Il 15 novembre 2023 presso Spazio Europa a Roma, l’Agenzia per i Rifugiati delle Nazioni Unite (UNHCR) ha organizzato la conferenza “Proteggere le persone in fuga dalla violenza di genere”. I partecipanti hanno esposto le sono le criticità e i risultati ottenuti fino ad ora, relativamente alla protezione delle persone vittime di violenza, in fuga dai loro Paesi.
Il focus è andato sulla violenza di genere in quanto le donne sono le principali vittime. Non a caso il Vicario Prefetto Rossana Rabuano, quale rappresentante del Ministero dell’Interno, ha introdotto il suo intervento riportando le parole “I diritti delle donne sono i diritti di tutto il genere umano”.
UNHCR: l’importanza della collaborazione
L’incontro ha voluto mettere in evidenza la necessità di collaborare e coordinare le attività delle diverse organizzazioni in campo per la tutela delle donne e dei migranti in genere, dall’UNHCR, alla Protezione Civile, al Ministero dell’Interno, alle ONLUS private. Come ha ricordato Chiara Cordoletti, Rappresentante UNHCR per l’Italia, la Santa sede e San Marino, nella fase introduttiva, “l’UNHCR non fa nulla da solo”!
Cordoletti ha evidenziato la necessità di seguire le linee guida del Vademecum stilato dall’UNHCR per la determinazione dello status di rifugiato. Il vademecum nello specifico indica i limiti e i principi guida cui deve attenersi l’operatore, ossia il Mediatore culturale che, in genere, è la prima persona a cui il rifugiato fa riferimento.
Stefano Pizzicannella, Coordinatore del Dipartimento Pari Opportunità, ha allargato il focus riportandolo ad un ambito che include donne di ogni genere e etnia e ricordato la giornata del 25 novembre per la violenza contro le donne. Ha inoltre rilevato l’importanza delle campagne di informazione relative alle modalità di accesso alle strutture preposte per la denuncia di violenza e disagi. Tra l’altro il numero antitratta dedicato 1522 a cui le donne possono rivolgersi e trovare interlocutrici con le quali comunicare nella loro lingua.
Le sfide da affrontare
Tra le sfide che restano da affrontare e sono molte, la necessità di identificare precocemente le persone vulnerabili, spesso già vittime di violenza nei loro Paesi d’origine, e sulla professionalità dei Mediatori culturali, che devono essere adeguatamente preparati per intercettare precocemente la vittima.
Particolarmente interessante a tale proposito l’intervento di Romaine Gogbè Tìa, mediatrice culturale che riporta la testimonianza di una donna, infibulata a soli 13 anni nel suo Paese, il Mali, data in sposa bambina ad un uomo anziano che l’ha poi ripudiata. La donna è poi stata vittima di numerose violenze durante il viaggio che l’ha portata in Italia. Una storia che si ripete spesso e che porta la vittima alla percezione della sua realtà come l’unica possibile.
Il Viceprefetto, Laura Manetti denuncia, a tale proposito, la mancanza di risorse, i tempi lunghi per effettuare le necessarie identificazioni e la mancanza di dati attendibili sulle violenze di genere. Sollecita, tra l’altro, una maggiore sinergia tra i vari Centri per i migranti, da quelli per il Primo Soccorso, a quelli per i Rimpatri.
Dall’informazione all’identificazione
L’obiettivo è lontano ma non impossibile, Titti Postiglione, Vicecapo della Protezione Civile, rileva come l’esperienza con i profughi Ucraini sia stata determinante. L’accoglienza di 180.000 profughi dall’Ucraina ha permesso di avere “uno sguardo diverso sulla violenza di genere”, in quanto si tratta di persone a noi vicine, e rappresenta un “punto di partenza”. Determinante la stretta collaborazione tra Protezione Civile e UNHCR e la “messa sul tavolo di esperienze comuni”. L’esperienza ucraina ha messo in evidenza quanto sia determinante il passaggio dall’informazione all’identificazione.
Livia Gorini
(19 novembre 2023)
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