Più stranieri in carcere: fallimento dell’istituzione. Parla Calderone

Intervista a Valentina Calderone

Le indagini condotte dalla Procura di Milano, che hanno portato il 22 aprile a 13 arresti di agenti penitenziari e 25 indagati, denunciano un  “sistema consolidato” di violenze, pestaggi, umiliazioni. Ne abbiamo parlato con Valentina Calderone, Garante dei Diritti dei Detenuti – Roma dal 20 aprile 2023.

Minori in istituto penale. foto da google
Minori in istituto penale. (foto da Google)

Che cosa si intende precisamente per “sistema consolidato”?

“Parliamo di sistema quando una problematica non può essere definita come episodica. Il carcere è un luogo violento, è difficile non esprimere modalità violente dall’una e dall’altra parte. Ma certo, se a commetterle sono gli agenti di Polizia Penitenziaria, anche come reazione a violenze del detenuto, vuol dire che si tratta di un sistema in difficoltà che non è in grado di prevenire la violenza endemica negli istituti. Se questo sta emergendo adesso, è anche perché esiste il reato di tortura, una delle condizioni per scardinare l’omertà”.

Gli stranieri presenti negli Istituti Penali Minorili a febbraio di quest’anno erano il 51% del totale: 523, di cui 312 minorenni e 211 giovani adulti, 18 – 24 anni. Nel 2023, con un aumento delle presenze del 30% rispetto all’anno precedente, il 79,3% degli ingressi è avvenuto per custodia cautelare, che riguarda soprattutto gli stranieri, i quali hanno minori possibilità di accedere a misure alternative al carcere; spesso accusati da favoreggiamento all’immigrazione clandestina (dati XX Rapporto dell’assoc. Antigone).

Quali le cause dell’aumento dei minori in carcere, in particolare dei minori di origine straniera?

“Il Decreto Caivano, 123/2023, ha fissato una tendenza all’inasprimento delle pene: arresto in flagranza per spaccio di sostanze anche di lieve entità; aumento della custodia cautelare; abbassamento del limite di punibilità a 14 anni; divieto di accesso ad alcune aree cittadine per i colpiti da Daspo urbano….. È presto per fare un bilancio delle modifiche normative introdotte, ma degli effetti già si vedono nell’aumento delle detenzioni e nel peggioramento delle condizioni detentive.”

Nei CPA, Centri di Prima Accoglienza, che ospitano minori in stato d’arresto fino all’udienza di convalida da tenersi entro le 96 ore, gli stranieri sono il 47,8%, la maggioranza dei quali esce con una misura di custodia cautelare in carcere (66,7%) oppure con collocamenti in comunità (41,3%).

Come valuta la gestione dell’accoglienza dei Minori Stranieri Non Accompagnati (MSNA)?

“Dobbiamo riconoscere il fallimento del sistema di accoglienza. Se queste strutture sono inserite nel nostro circuito penale vuol dire che abbiamo abdicato a una funzione educativa e di integrazione. Inoltre se tante persone straniere rinchiuse nei nostri istituti penali non hanno permesso di soggiorno è anche perché non c’è un altro modo di entrare legalmente nel nostro Paese e, privi di mezzi di sussistenza, diventano preda facile della criminalità. Anche questo è un nostro fallimento.”

 Come agiscono l’orientamento culturale dell’opinione pubblica e il potere politico sulle condizioni delle carceri? C’è un nesso tra più “carcerizzazione” e decadimento morale della società?

“Innanzitutto chiariamo che non è una tendenza culturale degli ultimi anni. La lente con cui si guarda al disagio sociale e alla illegalità è sempre la stessa. Ci può essere un maggiore o minore pudore nelle esternazioni verbali, ma di fatto da più di 30 anni a questa parte ogni governo ha operato con un incremento del Codice penale. L’attuale governo è passato a azioni concrete, ma ha trovato un terreno fertile.”

Vede prospettive di cambiamenti positivi?

“Siamo di fronte all’irrazionalità, perché le misure di cui abbiamo parlato non hanno alcuna utilità concreta sul piano della sicurezza sociale e su quello del recupero e reinserimento. A questa irrazionalità, che ha tanta presa sui media, si devono contrapporre argomenti razionali e trovare i modi e i canali per comunicarli. Si tratta di un lavoro culturale, quindi anche pedagogico, da realizzare stringendo alleanze.”

Luciana Scarcia
(23 aprile 2024)

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