Fare teatro con i migranti: “L’impresario delle Smirne”

La scuola di italiano CDS al Teatro Belli mette in scena il 700 veneziano di Goldoni: intrighi, risate, broccati e un po' di dialetto

“Mi piace sempre alzare l’asticella, e così quest’anno i ragazzi metteranno in scena Goldoni e reciteranno anche in dialetto veneziano del 700, in bolognese e in fiorentino. È lo spettacolo più difficile che abbiamo mai messo in scena”.
Una grande scommessa per Magda Mercatali, la regista dello spettacolo che ogni anno chiude il laboratorio di teatro per stranieri migranti della Casa dei Diritti Sociali (CDS). Quest’anno ha scelto ed adattato “L’impresario delle Smirne”, una divertente commedia in costume scritta nel 1789 da Carlo Goldoni e ambientata nell’atmosfera impietosa ed irriverente dei teatranti della fine del 700 a Venezia, dove un ricco mercante turco viene convinto a diventare l’impresario di una raffazzonata compagnia di cantanti lirici da portare in tournée nelle Smirne, come allora veniva chiamata la Turchia. Aiutato dal viscido Conte Lasca, entrerà in contatto con un gruppo di avidi attori, pettegoli e boriosi, che alla fine lo costringeranno alla fuga e ad abbandonare l’impresa.

Una compagnia di migranti

Da dieci anni, anche Magda Mercatali è “l’impresaria” di una improvvisata compagnia di attori, ogni anno nuova, composta dagli studenti migranti della Scuola di italiano. Ragazzi che, appena arrivati in Italia, si sono avvicinati alla Casa dei Diritti Sociali per imparare l’italiano e poi, per attitudine, indole ed interesse, sono stati coinvolti nel progetto teatrale che ogni anno prende vita nei mesi invernali e poi si conclude a maggio con un vero spettacolo sul palco del Teatro Belli.
Non è facile coordinare un gruppo eterogeneo di giovani provenienti da Paesi lontani, con abitudini e lingue diverse, con vite ancora precarie e spesso trascorsi traumatici alle spalle, in una città grande e caotica come Roma, eppure ogni volta è un successo, anche di pubblico.
“È sempre un miracolo andare in scena, ma il teatro fa miracoli”, dicono con il sorriso gli addetti ai lavori, perché è capace di compiere profonde trasformazioni. Quest’anno sono undici gli interpreti della compagnia e vengono dal Senegal, dall’Ucraina, dal Burkina Faso dalla Guinea Conakry, dal Peru, dal Marocco, dalla Nigeria e dal Brasile.

Il teatro fa miracoli

“Ci sono ragazzi che arrivano timidi, problematici, che poi grazie al teatro esplodono di gioia, si sciolgono. Daniel, per esempio, nigeriano, quando è arrivato quasi non parlava, era molto introverso, molto chiuso. Ora è tra i più allegri. Si riesce sempre a creare comunità, si forma un gruppo che si frequenta anche fuori dal teatro. Questi ragazzi hanno una volontà ferrea, sono determinati, molti fanno i salti mortali per riuscire a conciliare le prove con il lavoro o i corsi che stanno seguendo. Havier, per esempio, ha addirittura posticipato l’inizio di un nuovo lavoro perché non voleva abbandonare il progetto”, ci racconta Anna Gualdo, attrice che da anni affianca Magda negli allestimenti.
Come lei, tanti volontari offrono il loro tempo e le loro professionalità per la realizzazione di questo progetto. Ci sono gli insegnanti della scuola, motivati ed entusiasti nel supportare, sempre e comunque, capaci di creare un ambiente accogliente e rispettoso, come emerge dalle parole e dalla riconoscenza dei ragazzi quando parlano di loro. C’è la costumista Lia Morandini, che anche quest’anno si è occupata dei costumi, preziosi ed elaborati, prestati gratuitamente dalla sartoria Farani. C’è il compositore Giuliano Taviani, che ha rielaborato ed adattato le musiche del 700 allo spettacolo. E lo stesso Teatro Belli in Trastevere, che da anni offre lo spazio e supporta l’iniziativa.

Croci e delizie

Gli imprevisti certamente non mancano e non sono mancati, costringendo tutti ad una grande flessibilità e a mettere in scena pazienza e creatività, sempre col sorriso, com’è successo quest’anno con il personaggio di Pasqualino che, se da una parte portava fortuna perché dopo poco chi lo interpretava trovava lavoro, dall’altra creava sconquasso quando abbandonava la compagnia e soprattutto la fidanzata Tognina, interpretata dalla marocchina Ibitssam, costretta in pochi mesi a cambiare sei diversi fidanzati!
Oppure è accaduto che Jean Baptiste, che in Burkina Faso faceva il rapper e nello spettacolo interpreta un soprano, si vergognasse ad usare la voce in falsetto e le movenze effemminate come richiesto al ruolo di Carluccio, ma una volta indossato il costume di scena entrasse immediatamente nel personaggio e modulasse voce e movenze con grande maestria.

Entusiasmo, amicizia, coraggio

I ragazzi raccontano con entusiasmo quanto sia stata divertente, formativa e gratificante l’esperienza teatrale. Praticamente nessuno aveva mai fatto teatro prima. Djallo in Guinea Conakry era un calciatore, Daniel a Lagos riparava cellulari e computer, in Peru Havier era infermiere e Alessia studentessa, Dyverson in Brasile organizzava eventi, in Ucraina Svitlana era sarta, i due fratelli senegalesi Aziz e Douda musicisti, il burkinabé Jean Baptiste rapper, Saidou studente di letteratura all’università di Dakar e Ibitssam in Marocco era cuoca professionista. Ora sono attori veri, anche se solo nel tempo circoscritto delle prove e nei tre giorni in cui saranno in scena al Belli. Ma si è accesa una luce, qualcosa è cambiato, si sente nell’aria e nelle parole quando si raccontano e si presentano sul palco. Qualcuno confessa di voler continuare, qualcun altro si abbandona alla nostalgia pensando che tra qualche giorno tutto sarà finito. Ma tutti sono orgogliosi e felici per ciò che è stato e per essere riusciti in una cosa che mai avrebbero immaginato di poter fare: recitare in italiano. La stessa cosa che ha pensato Svitlana lo scorso anno, dopo aver assistito allo spettacolo al quale partecipava la sua amica Tatiana, e che ora sventola maliziosa il ventaglio mentre sul palco interpreta un’attrice del 700.

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Natascia Accatino
(22 maggio 2025)

 

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