Minori Stranieri Non Accompagnati e CPIA

Minori Stranieri Non Accompagnati (MSNA) e Centri Provinciali per l’Istruzione degli Adulti, (CPIA) è il titolo del convegno nazionale che si è tenuto il 31 gennaio a La Sapienza Università di Roma, Facoltà di Filosofia, nella cornice di Villa Mirafiori.

I Minori Stranieri e i nuovi Centri Provinciali per l’Istruzione

I CPIA , istituiti nel 2012, prendono avvio con l’anno scolastico 2014/2015,  assorbono le funzioni fino ad allora esercitate dai Centri Territoriali Permanenti e dalle Istituzioni Scolastiche. In pratica, come si legge dall’enunciato del Ministero dell’Istruzione: “possono iscriversi ai CPIA – i giovani che hanno compiuto i 16 anni di età e che dimostrano di non poter frequentare i corsi diurni e – gli adulti che intendono iscriversi ai Percorsi di alfabetizzazione e apprendimento della lingua italiana”. Il pomeriggio è stato dedicato soprattutto ad esporre la situazione nel Lazio e nella capitale.

MSNA di 15 anni, per legge senza accesso allo studio

Ada Maurizio, dirigente del CPIA 3 di Roma, ricorda che i minori fino ai 14 anni di età sono ammessi alla scuola media statale. Nel gennaio 2014, fu firmato un accordo annuale tra Regione Lazio e l’Ufficio Scolastico Regionale (USR), che prevedeva l’inserimento nella scuola media anche dei ragazzi che avevano compiuto i 15 anni. Dal 2015, l’accordo non è stato rinnovato. Questi giovani non ancora sedicenni, si trovano in un limbo e i dirigenti scolastici dei singoli istituti decidono in autonomia se ammetterli o meno nelle classi.  Maurizio cita una ricerca effettuata dal Centri Studi di Politica Internazionale relativa agli anni 2022/23. Dalla ricerca emerge la necessità di centrare il focus sulla fragilità affettiva di questi minori, il distacco dalla famiglia d’origine, il rapporto con la struttura ospitante e i loro pari.

La mancanza di una regia che coordini l’attività dei Centri e degli educatori

Manca purtroppo una regia a monte che coordini l’attività dei Centri di aggregazione, dei tutori, dei CPIA, degli educatori e che miri a sviluppare l’autonomia dei Minori Stranieri, per i quali la maggiore difficoltà è rappresentata dalla barriera linguistica.  Dei 131 CPIA presenti in Italia, 10 si trovano nel Lazio, una delle regioni con maggiore presenza di MSNA: 3 a Roma, 1 nella provincia di Roma e 6 sparsi nella Regione (Frosinone, Pomezia, Latina e Formia). Dei 46 punti di erogazione dei CPIA laziali, 12 si trovano nelle sedi carcerarie.

MSNA, i dati non tengono conto degli invisibili

Alessia Pipitone, Dirigente del CPIA 2 Italo Calvino di Roma, fornisce i dati del Ministero del Lavoro e delle politiche Sociali relativi al numero dei MSNA presenti in Italia.
Il rapporto semestrale del Ministero del Lavoro e della Politiche Sociali i MSNA riporta i seguenti dati: dal dicembre 2022 al giugno 2023 i MSNA passano da 20288 a 20926, (Pipitone ritiene che, alla fine del 2023, si possano stimare circa 22000 Minori Stranieri in Italia): il 66,6% di questi giovani proviene da Ucraina, Egitto, Tunisia, Guinea e Albania. L’88% sono maschi dai 15 ai 17 anni. Le Regioni di maggiore accoglienza sono la Sicilia, la Lombardia, l’Emilia-Romagna e il Lazio, territori che secondo Pipitone meriterebbero più risorse da parte dello Stato. Inoltre, sottolinea che il tempo di permanenza media nei Centri di accoglienza è di 216 giorni, un “tempo esiguo” per apprendere l’italiano. Per contro, i Minori Stranieri hanno un forte mandato da parte delle loro famiglie di origine che aspettano da loro un ritorno economico. Il “tempo trascorso nel Centri è, per questi ragazzi, tempo perso”.

Sfruttamento e tratta dei minori

In più, i dati del Ministero, rileva Pipitone, non prendono in considerazione i giovani “invisibili”, ossia coloro che arrivano senza documenti e si dichiarano maggiorenni per poter lavorare e/o raggiungere un parente in un altro Paese UE. Come ricorda Daniela Cardoni di Progetto SHUBH, Servizi integrati per l’autonomia socioeconomica dei titolari di protezione internazionale, INCA CGIL, questi “invisibili” finiscono spesso con l’essere vittime di tratta e di sfruttamento, dalla prostituzione alla pedo pornografia al traffico di organi. Accade, rileva Cardoni, che alcuni di loro spariscano senza lasciare traccia di sé.  Secondo un rapporto di Save the Children, a livello globale, sono 160 milioni i bambini tra i 5 e i 17 anni, che finiscono nelle maglie dello sfruttamento lavorativo. Quasi la metà, 79 milioni, sono costretti a svolgere “lavori duri e pericolosi”che danneggiano sia la loro salute che il loro sviluppo psico-fisico.

Chi ha cura di chi si prende cura dei MSNA?

Gianni Fulvi, presidente per il Coordinamento Nazionale delle Comunità per Minorenni, CNCM, da parte sua, sottolinea le difficoltà degli educatori, e si chiede, “Chi ha cura di chi si prende cura” dei Minori? Denuncia la mancanza di politiche sociali che siano “incentrate sui giovani”, di controllo e coordinamento per quanto concerne l’attività e la preparazione di chi deve occuparsi dei Minori Stranieri e/o problematici. Dice Fulvi, “il lavoro degli educatori non è né riconosciuto né sostenuto, la qualità degli educatori e degli stessi insegnanti di sostegno è scarsa”, si chiede: “Chi educa gli adulti che vanno ad educare i minori?”. Il rischio di burn out, sindrome da stress lavorativo, per chi opera nelle comunità e nelle scuole è di otto punti più alto che negli altri paesi della comunità europea. Cita l’esempio della Francia dove, pur registrandosi delle criticità, chi lavora con i MSNA riceve uno stipendio e una preparazione adeguati e anche il volontariato ha un riconoscimento giuridico. Denuncia il sistema degli “affidamenti per benevolenza” e delle adozioni internazionali. Accade spesso che le famiglie affidatarie e adottanti rimandino i ragazzi nelle Comunità di accoglienza con la devastazione affettiva che ne consegue. Da parte loro, i Centri di accoglienza sono insufficienti e molti MSNA finiscono nei CAS, Centri di accoglienza straordinaria, luoghi inadatti ad accogliere questi ragazzi.

La falsa emergenza

Lo stato di emergenza” dice Fulvi è “un falso problema. Dal 1991 operiamo in emergenza, dallo sbarco in Italia di 27mila migranti albanesi”.  In ultimo, cita il film di Garrone “Io Capitano”, tratto dal libro “Pane e Acqua”, la vera storia di Ibrahim Lo. Fulvi ha chiesto a Ibrahim Lo “come mai nei ringraziamenti, alla fine del libro, non sia citato alcun educatore”. Dapprincipio, l’autore si scusa poi spiega, “Nessuno nei centri si è mai occupato del mio lato emotivo”. Il leitmotiv degli educatori è che i ragazzi resteranno poco nei Centri e che dovranno, presto, affrontare il mondo là fuori, con tutto ciò che ne consegue.

Livia Gorini
(8 Febbraio 2024)

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