FierIDA si è svolta dal 29 al 31 gennaio, ospitata nei locali del Dipartimento di Scienze della Formazione dell’Università Roma Tre.
FierIDA, un evento nato come vetrina di denuncia dell’emergenza educativa e di offerte di laboratori e corsi educativi per italiani, è oggi un momento di confronto che include la nuova realtà dei corsi di apprendimento per stranieri.
La Rete è complementare alla scuola
Essere in Rete, ricorda la Dottoressa Sandra Monaco, Presidente e Responsabile della Rete CEDIS e degli esami CELI Lazio che ha moderato uno degli incontri conclusivi inerente la certificazione d’italiano L2 in ambito migratorio, è l’unico modo per crescere, per non restare isolati. Ada Maurizio Dirigente scolastico del CPIA 3 di Roma, denuncia gli attriti che a volte si sono creati fra CPIA, Centri di Apprendimento per Adulti, e scuole d’italiano per stranieri, definendola “una guerra tra poveri”. La Rete non è in competizione ma è complementare alla scuola. Oltre all’insegnamento, la Rete si è occupata nel corso degli anni, dei “bisogni primari”, creando un’offerta di servizi sociali e sanitari anche per i migranti irregolari
Coordinare le strutture che operano per l’integrazione e l’accoglienza
La Rete CEDIS Lazio nasce nel 2004, nel 2010 la Rete si amplia con l’inclusione della Rete di Scuolemigranti in risposta all’esigenza di coordinare le organizzazioni che operano per favorire l’integrazione dei migranti. Nel 2012 CEDIS Lazio diventa sede di esami CELI. Dal 2018 stipula un accordo per la certificazione con il CVCL dell’Università degli Studi di Perugia. Nel 2023/2024 CEDIS partecipa a livello di sperimentazione e validazione del Protocollo Cliq A2 che prevede una sola prova orale di italiano per i candidati analfabeti.
A CEDIS Lazio fanno capo 54 scuole d’italiano per stranieri, di cui 3 scuole private, le 28 associazioni che rientrano nella Rete Scuolemigranti, 8 CPIA operativi nel Lazio, 14 associazioni ETS e le 4 sedi che fanno parte dell’Istituzione Biblioteche di Roma. Gli obiettivi che si pone Cedis sono duplici: la certificazione linguistica e la diffusione di una cultura eticamente sostenibile nel contesto migratorio. Certificazione e cultura non possono prescindere dalla formazione dei docenti che operano all’interno dei CPIA, del Terzo settore, delle Scuole primarie e Superiori di I e II grado.
Se da una parte abbiamo la Rete di Scuolemigranti, e i dirigenti dei CPIA, dall’altra ci sono strutture istituzionali come il CVCL, Centro per la Valutazione e la Certificazione Linguistica, dell’Università degli Studi di Perugia e l’Associazione Cliq, rivolta alla popolazione di migranti analfabeti, preposte al rilascio della certificazione del livello di italiano, che sottolineano la necessità di riqualificare i corsi di apprendimento della lingua italiana.
Il Protocollo Cliq, punto di partenza di un percorso formativo
Lorenzo Rocca, coordinatore dell’Associazione Cliq, sottolinea l’importanza fondamentale dei corsi. Il senso del Protocollo Cliq, un esame solo orale rivolto agli stranieri analfabeti o scarsamente alfabetizzati valido per ottenere il permesso di lungo soggiorno, non è solo quello di certificare ma di essere il punto di partenza di un percorso formativo. Secondo i dati forniti dai CPIA, il 69.4% dei migranti sono scarsamente scolarizzati. I dati elaborati dal Ministero dell’Interno al dicembre 2024 denunciano un tasso di alfabetizzazione dei Paesi di provenienza inferiore al 50%. Se pertanto bisogna contemplare anche l’ipotesi di una certificazione parziale per facilitare l’integrazione, come raccomandato dal Consiglio d’Europa nel settembre 2020, non si deve rinunciare al tentativo di incanalare questi migranti verso un percorso educativo di più ampio respiro.
Una strategia di risposta alla domanda
Paola Piva coordinatrice della Rete Scuolemigranti operativa nel Lazio rileva la necessità di armonizzazione offerta e domanda formativa. A grandi addensamenti di immigrati non corrisponde infatti un’adeguata offerta dei corsi di apprendimento della lingua. La linea della scuola aperta può aiutare la Rete ad essere più presente sul territorio. L’offerta della Rete, mette in risalto Piva, nasce dal basso mentre occorrerebbe una strategia di risposta alla domanda che è anche di servizi sociali, consultori, corsi pensati per le mamme che hanno bambini piccoli, tanto più impellente ora che il governo ha tagliato i fondi ai centri di accoglienza. L’utenza della Rete è difficile, composta in maggioranza dai MSNA. I Minori devono poter accedere ad un percorso scolastico e per questo la semplificazione per accedervi è fondamentale, richiedere il diploma di terza media, secondo Piva, non ha senso. Il ragazzo deve essere supportato per quanto concerne la lingua italiana ma le sue competenze scolastiche possono essere accertate senza il bisogno della certificazione del paese d’origine.
I progetti di Roma Capitale
A parziale richieste della Rete, risponde Claudia Pratelli, Assessora alla scuola, Formazione e Lavoro di Roma Capitale. Il 13/febbraio/2025 prenderà il via un progetto che prevede l’identificazione di 5 aree con alti indicatori di povertà educativa a cui destinare 3 milioni di euro per il potenziamento delle strutture scolastiche. Un altro progetto prevede l’apertura delle scuole anche nei pomeriggi e nel fine settimana.
Il Tavolo Asilo per l’immigrazione, no ai CPR
L’ultimo intervento è quello di Augusto Venanzetti, coordinatore della Casa dei diritti Sociali di Roma, aperta anche in estate, un luogo dove i migranti possono accedere senza obbligo di orario e possono frequentare i corsi di apprendimento dell’italiano. Venanzetti sollecita un’interlocuzione col Ministero dell’Istruzione a proposito del lavoro svolto dal Tavolo sull’Asilo, ora in Albania per fermare quella che lui definisce l’aberrazione dei CPR. L’Italia, ricordiamo, è l’unico Paese dell’Unione Europea che non disciplina in modo organico una materia delicata come quella dell’asilo politico.
Livia Gorini
(2 febbraio 2025)
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