavi (66,1%);
- 🇨🇳 cinesi (65,8%);
- 🇪🇨 ecuadoriani (64,4%);
- 🇺🇦 ucraini (64,3%);
- 🇱🇰 srilankesi (63,9%).
Per quanto riguarda il divario di genere si segnalano tassi di occupazione femminile inferiori rispetto a quelli maschili pressoché in tutte le comunità, con livelli a volte allarmanti come quello registrato per la comunità egiziana, in cui il 57,5% delle donne risulta disoccupata.
Silvia Proietti
(28 settembre 2022)
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