Scuola Prestigio: festeggiamenti e timori per la pace che non arriva

 

Il clima che si respira, entrando nell’edificio della scuola ucraina Prestigio, sabato 31 maggio, è quello festoso dell’ultimo giorno di scuola: alunni e insegnanti sono indaffarati dai preparativi che precedono la festa di fine anno scolastico e la consegna dei diplomi. L’ultima campanella sta infatti per suonare mentre la direttrice e fondatrice della scuola, Tetyana Tarasenko – Kuzyk , cammina sicura per i corridoi e parlando apre le porte delle aule per presentare docenti e ragazzi. “I ragazzi più grandi hanno terminato il loro percorso didattico e si troveranno a dover proseguire da soli l’Università o il lavoro ma noi rimaniamo comunque a disposizione per chi vorrà un consiglio o sentirà la necessità di una parola di conforto” spiega.

La Scuola Prestigio: a rischio per i tagli americani dei fondi al terzo settore

“La nostra scuola non si occupa solo del sostegno scolastico ma affianca le famiglie per le necessità burocratiche, noi abbiamo seguito i profughi in tutto e per tutto” prosegue la direttrice” Gli insegnanti della scuola Prestigio hanno svolto un grande lavoro di sostegno sia psicologico che materiale, per chi è arrivato dall’Ucraina, dopo lo scoppio del conflitto, ma ora viviamo un periodo di grande incertezza” poi ammette “Noi siamo tutti volontari, non percepiamo uno stipendio dal Ministero della Pubblica Istruzione italiano e neanche da quello ucraino: l’unico sostegno che ci fornisce l’Ucraina è un buono all’anno per materiale scolastico da acquistare e fatturare in Ucraina. Da quando gli Stati Uniti hanno deciso di tagliare gli aiuti internazionali all’USAID le organizzazioni umanitarie di tutto il mondo, tra cui le Agenzie delle Nazioni Unite, stanno attraversando un periodo di grande difficoltà, e alcune sono organizzazioni con cui abbiamo lavorato, come Intersos, e che hanno sostenuto i nostri progetti. Dobbiamo trovare altri partner che possano fornirci un sostegno ”conclude infine, prima di dileguarsi tra i corridoi scolastici.
“Faccio la volontaria dal 2014, sono per loro un ponte” afferma Lyubov Partola, dell’Unicef docente di lingua e letteratura italiana e mediatrice culturale, che sta sviluppando con questi ragazzi un programma specifico Unicef, chiamato Akelios, per favorire l’integrazione scolastica. ” Il problema delle scuole italiane è che mancano le figure di sostegno e mancano i mediatori interculturali. I bambini ucraini che non conoscono la lingua italiana vengono messi da parte. Da un sondaggio fatto quest’anno abbiamo rilevato un alto tasso di abbandono scolastico.” poi spiega, “Manca anche la figura di uno psicologo, molti bambini che hanno il papà in guerra o in carcere in Russia, avrebbero necessità di un sostegno psicologico, prima avevamo uno specialista che ci aiutava ma ora non più.” Racconta ancora Lyubov Partola, “Sono anche mediatrice interculturale, fornisco un sostegno legale alle famiglie e per le visite mediche, cerchiamo di supportare anche gli adulti ad integrarsi. Insegniamo loro la lingua italiana, per aiutarli nell’inserimento lavorativo.”Poi continua “Il problema più grande di quest’anno è la mancanza di fondi, con il taglio degli Stati Uniti alle ONG ma anche all’UNHCR il nostro lavoro è diventato completamente gratuito. Inoltre, comincia a venir meno anche il sostegno della Protezione Civile che forniva un contributo agli alberghi e alle case che ospitavano i profughi,  molte persone saranno costrette a lasciare i propri alloggi” conclude con amarezza l’insegnante.

La scuola Prestigio: la festa

Nel frattempo, sul palco allestito nel cortile, dopo le parole ben auguranti del vice parroco della Chiesa Ucraina dei Santi Sergio e Bacco, nel quartiere Monti, si susseguono le classi. I ragazzi hanno cominciato ad esibirsi, piccoli e grandi recitano poesie, raccontano le loro esperienze, si esibiscono in canti popolari. Il sole picchia forte e arrossa le guance bianche dei bimbetti della scuola materna che però, nonostante il gran caldo, resistono e cantano la loro canzone ricevendo in cambio gli attestati di fine corso e un gioco, per il loro impegno. Nastrini blu e gialli, i colori della bandiera ucraina, spuntano ovunque, mentre il vessillo dell’Ucraina fa il suo ingresso solenne con i ragazzi più grandi, accompagnato dall’inno nazionale e dall’emozione dei presenti che si alzano in piedi in segno di omaggio.

La scuola Prestigio: le voci dei presenti e la Pace lontana

Gli adulti presenti, sia il corpo docenti che i genitori venuti a sostenere e festeggiare i propri figli, sembrano voler lasciare da parte, almeno in questa giornata, l’argomento del conflitto con la Russia. Benché il pensiero della guerra trapeli, in ogni discorso, dall’emozione con cui parlano del loro paese lontano, si avverte, nelle parole pronunciate con qualche difficoltà, una vena di stanchezza ed una scarsa speranza che questo conflitto doloroso possa avere fine a breve, nonostante le notizie sulle trattative già intercorse tra le delegazioni dei due paesi e quelle che ancora proseguiranno.

Iryna Skab, assistente dell’Ambasciata Ucraina presso la Santa Sede è anche la mamma di un bambino di terza, vivono a Ladispoli dove il figlio frequenta una scuola statale italiana ma il sabato vuole essere accompagnato alla scuola ucraina per vedere i suoi coetanei. “Sono arrivata in Italia prima della guerra, in Ucraina sono rimasti mio marito e i miei figli più grandi. La nostra famiglia è divisa: io sono qui con mia mamma e il piccolo, gli uomini devono rimanere lì” racconta,” Mia mamma era a Mariupol e per mesi non abbiamo avuto più sue notizie, poi con l’aiuto di volontari abbiamo rintracciato lei e mia nonna nei rifugi e siamo riusciti a portarle in Italia. Mio marito è nell’esercito e i due ragazzi grandi frequentano l’Università a Kiev. Hanno frequentato anche loro la scuola Prestigio ma sono voluti tornare in Ucraina, noi andiamo a casa per Natale e per l’estate ma il piccolo è terrorizzato dai bombardamenti.”  Poi continua “Sono a conoscenza del fatto che parecchie famiglie saranno costrette a lasciare Roma perché gli alloggi scarseggiano, molti si sono rivolti alla nostra Ambasciata perché non vogliono lasciare l’Italia, dove hanno un lavoro e ormai si sono integrati o stanno cercando di farlo ma dipende solo dallo Stato italiano, noi non possiamo aiutarli. Mi piacerebbe credere che la guerra finirà presto ma purtroppo non posso” dice poi con un sorriso un po’ amaro. “ Nemmeno le persone ucraine, che vivono qui, pensano che avremo presto la pace, non ci sono segni che ci lascino sperare. I bombardamenti continuano nelle nostre città più forti di prima.” conclude Iryna, mentre viene raggiunta dal suo ragazzo.
“Veniamo da Tarquinia, da quattro anni portiamo tutti i sabati nostro figlio alla scuola Prestigio. Io sono in Italia da tanti anni, mia moglie e mio figlio da cinque. Siamo molto preoccupati per come sta procedendo il conflitto. Da quando c’è la guerra non siamo più tornati in Ucraina, nemmeno per andare a trovare i parenti che abbiamo lasciato a Leopoli, perché abbiamo paura. Pensiamo che la guerra durerà per molti anni ancora.” Raccontano due genitori che poi parteciperanno al rinfresco, offerto dalla scuola a cerimonia conclusa.
“Sono a Roma da più di vent’anni, prima lavoravo in pizzeria, mi conoscevano tutti” racconta Alina, che parla un perfetto romanesco, “ Avevo casa fuori Leopoli, in campagna, ora ci vive mia figlia grande col marito e i tre figli piccoli, mentre i maschi sono riuscita a farli arrivare a Roma  prima che scoppiasse la guerra. I Maschi grandi hanno studiato: uno è laureato in Economia e ha un buon lavoro, l’altro pure lavora e già vive per conto suo” prosegue tranquilla, dopo il taglio della torta gialla e blu, come la bandiera, e il brindisi che ripaga alunni e docenti dell’impegnativa mattinata appena trascorsa. “ Paolo è il più piccolo, ha sedici anni ed è arrivato a Roma appena è scoppiata la guerra, frequenta la scuola italiana, un istituto tecnico ed ha recuperato moltissimo, quest’anno non ha avuto nemmeno l’insegnante di sostegno però vuole venire qui, perché per lui questa è la sua scuola, vede i suoi amici, parla ucraino.” Paolo è un ragazzo alto e serioso, il più alto degli alunni presenti ed è stato l’alfiere che ha portato, orgogliosamente, la bandiera dell’Ucraina sul palco, insieme ad una compagna. “Non ho amici italiani, non mi trovo tanto bene con i miei compagni di classe, mi sento diverso” confessa e la mamma aggiunge” E’ più grande dei suoi compagni, le situazioni che ha vissuto l’hanno fatto cresce prima. Ad esempio, ha saputo di mio nipote che è stato prigioniero dei russi pe due anni, da quando è tornato non sta più bene, ha bisogno dello psicologo“ poi ancora “Non credo proprio che le guerra possa finire presto, non mi fido di Putin: prima ha detto che avrebbe fatto la tregua poi ha continuato a bombardare i territori ucraini, io credo che ci prenda in giro.” E’ difficile, in effetti, non essere d’accordo con Alina.

testo di Nadia Luminati
foto di Alessandro Guarino
(5 giugno 2025)

Leggi anche:
Serve una scuola bilingue per i rifugiati ucraini in Italia
Scuola ucraina Prestigio: festa del primo campanello
Crisi Ucraina: voci dalla comunità di una guerra annunciata
Alla scuola ucraina il Natale non viene più due volte