Religione, famiglie interreligiose e secolarizzazione della religione

Le famiglie dove vengono praticati culti differenti fanno luce sull’evoluzione naturale della religione in Italia

Mukhta indossa il velo e ha il sorriso luminoso e la gentilezza di chi è serena e tranquilla. Lei ed il marito sono bengalesi ed hanno un negozio di frutta e verdura, un supermercato in miniatura aperto fino a notte fonda. Vicino alla cassa, accanto ai sacchettini di verdura già pulita e tagliata, ci sono tre grandi uova di cioccolato, ma non sono in vendita: le ha comprate per i suoi figli. Anche se sono musulmani e non festeggiano la Pasqua, le piace questa tradizione italiana che fa felice i suoi bambini, come fare l’albero a Natale.
Mem è birmana. In un angolo riservato della casa ha un piccolo altare, con una statua di Buddha, una ciotola d’acqua, i fiori e la frutta fresca come offerte. Ogni sera, prima di andare a dormire, prega e benedice la sua famiglia, quella italiana e quella lontana, e poi tutto il creato. Suo marito è italiano, hanno un figlio di undici anni che è stato battezzato e ha fatto la prima comunione. Il padre e la nonna lo portano in chiesa alle festività principali e spesso anche lei li accompagna. Ha scoperto che stare in chiesa la calma, la fa sentire bene. Per Mem sono importanti i valori e pensa che tutte le religioni mettono al centro l’amore, il rispetto, la famiglia, il prossimo. A lei interessa che il figlio cresca come una persona buona, cristiano o buddista non importa.
I figli di Marianna hanno due padri diversi: il primo ha un papà italiano ed ateo, il secondo africano e musulmano, che ha da poco concluso il Ramadan. Entrambi i bambini frequentano l’ora di religione a scuola e cantano nel coro della chiesa ma mentre il primo frequenta il catechismo, il secondo no, ma è stato battezzato sia con il rito cristiano che musulmano. Quando gli è stato domandato se volesse frequentare anche lui il catechismo come il fratello ha risposto di no e ogni tanto prega sul tappeto con il padre, che ha chiesto fermamente due cose soltanto: che non venisse educato unicamente al cattolicesimo e che non mangiasse mai carne di maiale, neppure a scuola. Per tutto il resto in famiglia convivono entrambe le religioni, a Marianna non è mai stato chiesto di convertirsi ed i bambini sono e saranno sempre liberi di scegliere. Tutto è in divenire e a volte è sufficiente lasciare che le cose accadano naturalmente.

Famiglie interreligiose

Le famiglie in cui i genitori appartengono a diverse tradizioni religiose stanno diventando sempre più comuni nella nostra società multietnica e multiculturale e la questione religiosa è sicuramente uno degli ambiti più sensibili e più dibattuti all’interno delle famiglie miste.
Ma se per una coppia senza figli la religione può rimanere una scelta individuale che non deve necessariamente coinvolgere il partner, la prole richiede invece una negoziazione, prendere decisioni, definire un cammino da percorrere, qualunque sia la direzione. Che si scelga di educare i figli ad una religione specifica, magari quella del genitore più legato al proprio credo, di optare per una prospettiva interreligiosa che le abbracci entrambe oppure di adottare un approccio laico per lasciare ai figli la libertà di esplorare e di decidere in seguito, la questione religiosa esce sempre dall’ambito famigliare ed incontra la società perché tocca in modo trasversale praticamente ogni campo. Scuola e lavoro, festività e luoghi di culto, salute e sanità, riti funebri e cimiteri, istituzioni civili ed istituzioni religiose: tutto è interconnesso al corpo sociale e alla sua evoluzione.

Religioni e festività a scuola e sul lavoro

In Italia l’educazione religiosa è una questione che necessariamente esce dalle mura domestiche e coinvolge l’ambito scolastico quando si hanno figli. Già a partire dalla scuola dell’infanzia, i genitori sono infatti costretti a posizionarsi rispetto alla scelta dell’Irc, l’insegnamento della religione cattolica prevista dal sistema scolastico, e la mancanza di alternative può trasformare questa scelta in un percorso obbligato, soprattutto se l’eventuale astensione potrebbe comportare un ulteriore isolamento per bambini già penalizzati dalle differenze culturali e linguistiche.
Sebbene la scuola spesso si adoperi per introdurre attività inclusive per celebrare le principali festività religiose di tutti gli studenti, queste iniziative sono spesso da attribuirsi alla sensibilità dei docenti e non sono promosse a livello istituzionale. Anche in ambito lavorativo il mancato riconoscimento delle festività religiose appartenenti ad altri culti, come per esempio il periodo del Ramadan che stravolge completamente il ritmo giornaliero dei praticanti musulmani, può costringere i propri membri a ricorrere a ferie o permessi, non sempre accolti o tollerati.
Anche i riti di passaggio o determinate pratiche richieste dalla religione, per esempio la circoncisione per i musulmani, se non riconosciute a livello istituzionale possono diventare impossibili da praticare legalmente. I riti funebri, i luoghi di sepoltura, l’assistenza spirituale in ospedali o carceri sono altre aree sensibili per le quali non sempre ci sono soluzioni.

Confessioni religiose e matrimoni interreligiosi

La Chiesa cattolica sconsiglia i matrimoni interconfessionali tra cristiani e mussulmani, mentre non ci sono documenti riferiti a matrimoni tra cattolici ed induisti o buddisti. Fino al 1997, gli sposi firmavano una clausola in cui si impegnavano a crescere i  figli secondo la religione cattolica mentre, a quasi vent’anni di distanza, Papa Francesco ha riconosciuto, con un’enciclica del 2016, che “i matrimoni con disparità di culto rappresentano un luogo privilegiato di dialogo interreligioso” e sottolineato il diritto alla libertà religiosa.
Il Corano, invece, accetta che un uomo musulmano possa sposare una donna cristiana o ebrea mentre richiede la conversione all’Islam (Shahāda) del marito se si vuole sposare una donna musulmana.
In ambito rabbinico ed evangelico la posizione riguardo ai matrimoni interreligiosi è invece di netta chiusura.
In uno studio pubblicato recentemente, dove per la prima volta viene analizzata la realtà delle coppie miste in Italia sotto diversi punti di vista (“Io festeggio due volte. Le coppie e le famiglie miste in Italia tra legami, discriminazioni, risorse”), dei 424 partecipanti il 45% si è dichiarato religioso e di questi il 52% pratica la propria religione con assiduità. Anche coloro che non si dichiarano religiosi, al 70% sono soliti festeggiare le ricorrenze religiose con il proprio partner. Nessuno dei partecipanti ha dichiarato di aver perso, o di temere di perdere, la propria fede a causa del pluralismo religioso della propria unione e in nessuna delle coppie sono avvenuti casi di conversione obbligatoria o necessaria al momento del matrimonio.
Ciò che sembra verificarsi, e di cui le unioni interreligiose sono uno specchio, è una sorta di “spiritual turn”, una virata della religione verso una nuova terra di mezzo.

La secolarizzazione della religione

Il rapporto tra gli individui, la religione e le istituzioni religiose è un processo che cambia e si evolve nel tempo ed i matrimoni interreligiosi tra partner di fedi differenti rappresentano un ambito di ricerca molto interessante per studiare queste trasformazioni. In uno studio curato da Francesco Cerchiaro, presente nel volume citato in precedenza, si afferma che ci sono due modi contrapposti per leggere l’aumento di queste unioni, a seconda della resistenza che si vuole opporre al naturale cambiamento della società. La prima, che vede i matrimoni interreligiosi come un chiaro segno del processo di secolarizzazione della religione e del declino della sua importanza per l’individuo, lamenta il controllo sempre più debole che le istituzioni religiose sono in grado di esercitare sulle scelte sentimentali ed educative dei suoi membri.
La seconda interpreta invece il numero crescente di queste unioni come il segno evidente di una maggiore cooperazione ecumenica all’interno delle famiglie e della società, che non si traduce nella perdita ma nella trasformazione del modo di vivere e di definire la fede, dove la religione viene depurata dai suoi aspetti dogmatici ed istituzionali per diventare qualcosa di più intimo e spirituale.

Natascia Accatino
(09 aprile 2025)

 

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