19°osservatorio sulle migrazioni IDOS: dati e criticità del Lazio.

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Il diciannovesimo “Osservatorio sulle migrazioni a Roma e nel Lazio”, curato dal Centro Studi e Ricerche IDOS e dall’Istituto di Studi Politici “S. Pio V” è stato presentato pressi la Sala della Protomoteca del Campidogliolo il 19 giugno.
Il dossier, dedicato A Ousmane Sylla, morto a 22 anni nel Cpr di Ponte Galeria, alle vittime delle frontiere e delle politiche del rifiuto, a chi non perde la speranza, mette a fuoco mali ormai endemici del sistema dell’accoglienza dei richiedenti asilo e le molte criticità del “decreto flussi “ dovuto in parte alle disfunzioni del sistema burocratico-amministrativo che lo gestisce.

Osservatorio IDOS: le storture del decreto flussi

L’Osservatorio IDOS sottolinea come lentezze amministrative e controlli poco efficaci rendano i “decreti flussi”, per come gestiti fino ad oggi, uno strumento molto problematico che, da canale di ingresso legale, si trasforma in leva di produzione di irregolarità.
la Prefettura di Roma, a fine settembre 2023, si trovava a dover ancora processare il 44,5% delle domande relative alla regolarizzazione del 2020, a fronte di 17.371 istanze pervenute, lasciando così più di 7.800 persone senza risposte e senza diritti.
I lavoratori che hanno ottenuto il nulla osta e il visto, ma che attendono di poter entrare ancora in regione, sono stati poco più del 16% per l’anno 2022 e poco più del 39% per il 2023.

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Osservatorio IDOS: il sistema dei CAS, disorganizzato e ridotto a business.

Regole poco sostenibili, caos amministrativo -il nuovo schema di capitolato introdotto dalla L. 50/2023 è stato pubblicato solo a fine marzo 2024- e bandi che vanno deserti creano sempre più difficoltà alle prefetture nell’assegnare i posti ai richiedenti asilo che ne avrebbero diritto.
Il dossier sottolinea come il sistema dell’accoglienza sia stato, in questi ultimi anni, svuotato di servizi e depotenziato.
Nel Lazio a fine 2022 si contano 10.141 posti di accoglienza:6.779 nei Cas ( centri di accoglienza straordinaria) e 3.362 nei centri Sai (Sistema di accoglienza e integrazione) gestiti dai Comuni e considerati in genere più virtuosi dal punto di vista dell’inserimento dei rifugiati, coprono ormai solo il 33,2% dei posti del Lazio. Il circuito straordinario copre, quindi, il 66,8% dell’accoglienza regionale, più che nella media nazionale.
Oltre la metà dei Cas del Lazio si concentra nell’area metropolitana di Roma (50,8%). La Città metropolitana di Roma si distingue per due primati negativi: ospita i Cas con la capienza media più alta d’Italia e ha gli unici due Cas del Paese con più di 300 posti: uno da 433 a Rocca di Papa e uno da 380 nella Capitale.
Mancando una programmazione efficace, si opera in emergenza e si privilegiano le grandi strutture e i grandi enti gestori che, grazie a economie di scala, ammortizzano i costi e massimizzano i profitti a scapito di standard di trattamento dignitosi. Tra i 52 enti gestori del Lazio si sono così imposte vere e proprie multinazionali dell’accoglienza e della detenzione, attive anche in altri Stati europei, che insieme a diverse altre grandi società amministrano quasi il 24% dei posti.
Per quanto riguarda il Sai, non essendo al momento pubblicati i dati al 2023 del sistema nazionale, il dossier si limita a quelli del comune di Roma Capitale, al quale, per il triennio 2023-2025, sono stati affidati 36 progetti di accoglienza, per un totale di 1.206 posti ordinari e 24 per disagio mentale/sanitario. Particolare attenzione è stata riservata alle persone con vulnerabilità sociali e sanitarie: 12 posti per adulti con disagio mentale e/o psico-sociale, 10 per donne vittime di violenza di genere, tratta e/o grave sfruttamento, 6 per Lgbtqia+, 12 per adulti con disagio sanitario.
Nel 2023 sono stati anche previsti 48 posti per l’emergenza Ucraina. A fine 2023 Roma Capitale, tra Sai, C.a.r.i.(Circuito di accoglienza di Roma per immigrati) ed Emergenza Ucraina, ha accolto 1.267 persone.

Osservatorio IDOS: gli stranieri residenti nel Lazio

Nel 2022 gli stranieri residenti nel Lazio, dopo il calo dovuto alla Pandemia, sono tornati a registrare una lieve crescita ,attestandosi su 634.045, l’11,1% della popolazione totale e il 12,3% degli stranieri residenti in Italia. Le stime dell’Istat prevedono per il 2023 un nuovo aumento (+2,2%), che porterebbe i residenti stranieri a 647.800.
 Crescono anche i permessi di soggiorno: 421.703, +6,9% , principalmente per via dei nuovi rilasci, quasi raddoppiati nel 2022 e pari a 41.760 (il 9,3% di quelli concessi in Italia). Il 40,7% dei nuovi permessi è stato riconosciuto per motivi di asilo/protezione (17.010, +618,6%), nell’83,7% dei casi a profughi ucraini (14.235). Gli altri principali motivi dei nuovi rilasci sono per il 25,4% la famiglia (10.587, +8,6%) e per il 12,6% il lavoro (oltre 5mila, +51,5%).

Osservatorio IDOS: i minori stranieri non accompagnati

Nel dossier un capitolo è dedicato ai MSNA (Minori stranieri non accompagnati). La fine del periodo pandemico e l’accoglienza dei tanti minori ucraini fuggiti dalla guerra hanno fortemente contribuito all’aumento del loro numero che risulta, nell’ultimo biennio 2022-2023 , più che raddoppiato rispetto al triennio precedente.
A fine 2022 i minori ucraini erano circa il 25% dei 23.226 MSNA accolti in Italia, tanto da aver in parte modificato le caratteristiche dei minori stranieri soli, in particolare l’età media, che si è abbassata e il genere, con l’incremento di quello femminile.
Anche nel Lazio i MSNA passano dai 1.087 del 2021 a 1.363 e risultano distribuiti per il 66,5% nella seconda accoglienza, per il 28,0% presso soggetti privati e per il 5,6% nella prima accoglienza.
I minori egiziani, in crescita dal 2017, sono 407 nel 2023, i più numerosi, e nel 2022 rappresentano un terzo di questi minori.
Negli ultimi tre anni sono aumentati anche i tunisini: da 39 nel 2020 a 186 nel 2023 e, nell’ultimo biennio, i giovani in arrivo da Gambia, Guinea e Costa d’Avorio.

Osservatorio IDOS: l’ insegnamento d’italiano nelle scuole del terzo settore

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Un altro capitolo del rapporto è dedicato all’esigenza sempre più diffusa, da parte dei migranti e dei rifugiati , di conoscere la lingua italiana. Com’è noto i corsi della scuola pubblica per adulti, i CPIA , risultano insufficienti senza l’apporto del Terzo settore. Fin dal 2012, anno in cui, per legge, è indispensabile il possesso del livello A2 della lingua italiana per ottenere il permesso di soggiorno di lungo termine, l’apporto di  Scuolemigranti è  stata determinante ed è cresciuta ininterrottamente. Nell’anno scolastico 2022/2023 Scuolemigranti ha attivato 87 scuole di italiano, che complessivamente hanno raccolto 14.935 iscritti immigrati adulti. La scuola di Sant’Egidio in Trastevere, la più grande nel Lazio, da sola ha accolto nell’anno in esame 6.500 persone, mentre erano 4.214 nell’anno precedente. Anche la grande scuola a Termini della Casa dei Diritti Sociali è passata da 1.573 iscritti a 2.061. Complessivamente, l’Osservatorio2 di Scuolemigranti registra un aumento del 65%, un trend confermato nell’anno in corso, segnale che nella popolazione immigrata cresce la disponibilità a studiare l’italiano. Un segnale di progresso da incentivare incrementando l’offerta di corsi, afferma il dossier IDOS , che va in direzione contraria rispetto l’impoverimento imposto al sistema di accoglienza, che ha eliminato i corsi di italiano nei centri di primo ingresso e nei Centri di accoglienza straordinaria in carico alle Prefetture.

Senza dover contare necessariamente su grandi strutture, si osserva nel rapporto, anche un insieme di piccole realtà, che si appoggiano a comunità di immigrati, possono nel tempo dar vita a un’infrastruttura che raccoglie molti iscritti, offrendo una varietà di orari e l’opportunità dell’apprendimento online. Questi modelli di intervento non sono alternativi tra loro, ma anzi complementari.

Le scuole raccolgono l’utenza con il passaparola, i concittadini si informano tra loro, le donne chiamano donne e si riempiono facilmente i corsi per familiari degli alunni che vengono ospitati negli istituti scolastici. Il movimento “Scuole Aperte” e i progetti finanziati per aprire alla cittadinanza gli spazi scolastici costituiscono una novità importante per trovare sedi gratuite ai corsi di italiano, come pure chiedere ospitalità alle biblioteche comunali, parrocchie, moschee e centri di preghiera. Nella Rete Scuolemigranti la maggior parte delle scuole si regge su base volontaria. Da non trascurare l’opportunità fornita dal Servizio civile universale, per dotare la scuola di giovani impegnati per l’intera durata dell’anno scolastico.

Nadia Luminati
(21 giugno 2024)