Il Comitato promotore per i 5 Referendum sul lavoro e cittadinanza dell’8 e 9 giugno ha organizzaro, il 19 maggio, nei giardini di Piazza Vittorio Emanuele, una maratona sui quattro quesiti sul lavoro promossi dalla CGIL e da numerose realtà sociali e sul quinto proposto dal partito più Europa con il sostegno di CGIL, Possibile, PSI, Radicali Italiani e Rifondazione Comunista.
L’iniziativa nasce, a 20 giorni dal voto, dalla volontà di contrastare l’astensionismo, sostenuto dalla quasi totalità dei partiti del centro-destra nonché dalla seconda carica dello Stato, Ignazio La Russa, che ha invitato i cittadini a non andare alle urne e il boicottaggio dei mezzi di informazione pubblica, nei confronti dell’appuntamento referendario. “Il Tg1, ad esempio, ha dedicato all’informazione sui referendum poco meno di un minuto al giorno e circa 20 secondi a quesito, anche peggio hanno fatto altri canali della Tv di Stato: hanno concesso ai referendum lo 0,62% dell’informazione, come è stato certificato dall’Agcom.“ ha affermato, in apertura, il moderatore ed esponente del Comitato, prima di presentare i 100 interventi che si sono susseguiti, dalle 17 alle 22, sul palco.
“Tutti possiamo fare la nostra parte, cominciamo a fare rumore, a renderci visibili” ha detto ancora, invitando i partecipanti a parlare dei Referendum con i propri amici e colleghi di lavoro. La CGIL, in segno di protesta contro la scarsa informazione dei mezzi di comunicazione ha presidiato le sedi della RAI e ha fatto volantinaggio, alle uscite della Metro a Roma, come ha ricordato, dal palco, lo stesso segretario della CGIL Maurizio Landini.” molte persone che prendevano il volantino mi guardavano in faccia e mi chiedevano: ‘dobbiamo votare per te?’ questa domanda è indicativa di un certo modo di intendere la politica, le persone non sono abituate a votare per se stessi, per i propri diritti ma sempre per qualcun altro” ha sottolineato Landini.
Gli interventi: la mancanza di certezze sui diritti allontana dalla partecipazione
Dal primo intervento, di Marina Boscaino, del Comitato per il ritiro di ogni autonomia differenziata, oggetto del 6 referendum poi bocciato dalla Corte Costituzionale, subito si sottolinea l’importanza del 4° referendum, sulla responsabilità solidale negli appalti e del 3° sui contratti a termine, che generano solo lavoro precario. La Boscaino cita i tanti ragazzi morti durante il loro percorso di formazione scuola-lavoro “ I morti di scuola: l’ultima, Anna Chiti, di 17 anni, al suo primo giorno di lavoro, ma anche Lorenzo Parrelli e Giuliano di Seta. La scuola li ha consegnati ad un lavoro precario e deregolamentato” Poi afferma il concetto che sarà il leitmotiv di molti interventi “La precarizzazione, la diminuzione delle tutele sul lavoro, la mancanza di certezze sui diritti di cittadinanza hanno allontanato le persone dalla forma più concreta di democrazia: la partecipazione.”
Anche Bianca Piergentili, del Comitato studenti medi per il Sì, ha ricordato Anna Chiti, ennesimo nome che si aggiunge alla lista di 25 mila persone morte dal 2005 ad oggi, le chiamano morti bianche, altre volte incidenti, ma sono omicidi di Stato. “Sono qui a rappresentare chi della mia generazione sceglie di non arrendersi ad una società che uccide. Noi non vogliamo morire” dice, mentre i suoi compagni, indossando i caschetti gialli da cantiere, hanno srotolato uno striscione contenete le stesse parole, lungo il muro che delinea la piazza.
“Noi donne, l’8 e il 9 giugno, andremo a votare 5 sì perché questi Referendum riguardano la vita concreta delle donne”ha detto Maura Cossutta della Casa Internazionale delle donne ”ogni diritto al lavoro è un diritto sessuato. Noi donne siamo le più precarie, più povere e ricattabili, licenziabili senza motivo solo perché donne, a rischio di molestia e violenza nei luoghi di lavoro. Siamo stanche e arrabbiate perché si sta costruendo una società profondamente ingiusta che alimenta paura, odio e razzismo e un mondo che sta perdendo la sua umanità; si legittima la guerra, l’Europa spende 800 miliardi per il riarmo cancella di fatto il welfare costringendo le donne, senza servizi, obbligate al lavoro di cura. Per questo votiamo 5 sì, dobbiamo difendere il lavoro e la dignità della nostra vita ma anche di tutte le persone che sono nate qui, studiano e lavorano con noi, dobbiamo difendere la nostra umanità” conclude Maura Cossutta.
Molti gli interventi che hanno rimarcato l’importanza del Referendum come fattore di democrazia, fondamentale perché costringe tutti a scegliere se mantenere una legge o abrogarla. “Se l’8 e il 9 giugno molti non andranno ad esercitare il loro diritto di voto non saranno sconfitti i Referendum ma la democrazia partecipativa” dice Gaetano Azzariti, costituzionalista. “Siamo consapevoli dei limiti del referendum che permettono esclusivamente di abrogare una legge ma al tempo stesso aprire una breccia per passare da una cultura che fino ad ora ha privilegiato le ragioni dell’economia e del mercato ad una che ponga al centro la dignità del lavoro e la dignità e il rispetto dell’altro. E’ vero, esiste una libertà naturale di non andare a votare che però è inconciliabile con la democrazia che si fonda sulla libertà sociale. La partecipazione è un dovere civico.”
La Maratona pro Referendum: le voci dei presenti
Agli stand della CGIL gli attivisti parlano con gli spettatori che si soffermano a prendere volantini e gadget. “Siamo qui perché è importantissimo votare per questi referendum “ esordisce Maria Grazia, “abbiamo raccolto 4 milioni e mezzo di firme, perché con questi referendum si ridanno i diritti ai lavoratori che si sono persi con il jobs act. C’è bisogno di tornare ad essere protagonisti del nostro agire sociale e c’è bisogno di dare voce a chi questi spazi democratici non li può abitare“ aggiunge Laura, delegata della CIGL dell’Università di Roma.
Tazeta Abraham, scrittrice e attrice, racconta che lei, di origine etiope, ci ha messo 19 anni per avere la cittadinanza italiana “ed erano tempi in cui si faticava di meno per dimostrare i redditi rispetto ad oggi.” racconta, ” La questione della cittadinanza è legata allo sfruttamento del lavoro, io sono cittadina italiana già da 10 anni , molti cittadini stranieri che devono rinnovare il permesso di soggiorno sanno che il rinnovo è legato al lavoro, se non hai il lavoro sei costretto ad accettare anche condizioni di sfruttamento per mantenere il documento.”
“Il voto significa riaffermare la libertà della persona e non sei libero quando sei precario, quando andando a lavorare corri il rischio di morire, non sei libero quando t’ammali e se non hai i soldi non sei nelle condizioni di poterti curare.” ha rimarcato ancora nel suo intervento Maurizio Landini. “Il nostro non è un voto di protesta ma per cambiare la cultura di questo paese e rimettere al centro i bisogni delle persone.
I giovani non hanno le stesse tutele di chi ha cominciato a lavorare come me alla fine degli anni settanta, io la precarietà nel lavoro e nella vita non l’ ho conosciuta. Che mondo vogliamo lasciare a quelli che verranno dopo di noi? ” chiede, concludendo Landini.
Sotto il palco, mentre si susseguono gli interventi delle personalità politiche e del mondo civile ci sono anche diversi cittadini di origine straniera “Sono un lavoratore del Bangladesh, lavoro da 10 anni in un ristorante italiano ma non ho ancora la cittadinanza, spero di prenderla presto, mi mancano due anni” racconta un ragazzo e sorridendo aggiunge “Sono qui perché voglio informarmi anche se non capisco tutto quello che dicono, quando torno dalla mia comunità poi racconto e mostro i video”.
“Il 10 % della popolazione italiana è composto da cittadini stranieri ma la maggioranza non ha la cittadinanza, anche se è interessata a questi referendum non può votare, non ha voce, quindi non ha senso di parlare di tutto questo ” dice Assan, anche lui proviene dal Bangladesh “ Sono in Italia da 30 anni in Italia, ho la cittadinanza italiana, ho fatto tutti gli studi qui e sono laureato in Economia e Commercio. Io lavoro, tengo la contabilità alle aziende, vado a votare ma la maggior parte della nostra comunità non ha il diritto di voto, perciò anche se gli parlo di questi referendum mi accorgo che sono poco interessati” Poi spiega “La classe dirigente italiana dovrebbe utilizzare meglio questa risorsa rappresentata dai lavoratori stranieri. Nell’antichità i Romani estendevano la cittadinanza a tutti gli stranieri, per integrarli e creare reddito, oggi quello che manca è la competenza della classe politica che non ha la visione del futuro.”
Nadia Luminati
(21 maggio 2025)
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