Lavoratori stranieri: il 2020 fotografato dal rapporto MLPS

lavoratori stranieri
L’XI Rapporto “Gli stranieri nel mercato del lavoro in Italia”. Foto di Nate Johnston per Unsplash

Il 35% degli occupati scomparsi dal mercato del lavoro in Italia nel 2020 è straniero: è quanto emerge dall’XI Rapporto Gli stranieri nel mercato del lavoro in Italia pubblicato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali (MLPS). L’imprenditoria straniera in Italia, tuttavia, è l’unica ad essersi dimostrata vitale, riscontrando un tasso di crescita dell’1,9% rispetto all’anno precedente. Questo è il quadro variegato che emerge dal complesso 2020 dei lavoratori stranieri in Italia.

Occupati, disoccupati e inattivi

Nel 2020 sono poco più di 4 milioni i cittadini stranieri in età da lavoro, cioè con un’età compresa tra i 15 e i 66 anni. Di questi 2.346.088 sono occupati, 352.117 in cerca di lavoro e 1.364.983 gli inattivi, cioè coloro che non hanno lavoro e non sono in cerca di occupazione.
Questi ultimi, in particolare, hanno fatto registrare rispetto all’anno precedente un incremento che oscilla tra il 15,1% dei cittadini extra UE e il 18,7% degli stranieri UE, indice di un aumento di sfiducia nelle concrete possibilità, percepite ma anche reali, di trovare un nuovo impiego. Ben il 50,2% dei lavoratori extra UE e il 52,9% dei comunitari che hanno perso il lavoro nel corso del 2020, infatti, è passato da una condizione di occupazione a quella di inattività, rinunciando cioè alla ricerca attiva di un nuovo impiego.
Rispetto all’anno precedente il numero degli occupati stranieri è calato del 6% per quanto riguarda i cittadini extra UE, e del 7,1% tra i comunitari. Un dato che assume maggior rilievo se confrontato con quello relativo agli italiani, fermo ad un -1,4%.

Stranieri che hanno perso il lavoro

Circa 93.400 cittadini Extra UE e 50.000 comunitari hanno perso il lavoro nel 2020, i primi in maggioranza uomini (58%) mentre gli altriprincipalmente donne (62%), ma in entrambi i casi concentrati nella fascia anagrafica giovanile che va dai 25 ai 34 anni. I settori più colpiti sono stati:

  • professioni qualificate nelle attività ricettive e della ristorazione, -17,7% tra gli extra UE e -16,8% tra i comunitari;
  • professioni non qualificate nel commercio e nei servizi, -15,7% extra UE e -12,9% comunitari;
  • professioni qualificate nei servizi culturali, di sicurezza e alla persona, -13,6% extra UE e -16,7% comunitari.

La misura della vulnerabilità

La Direzione Studi e Ricerche ANPAL ha elaborato un modello che consente di analizzare le variabili che incidono sul rischio di perdere il lavoro cui sono esposte determinate categorie di individui. Le caratteristiche prese in esame sono:

  • cittadinanza;
  • genere;
  • classe di età;
  • titolo di studio;
  • livello di skill della professione (ad alta o bassa specializzazione);
  • tipologia di lavoro (autonomo, subordinato ecc.);
  • settore economico;
  • territorio di residenza.

Dalle stime ottenute emerge chiaramente che la condizione di cittadina straniera di sesso femminile, giovane, con un livello di istruzione basso, occupata in professioni scarsamente qualificate e residente nel Meridione espone ad una maggiore vulnerabilità occupazionale, cioè a una probabilità più alta di perdere il lavoro. Un quadro che viene confermato anche dai dati relativi al rischio percepito dai lavoratori di perdere il lavoro, nettamente superiore tra gli stranieri extra UE in giovane età, a dimostrazione del fatto che vulnerabilità occupazione percepita e concreta procedono fondamentalmente di pari passo.

Le nazionalità: tendenze e controtendenze

All’interno della variegata compagine dei lavoratori stranieri si individuano linee di tendenza contrastanti, con alcune nazionalità che hanno registrato anche nel 2020 tassi di occupazione positivi.
Nel 2020 le comunità registrano i più alti tassi di occupazione sono:

  • 🇵🇭 filippini, 72,5%;
  • 🇨🇳 cinesi, 68,7%;
  • 🇵🇪 peruviani, 67,1%;
  • 🇱🇰 srilankesi, 64,5%.

La crisi economica post-pandemia, tuttavia, ha fatto registrare un incremento nel numero di occupati soltanto per alcune comunità: ghanese (+29,2%), albanese (+4,7%), srilankese (+2,5%), bangladese (+1,1%) e indiana (+0,2%).
Tassi di disoccupazione decisamente negativi hanno fatto registrare, invece, la comunità egiziana (-20,6%), quella peruviana (-11%), cinese (-10,6%), ecuadoriana (-9,8%), moldava (-7,5%) e filippina (-5,8%).

Lavoratori autonomi, dipendenti e imprenditori

La componente di occupati stranieri extra UE nel mercato del lavoro italiano assume caratteristiche e percentuali differenti all’interno dei diversi inquadramenti contrattuali.

Lavoratori dipendenti

All’interno della categoria dei lavori dipendenti, i lavoratori stranieri si concentrano principalmente in due settori:

Lavori domestici 🇺🇦 🇵🇭 🇲🇩 🇵🇪 🇱🇰
Ben il 45,4% dei lavoratori in questo settore è costituito da cittadini extra UE, con una netta prevalenza della componente femminile (83,6%). Le nazionalità maggiormente rappresentate sono quella ucraina (20,9%), filippina (16,1%), moldava (9,6%), peruviana (7,1%), srilankese (6,8%).

Agricoltura 🇲🇦 🇮🇳 🇦🇱
Gli stranieri extra UE rappresentano il 20,9% del totale dei lavoratori. Nell’83% dei casi si tratta di uomini, provenienti principalmente da Marocco (16,1%), India (15,5%), Albania (15%).

Lavoratori autonomi

Artigiani 🇦🇱 🇨🇳 🇲🇦 🇪🇬 🇹🇳
L’8,4% degli artigiani regolarmente iscritti al fondo pensionistico INPS nel 2020 è di origine straniera ed extra UE. Si tratta principalmente di uomini (81,9%) e più di un terzo ha un’età inferiore ai 40 anni. Le nazionalità prevalenti sono: albanese (25,3%), cinese (14,1%), marocchina (9,7%), egiziana (8,8%) e tunisina (5,5%).

Commercianti 🇲🇦 🇨🇳 🇧🇩 🇸🇳
In Italia sono 217.425 i commercianti di origine extra UE, il 10,3% del totale. Anche in questo caso si tratta in prevalenza di uomini (72,4%) con una netta prevalenza di under-40. Le nazionalità maggiormente rappresentate sono: marocchina e cinese, che insieme contano ben il 41,2% del totale, bangladese (12,7%) e senegalese (6,2%).

Imprenditori

Nel corso del 2020 il numero di imprese di cittadini extra UE in Italia si è accresciuto di 7.423 unità (+1,9%), rappresentando ben il 12,5% del totale. I settori prevalentemente interessati sono:

  • attività di famiglie e convivenze come datori di lavoro, 75%;
  • noleggio, agenzie di viaggio, servizi di supporto alle imprese, 23,7%;
  • costruzioni, 18,2%;
  • attività dei servizi di alloggio e di ristorazione, 12,1%.

Nella maggior parte dei casi, il 70%, si tratta di imprese di piccole dimensioni, con un solo addetto. Le nazionalità maggiormente rappresentate sono:

  • 🇲🇦 marocchina, 63 813;
  • 🇨🇳 cinese, 52 534;
  • 🇦🇱 albanese, 34 730;
  • 🇧🇩 bangladese, 31 048.

Se si analizzano invece i dati relativi alla componente femminile, sono le donne ucraine (54%), cinesi (46,6%), brasiliane (41,6%) e nigeriane (41,6%) a registrare le percentuali maggiori.


Leggi il rapporto completo


Silvia Proietti
(25 agosto 2021)

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