Holi Fest: la comunità Bangladese festeggia l’arrivo della primavera

Nelle vie di Torpignattara, la sera di lunedì 25 marzo 2024, si sente nell’aria profumo di cucina multietnica. È la sera nella quale la comunità bengalese, quella che osserva la religione Indù, si riunisce in diversi luoghi del quartiere per festeggiare con colori e rituali un appuntamento speciale: l’Holi, una festa che segna l’inizio della primavera, originariamente un’occasione per festeggiare il risveglio della natura, l’arrivo dei raccolti dopo l’inverno.

Torpignattara: dove la Comunità Bangladese è di casa

Torpignattara è un quartiere tra i più densamente popolati da cittadini stranieri della Capitale, oltre il 17% dei residenti sono di origine straniera, la maggior parte asiatici  provenienti da paesi come il Bangadlesh, il 22,50%, la Cina, l’11,90%, e il 6,60% dalle Filippine. Una zona vivace fino a tarda notte.

Nel tempio, nello spazio che era un teatro, sono venuti in tanti, fra loro Sadhana una bella signora del Bangladesh che vive nel quartiere Alessandrino da 19 anni. Sadhana, con un accento con inflessioni romanesche, spiega che questa è prima di tutto una festa religiosa nella quale si prega davanti alle figure di Rahda e Krishna. Si da il benvenuto alla primavera con i colori, che verranno usati sui visi e spalmati sopra i vari quadretti che rappresentano le due figure mitologiche. Sadhana si trova bene a Roma: ha un figlio di 18 anni nato a Roma, perfettamente integrato, che frequenta l’ultimo anno dell’Istituto Tecnico. Il progetto del ragazzo per il futuro è quello di intraprendere la carriera nel campo informatico ovunque gli si presenterà l’occasione.

Holi Fest a Torpignattara

All’entrata del tempio tutti si tolgono le scarpe lasciandole vicine a quelle di chi è arrivato prima.
Lo spazio è ampio, di forma quadrangolare, a terra una moquette rossa riveste tutta la superficie del pavimento. Sulle pareti quadri, di grandi dimensioni con cornici dorate, mostrano figure e scene di grande impatto visivo, su uno di questi una frase in inglese tratta da Bhagavadgita, ovvero il Canto del Beato, recita: “Perform your obligatory duty, because action is indeed better than better than inaction” cioè “Compi il tuo dovere, perchè l’azione è davvero meglio dell’inazione”.
Sulla destra della grande sala c’è una piccola stanza adibita a cucina dove alcune donne, giovani e più anziane, preparano piatti colorati di cibi speziati. Il piccolo tavolo da lavoro è pieno di ingredienti e utensili presi d’assalto dalle mani ingioiellate delle donne vestite a festa.

Holi Fest: donne e uomini con compiti diversi

Gli uomini invece sono in maggioranza seduti vicini in una zona della sala, hanno degli strumenti musicali, cantano e pregano, solo alcuni indossano abiti da festa.
Le donne, che al contrario sono vestite tutte di splendidi abiti colorati e con collane, bracciali e orecchini vistosi, sono sedute da un altro lato della sala. Alcune di loro stanno decorando il tempio con fiori e frutta, in particolare una stanza, un piccolo tempio al centro del quale è posto il quadretto raffigurante i miti di Radha e Krishna.
L’atmosfera è coinvolgente, tra preghiere e canti, l’aria è molto festosa, i bambini,
numerosi e chiassosi giocano tra di loro rincorrendosi in giro per la sala. Una donna seduta a terra ha davanti a sè un piatto argentato pieno di mucchietti di polveri colorate, si sporca l’indice con il porpora e lo passa sulla fronte di sua figlia, che ripete la stessa cosa con me.
Davanti agli uomini che suonano e cantano ci sono due tavoli disposti ad “L”, su quello più grande coperto da una stoffa di raso blu oltremare c’è un altarino ricoperto anch’esso da più strati di stoffe, sul quale spiccano due piccole statuine di metallo dorato, vestite di garza chiara e che indossano collane di frutta, hanno le braccia alzate al cielo e sono circondate da fiori gialli.
Il Bramino tiene con una mano una campana di ottone con l’altra una conchiglia riempita di un liquido bianco che versa sulle due figure. Il rituale viene ripetuto anche dalle donne che in una breve fila aspettano il loro turno. Sono loro che mentre versano il latte purificatore emettono quello che assomiglia ad un grido provocato dal movimento veloce della lingua.
I visi si colorano e le persone continuano ad arrivare. Vicino all’uscita una bimba sta cercando le sue scarpe, non riesce a trovarle, ora sono tantissime.
Allontanandosi dalla festa di Holi della comunità Indù di Roma, una serata davvero magica, piena di colori e di bellezza, si rientra nel buio della città lasciandosi alle spalle una comunità accogliente e ospitale.

Testo e foto di Alessandro Guarino
(31 marzo 2024)

Leggi anche:

L’intesa Stato e induismo, uno strumento di conoscenza

A Tor Pignattara con Roma Migranda

Bithi: una mamma del Bangladesh a Roma