I Patti educativi di Comunità per un futuro inclusivo

Patti educativi

Costruire ponti per un Futuro inclusivo: i Patti di Comunità per un alleanza educativa in grado di contrastare la dispersione scolastica e la povertà educativa, questo l’ambizioso proposito che si prefigge il Vademecum presentato nei giorni scorsi da Rete EducAzioni a Roma,  nell’ Aula Magna dell’Istituto Leonardo da Vinci, affollata da un’attenta platea di docenti e dirigenti scolastici, provenienti da diverse regioni della penisola per testimoniare le appassionate esperienze scolastiche realizzate nei loro territori, grazie alle sinergie attivate con gli altri soggetti della comunità educante. Progetti che hanno contribuito ad arginare i fenomeni della dispersione scolastica e della povertà educativa, riqualificando al contempo i territori.

Il Vademecum di Rete EducAzioni

Il documento, elaborato da un gruppo di lavoro composto da docenti, dirigenti scolastici ed esponenti del terzo settore, si pone l’obiettivo di mettere a sistema le esperienze finora sperimentate nei singoli territori, per rendere strutturale una pratica nata nel 2020, in periodo di Pandemia. Di fatto, i patti educativi di comunità sono uno strumento introdotto dal MIUR, Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca, che li ha indicati come modello per garantire la ripresa delle attività scolastiche dopo il Covid. Nel contesto emergenziale, l’accordo con i presìdi educativi al di fuori della scuola (come biblioteche, musei e altri spazi) era una modalità per consentire la didattica in presenza.

 Patti educativi di Comunità: obiettivi 

I Patti Educativi di Comunità, ora, per avere un impatto concreto, devono :
superare il terreno dell’azione sperimentale e straordinaria per diventare strumento di policy ordinario, cioè azioni strutturate poste in essere da soggetti pubblici e privati;
combattere la povertà educativa e la dispersione scolastica;
potenziare processi di sviluppo delle reti territoriali intorno alla “scuola aperta” e allo sviluppo locale sostenibile;
dare vita ad una “comunità educante” più coesa ed efficace.

Come è stato più volte ribadito dai relatori e dal discorso introduttivo di Andrea Marniroli, coordinatore del Forum Disuguaglianze e Diversità, rete nazionale afferente a Rete EducAzioni, che ha dato il via ai lavori e presentato il documento, non esistono modelli applicabili in tutte le situazioni, ma dall’osservazione e dal lavoro di confronto delle diverse comunità educanti sono nati alcuni principi che possono essere adattati alle esigenze dei vari territori del Paese. Si parte dunque dalle esperienze già esistenti, che sono numerose e spesso già di successo e si cerca di estenderle ai territori che ne sono privi, coordinando le risorse pubbliche e private, vincendo anche le diffidenze della scuola che, a volte, teme di venire impoverita, o addirittura “svuotata” dall’apertura ai soggetti esterni.
I Patti educativi non sono
• luoghi di svuotamento della scuola pubblica, al contrario ne potenziano il funzionamento.
• luoghi per vincere progetti ma per creare alleanze educative, spazi in cui si prova, attraverso una mappatura dei bisogni e delle risorse, a mettere a sistema i diversi interventi e i differenti finanziamenti. La scuola, in questo processo, non ha un ruolo subalterno bensì di coordinamento anche dei soggetti privati del territorio, diviene il perno di un progetto educativo che si realizzi nella collaborazione con gli attori e i soggetti esistenti sul territorio, diviene il centro propulsore della comunità educante.

La comunità educante

La comunità educante è composta dai soggetti coinvolti nella cura e nell’educazione dei minori, e, oltre alla scuola e alla famiglia, comprende le organizzazioni del Terzo settore, il privato sociale, le istituzioni pubbliche, la società civile, le parrocchie, le Università, il settore economico, e i/le giovani stessi/e. Una comunità che educa gli adulti di domani ma che si fa anche educare e cambiare da loro. Potenziare e coordinare la comunità educante, attraverso interventi co-progettati dai soggetti che la compongono, può costituire un argine al fenomeno della povertà educativa minorile che affligge il nostro Paese.

La povertà educativa e la dispersione scolastica

Tra gli obiettivi principali dei Patti rientrano il contrasto alla povertà educativa e alla dispersione scolastica, come si è detto, attraverso un approccio partecipativo e la valorizzazione delle esperienze e delle risorse già esistenti.
Per quanto riguarda la situazione in Italia, questi i dati ufficiali, provenienti da tre fonti principali: il Ministero dell’Istruzione e del Merito, , l’ISTAT Rapporto annuale 2023. La situazione del Paese e l’INVALSI: 
• Il tasso di abbandono scolastico è pari al 12,7% – Sicilia ( 21,1%9, Puglia (17,6%) Campania (16,4%) e Calabria (14%);l’Italia è il terzo paese in Europa per abbandoni scolastici
• La percentuale dei NEET ( cioè dei giovani che non studiano e non lavorano) è invece del 23,1%;
Il fenomeno della dispersione riguarda soprattutto:
• i maschi , nella fascia di età 14-15 anni
• gli studenti delle regioni meridionali
• gli alunni stranieri nati all’estero.
Il periodo di passaggio tra le scuole medie e le superiori è ad oggi il momento più critico.

La partecipazione attiva degli studenti rappresenta un elemento chiave per sviluppare quella competenza denominata “cittadinanza attiva”, rendendo i giovani protagonisti non solo della progettazione dei percorsi di apprendimento, ma anche attori più consapevoli nell’intero del processo di apprendimento.

Educare gli adulti

Nell’ambito dei patti educativi di comunità i Centri d’istruzione degli adulti (CPIA) sono chiamati a realizzare azioni di contrasto della povertà educativa degli adulti realizzando le reti territoriali per l’apprendimento permanente in collaborazione con enti locali e soggetti del terzo settore.
Numerose indagini, infatti, attestano che i bassi livelli di competenza del contesto familiare e sociale in cui vive la persona di minore età sono la principale determinante degli insuccessi scolastici e questi ultimi sono una delle principali ragioni di esclusione/autoesclusione degli adulti dalla partecipazione alle attività formative.

I percorsi extra scolastici

Importante, perché i Patti abbiano efficacia, è la capacità della scuola di dialogare con esperienze diverse, arricchendo il curricolo scolastico standard attraverso un numero maggiore di occasioni di apprendimento non formale e informale che consentano lo sviluppo di competenze chiave per l’apprendimento permanente e competenze trasversali.
I progetti validi sono quelli che sanno includere il territorio circostante, utilizzare e sviluppare spazi ‘comuni’, come strade e piazze, parchi, teatri, biblioteche, cinema, musei, progettando attività extra scolastiche più adeguate ai bisogni dei cittadini, grandi e piccoli, promuovere la partecipazione informata e consapevole della comunità, in primis dei bambini e delle bambine, dei ragazzi e delle ragazze.

Le scuole d’infanzia e i nidi

Inoltre, nell’attuazioni di più incisivi patti educativi, centralità educativa e risorse devono riguardare i servizi educativi per l’infanzia, quindi i nidi, le scuole dell’infanzia ed i servizi integrativi, quali ludoteche ed i centri per bambini e genitori, fondamentali per il successo formativo e l’autonomia delle bambine e dei bambini. I diritti dei bambini e delle bambine diventano il primo tassello irrinunciabile nei percorsi di prevenzione dei fenomeni di disagio, subalternità e deprivazione.

Le risorse

Infine, ma non ultima per importanza, c’è la questione delle risorse a sostegno della creazione e della stabilizzazione dei Patti Educativi. Vanno individuate risorse finanziarie che consentano l’ampliamento non solo del tempo scuola, ma anche del tempo educativo extrascolastico a cui ciascun/a bambino/a o adolescente ha diritto.
Tali risorse devono essere intese tanto nell’individuazione di nuovi fondi strutturali a disposizione dei Patti educativi di comunità (PN Inclusione Sociale, PN Scuola e Competenze, PN CapCoe, FAMI,etc.), quanto nella finalizzazione delle risorse del PNRR.
Il documento si auspica n rafforzamento delle risorse a disposizione dei Patti Educativi attraverso la costituzione di un fondo nazionale ordinario per i Patti educativi di comunità che agisca in sinergia con il Fondo Nazionale di Contrasto della povertà educativa.
L’evento ha coinvolto, oltre ai protagonisti del mondo della scuola, rappresentanti sindacali , CISL e CGIL, esponenti del terzo settore e della politica, ed è stato articolato su tre differenti tavoli, ognuno dei quali ha affrontato aspetti diversi dello stesso tema:
• I patti educativi e la scuola:sinergia e corresponsabilità;
• I patti educativi e e le disuguaglianze: territorio, aspetti sociali e di genere;
• I patti educativi e la comunità educante: le alleanze, gli attori, il fare insieme.
Ogni tavolo ha permesso di ascoltare appassionate testimonianze dalla viva voce dei dirigenti scolastici che hanno attuato, tramite l’impulso che hanno saputo imprimere nei loro territori, dei progetti capaci di vincere la dispersione scolastica e di migliorare e rigenerare il tessuto culturale urbano, coinvolgendo le famiglie, i ragazzi, gli enti locali e il terzo settore.

I progetti sul territorio

Uno per tutti, il progetto denominato Casa del Lungocollo dell’Istituto comprensivo “Aldo Moro”, di Ponticelli (Na). Il progetto nasce nel 2020, da una ricerca svolta in associazione all’Università degli Studi di Napoli, e prende il nome da una sorta di animale immaginario, metafora del lavoro e dell’operato di docenti ed educatori che, adattandosi al territorio circostante, hanno dato vita ad un nuovo modello di educazione per andare oltre a quello tradizionale. Si tratta di un modello educativo che trae ispirazione dalle scuole finlandesi e dà luce ad una nuova idea di scuola, più inclusiva ed accogliente, in una zona periferica della città di Napoli, fortemente caratterizzata da impoverimento culturale e dispersione scolastica.
La casa del Lungocollo , sfruttando la casa dell’ex custode della scuola, diviene così un luogo di studio e di ascolto per gli studenti, poiché al suo interno ogni stanza svolge una funzione diversa:
• La stanza della rabbia – luogo di decompressione delle tensioni emotive degli studenti
• La stanza del profumo- luogo di esperienze sensoriali
• La stanza della compagnia- luogo di socializzazione
• La stanza della cura – luogo di incontri con specialisti quali lo psicologo
• La stanza dell’auditorium – luogo di proposte pedagogiche che uniscono le azioni solidali per la cittadinanza con l’apprendimento.
Nello stesso tempo, la casa è anche luogo di incontro delle famiglie, le quali forniscono, a loro volta, un servizio di accoglienza per le famiglie più fragili e disagiate, e creano un ambiente informale e non istituzionale o di “ bassa soglia”, come è stato denominato dalla dirigente scolastica, Barbara di Cervo, che lo ha illustrato con grande emozione.

Conclusioni

Al termine, una tavola rotonda condotta dalla giornalista di Rai3, Sabrina Carreras, ha ascoltato i punti di vista degli Enti locali, rappresentati dall’assessore a Istruzione, Università e Cultura del comune di Udine, Federico Angelo Pirone, che ha parlato del progetto educativo realizzato dalla sua giunta politica, della segretaria generale FLC CGIL , Gianna Fracassi, che ha posto l’accento sulla necessità di una sinergia tra istituzioni, scuola e servizio sanitario nazionale e dell’importanza del coinvolgimento delle istituzioni, quali il Ministro dell’Istruzione e del Merito- invitato all’evento ma non presente- e del Governo che invece di potenziare i servizi scolastici con l’ultima finanziaria ha tagliato organici e risorse alla scuola, infine dell’insegnante Franco Lorenzoni, maestro elementare e fondatore di Casa-laboratorio, a Cenci (TR), il quale, invece, crede nell’utilità che la scuola conservi un’anima movimentista, più che istituzionale, che sia buona scuola solo se è capace di rinnovarsi e di creare motivazione nei giovani. Il maestro Lorenzoni ha, poi, posto l’accento sull’importanza di avere docenti che siano loro per primi motivati, perché solo un adulto che crede nel lavoro che svolge è credibile agli occhi dei ragazzi/e ed è in grado di facilitare l’apprendimento.
Ad ascoltare i racconti dei docenti e dei dirigenti scolastici, che hanno partecipato all’evento, si esce dalla scuola che li ha ospitati con la convinzione che il maestro Lorenzoni non sia il solo a credere nell’importanza della motivazione nel lavoro che svolge e che la scuola, nonostante i problemi organizzativi, la mancanza di risorse umane ed economiche che l’affliggono da sempre, può contare su tantissimi insegnanti e dirigenti all’altezza dei compiti e degli obiettivi che si prefiggono, e questo è, senza ombra di dubbio, un buon auspicio per il futuro delle giovani generazioni.     

Documento di sintesi sui patti educativi                                                                                                  
                                                                                                           Nadia Luminati
                                                                                                          (11 ottobre 2023)

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