“La ripartenza comincia dal mondo del lavoro”: questo il messaggio che dalla manifestazione dei lavoratori agricoli immigrati arriva all’intero Paese.
Indetto dalla Flai Cgil, lo sciopero dei lavoratori migranti della Piana di Gioia Tauro, che si sono riuniti nella manifestazione del 28 giugno a Reggio Calabria, ha rivendicato: tempi rapidi per le regolarizzazioni con rilascio o rinnovo del Permesso di Soggiorno; inclusione di tutti i migranti nella campagna vaccinazioni; interventi di sistema per un’accoglienza dignitosa; intensificazione del contrasto allo sfruttamento e al caporalato.
La lotta degli invisibili per la centralità del lavoro
Questi gli obiettivi specifici della lotta dei migranti delle campagne calabresi per affermare la visibilità del loro lavoro, così essenziale per tutti e così sommerso nel mare dell’indifferenza. Ma questa iniziativa sindacale ha un significato più generale: porre all’attenzione di tutti la centralità del lavoro, perché è qui che si concentrano sfruttamento, aggiramento delle norme, umiliazione.
“Bisogna tornare a parlare del lavoro come emancipazione della persona, come valore fondante dell’intero sistema Paese”, dice Jean René Bilongo, organizzatore dell’iniziativa e responsabile per la Flai-Cgil dell’Osservatorio Placido Rizzotto. Richiamando l’art. 1 della Costituzione, Bilongo lancia un’accusa all’inerzia di istituzioni e politica, che di fatto ha determinato la trasformazione del mondo del lavoro in un terreno di divisioni e degrado. Le questioni che riguardano i migranti vengono sempre relegate all’ultimo posto, ma “il mondo del lavoro è multietnico e non si può prescindere dalla loro integrazione nel tessuto sociale per garantire sviluppo e coesione all’intera società”.
Tempi lunghi delle regolarizzazioni: un freno all’integrazione
Quando si parla di lavoro dei migranti lo si associa a sfruttamento e morte, ma anche nella Piana di Gioia Tauro ci sono molte realtà positive di integrazione, ancora agli albori, ma significative: lavoratori con regolare permesso di soggiorno che vivono in osmosi col territorio. Questi sono i percorsi virtuosi da sostenere, incentivare e far conoscere affinché possano espandersi. Il problema è, però, che anche quando si fanno importanti passi avanti, come con il Decreto Bellanova sulle regolarizzazioni, poi non si agisce nei tempi e nelle modalità previste dalla legge, determinando così il prolungarsi dello stato di precarietà e invisibilità. L’inaccettabile lentezza delle procedure è un freno all’integrazione. In questo modo – secondo Bilongo – i lavoratori si sentono presi in giro e perdono la fiducia nelle istituzioni. “La normalità nel lavoro e nelle condizioni di vita è diventato un obiettivo da raggiungere con le proteste e le lotte. Per questo intendiamo replicare altrove l’iniziativa del 28 a Reggio Calabria. Questa lotta non riguarda solo i migranti, gli invisibili, bensì tutto il mondo del lavoro e solo con l’unione di tutti i lavoratori si potrà ripartire”.
Luciana Scarcia
(29 giugno 2021)
Leggi anche:
Regolarizzazioni: come valutano il Decreto i sindacati
Coronavirus e caporalato
Invisibili ma necessari: immigrati e lavoro agricolo
26 clan criminali nel business agroalimentare