Paesi di origine sicuri: 4 nuovi nell’aggiornamento del 2023

Paesi di origine sicuri: nella nuova revisione dell’elenco di marzo 2023 entrano Costa D’Avorio, Gambia, Georgia, Nigeria e viene confermata la cancellazione dell’Ucraina, già sancita nel marzo 2022. Salgono in totale a 16 i Paesi di origine ritenuti sicuri dall’Italia con il decreto pubblicato dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, che ha un impatto significativo sull’analisi delle domande di asilo dei migranti provenienti da questi territori.

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Mofidicata a marzo la lista dei Paesi di origine sicuri. Foto Unsplash

Paesi di origine sicuri: le conseguenze sul diritto d’asilo

La prima lista di Paesi di origine sicuri (POS) è stata pubblicata in Italia nel 2019 e, fatto salvo il Decreto del 9 marzo 2022 che ha sancito la cancellazione dell’Ucraina dalla lista a seguito dello scoppio del conflitto, non è stata mai sottoposta a revisione. È stato con il Decreto legislativo 25 del 28 gennaio 2008 che l’Italia, accogliendo la direttiva europea, ha aperto alla possibilità di redigere un elenco di Paesi di origine sicuri da aggiornare periodicamente.
Ai richiedenti asilo provenienti da un POS viene applicata una procedura accelerata di analisi della domanda di asilo: in altre parole, a meno che il richiedente non dimostri di avere seri motivi per ritenere quel Paese non sicuro alla luce della sua situazione specifica, la sua domanda d’asilo viene ritenuta manifestamente infondata, data la supposta non pericolosità del ritorno al Paese di origine. A detta di molti giuristi e associazioni a tutela dei migranti si tratta di una pratica che mina una delle fondamenta del diritto di asilo, cioè l’analisi individuale – caso per caso – della richiesta.

Con l’aggiornamento di marzo 2023 vengono ritenuti sicuri: Albania, Algeria, Bosnia-Erzegovina, Capo Verde, Costa d’Avorio, Gambia, Georgia,  Ghana,  Kosovo,  Macedonia  del Nord, Marocco, Montenegro, Nigeria, Senegal, Serbia e Tunisia.

Sono 22 i Paesi UE che adottano una lista dei Paesi di origine sicuri. L’Albania è presente in 20 liste su 22. Fonte: EUAA, Applying the Concept of Safe Countries in the Asylum Procedure

L’individuazione dei POS

Ad oggi non sono state pubblicate le schede di valutazione redatte dal Ministero degli Esteri su ogni singolo Paese incluso nell’elenco, che contengono un’analisi del contesto politico e sociale e una valutazione sul rispetto dei diritti umani. Come per il precedente del 2019, soltanto attraverso una richiesta di accesso civico agli atti potranno essere rese note.
“I nuovi Paesi inclusi nella lista sono a grandi linee quelli che negli ultimi mesi hanno registrato un aumento delle richieste di asilo,” spiega Rita Vitale, coordinatrice dello Sportello Legale di A Buon Diritto Onlus “o sono Paesi che hanno fatto registrare un’alta percentuale di dinieghi”.

Secondo gli ultimi dati del Ministero dell’Interno riferiti all’anno 2021, il Gambia ha fatto registrare il 78% di dinieghi a fronte di 1.647 domande pervenute, la Costa d’Avorio il 75%, Nigeria e Georgia il 68%.

Fonte: Commissione Nazionale per il diritto di asilo, Dati asilo anno 2021

“Sono i Paesi caratterizzati da una migrazione prevalentemente economica i più esposti al rischio di essere inclusi nella lista dei POS. Quella dalla Costa d’Avorio, per esempio, è principalmente una migrazione economica caratterizzata da una larga componente femminile, con un percorso migratorio che fa tappa in Tunisia per assenza di visto. Così come la migrazione dalla Georgia, composta anche in questo caso per la maggior parte da donne candidate a svolgere lavoro domestico, e la migrazione dal Gambia, composta per la maggior parte da giovani uomini, anche se non sono infrequenti riconoscimenti di status a causa di persecuzione sulla base dell’orientamento sessuale e rischio tortura.

Colpisce maggiormente l’inclusione della Nigeria che è un Paese con molte problematiche: larga incidenza del fenomeno della tratta, presenza di gruppi terroristici come Boko Haram, organizzazioni di stampo mafioso che agiscono sul territorio del Delta del Niger. È vero che nel D. Lgs. 25/2008 si precisa che la designazione di un Paese di origine sicuro può essere fatta con l’eccezione di parti del territorio o di categorie di persone, ma bisogna capire concretamente come si orienteranno in futuro le Commissioni territoriali. La tutela delle donne nigeriane vittime di tratta, qualora richiamata nella scheda del Ministero degli Esteri, difficilmente potrà conciliarsi con la procedura accelerata, proprio in termini di tempistiche necessarie per poter far emergere l’effettivo rischio in caso di rimpatrio.”

Accordi bilaterali e lista POS: cosa ci dicono

Non è facile stabilire se effettivamente esista un nesso tra la stipula di accordi bilaterali sul freno delle partenze e sui rimpatri e l’inclusione dei Paesi nella lista dei POS. La difficoltà di accedere alle informazioni relative agli accordi stipulati dall’Italia con Paesi terzi in merito al tema dei flussi migratori e dei rimpatri, spesso mascherati da intese di polizia esenti dall’obbligo di pubblicità, è stata più volte richiamata da associazioni a tutela dei migranti. In questo quadro diventa sempre più difficile vigilare sulla natura di questi accordi, sul loro contenuto e quindi sui loro effetti.
Per via indiretta, attraverso la ricognizione delle quote di ingresso riservate ai Paesi che hanno sottoscritto con l’Italia accordi in tema immigrazione nell’ultimo Decreto flussi, risulta che tutti i Paesi inclusi nella lista di POS, ad eccezione di Macedonia del Nord e Capo Verde, sono anche destinatari di quote riservate nel Decreto flussi perché impegnati in qualche modo con l’Italia nel controllo dei flussi migratori o nei rimpatri.
Il D. Lgs. 25/2008, all’art. 2-bis, stabilisce che:

La valutazione volta ad accertare che uno Stato non appartenente all’Unione europea è un Paese di origine sicuro si basa sulle informazioni fornite dalla Commissione nazionale per il diritto di Asilo […] nonché su altre fonti di informazione, comprese in particolare quelle fornite da altri Stati membri dell’Unione europea, dall’EASO, dall’UNHCR, dal Consiglio  d’Europa e da altre organizzazioni internazionali competenti.

In attesa della pubblicazione delle schede relative all’analisi di ogni singolo POS, e fatte salve le rilevazioni sui Paesi già inclusi nell’elenco del 2019, è utile compiere una ricognizione degli accordi in tema migrazione stipulati dall’Italia negli ultimi anni.

Costa D’Avorio

Prima il Ministro dell’Interno Lamorgese nel 2021, poi l’attuale Ministro dell’Interno Piantedosi nello scorso marzo si sono recati in Costa D’Avorio per stipulare accordi sul versante dei rimpatri. Secondo i dati del Cruscotto Immigrazione del Ministero dell’Interno la maggior parte dei migranti sbarcati sulle coste italiane nel 2023 proviene proprio dalla Costa D’Avorio, 5.204 sul totale di 31.292.

È destinataria di 3 Progetti di sostegno allo sviluppo in Paesi di provenienza dei flussi migratori sotto l’egida del Ministero dell’Interno.

Gambia

Sono due gli accordi che interessano il Gambia sul tema migratorio, un primo accordo UE – Gambia del 2018 e un accordo di rimpatrio Italia – Gambia, non ancora resi pubblici.

Georgia

È del 7 marzo la notizia della stipula di un accordo di cooperazione del Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale con l’organismo di garanzia della Georgia in materia di rimpatri.

Nigeria

La Nigeria viene segnalata da più fonti internazionali come capitale mondiale della tratta. Nel 2021 ben due rapporti EUAA (ex-EASO), uno dei quali incentrato esclusivamente sul fenomeno della tratta di donne e bambini, sono stati dedicati all’analisi della complessa situazione del Paese. Insieme a Gambia, Costa d’Avorio e Senegal ha stipulato con l’Italia accordi di rimpatrio non ancora resi pubblici.


DECRETO 17 marzo 2023 – Aggiornamento periodico della lista dei Paesi di origine sicuri per i richiedenti protezione internazionale


Silvia Proietti
(11 aprile 2023)

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