“La malaccoglienza”: il rapporto di LasciateCIEntrare che fotografa i centri di accoglienza di migranti

Copertina del rapporto LasciateCIEntrare sull'accoglienza dei migranti in Italia
Copertina del rapporto LasciateCIEntrare sull’accoglienza dei migranti in Italia
“Pizzeria da Mario”. Se ci fermassimo solo all’insegna sembrerebbe un semplice posto in cui mangiare. Ed invece no. O meglio, non solo, perché “Pizzeria da Mario” a Campagna, in provincia di Salerno, è anche un locale in cui vengono accolti i migranti: un Centro di Accoglienza Straordinario, C.A.S.. Vada per gli hotel convertiti all’accoglienza dei migranti, strutture costruite pensando al bisogno di ospitare. Strano invece pensare ad una pizzeria. Eppure è una delle numerose curiosità di un rapporto che fa nomi e cognomi, indirizzi e che non risparmia nulla a nessuno, quello presentato da LasciateCIEntrare, giovedì 25 febbraio, presso la Federazione Nazionale Stampa Italiana. “Accogliere: la vera emergenza” è un rapporto che raccoglie un anno – l’intero 2015 – in giro per l’Italia a monitorare Centri di Identificazione ed Espulsione (C.I.E), Centri di accoglienza per richiedenti asilo (C.A.R.A) e C.A.S.  Il rapporto racconta la “malaccoglienza” – come la definisce Yasmine Accardo, una delle curatrici  – “che da troppo tempo in Italia non fa che produrre schiavitù e sfruttamento dei migranti, mentre continua a rappresentare in troppi casi una fonte facile di guadagno per chi si accaparra bandi o per chi riceve affidi diretti, motivati dall’emergenza”.Nella “Pizzeria da Mario” così come in molte altre strutture visitate le problematiche si assomigliano. Nelle relazioni di chi si è recato in questi centri troviamo l'”inaccettabile sovraffollamento” nelle stanze, la presenza di minori che dovrebbero essere trasferiti in strutture idonee e non vivere con trenta o quaranta adulti nella medesimo spazio. La qualità e la scarsità del cibo.  Il non rispetto dei “capitolati d’appalto”, che contemplano formalmente dei servizi da offrire, che poi di fatto non garantiscono. “Quello dei capitolati d’appalto è una storia a sé – afferma Gabriella Guido, portavoce della campagna LasciateCIEntrare – perché non esiste un capitolato nazionale. Ogni regione ne ha uno diverso”. E così per ogni realtà visitata i responsabili della campagna hanno prodotto una relazione dettagliata. Sotto la lente 50 Cas, 7 Cara, 5 Cie, 6 centri informali, 4 Sprar. Le Regioni toccate: Campania, Calabria, Sicilia, Puglia, Piemonte, Lazio, Lombardia, Sardegna e Friuli Venezia Giulia. Il metodo di lavoro si è basato sulle interviste ai migranti. Come ricorda Gabriella Guido “abbiamo risposto ad una carenza di monitoraggio delle istituzioni e soprattutto alle richieste dei migranti e degli operatori”. Sì perché sono loro che, composto il numero hanno chiamato Gabriella e gli altri. “Spesso sono gli operatori non collusi con la gestione – afferma Guido – che ci hanno cercato e continuano a farlo”.Nell’elenco delle ragioni della malaccoglienza, il rapporto richiama uno “scarso controllo che rende le situazioni di accoglienza fortemente disomogenee e legate per lo più all’essersi fortuitamente trovati con gestori virtuosi, piuttosto che ad un sistema pubblico efficace e trasparente”. Importante anche la “geografia dell’accoglienza” che rileva come molte delle strutture si ritrovino “in aree periferiche e in contesti già difficili dal punto di vista sociale”. Dalla zona tra Licola e Castel Volturno dove “da un lato si moltiplicano le aggressioni ai migranti ed dall’altro aumenta il numero di coloro che vengono coinvolti nelle reti di sfruttamento lavorativo e nello spaccio” fino al Cara di Mineo. Lì alcuni degli ospiti hanno raccontato di come ogni giorno “lavorassero dalle cinque alle due del pomeriggio e percorressero in bicicletta 24 km ad andare e tornare per una cifra che va dai 15 ai 25 euro al giorno”. Ma salendo di latitudine la situazione non cambia, a Varese, presso l’Hotel Marzio, una donna eritrea ha fatto appello alla campagna perché nel “centro a stento le danno da mangiare e inoltre  sono continuamente minacciati di essere cacciati dall’hotel in caso di protesta”.Ritenuta gravissima la questione dei soggetti vulnerabili siano essi donne o uomini che nei centri “continuano a subire abusi o a rischiare la pazzia per la totale mancanza di tutele”. Il rapporto affonda il colpo “continuano ad essere aperti nuovi centri, spesso affidati a gestori già segnalati in passato. Il mostro dell’accoglienza continua a macinare soldi e a mietere vittime”. E ancora “la politica nazionale sta dimostrando una totale inadeguatezza”. Il rapporto denuncia che la Commissione Parlamentare d’inchiesta – presieduta fino a qualche giorno fa dal deputato pd Gennaro Migliore, oggi dal deputato pd Federico Gelli – “sta agendo, per quanto ci è dato sapere, in maniera estremamente prudente nonostante abbia un ruolo definito e limitato nel tempo”. Mentre la politica europea “è stretta fra gli egoismi nazionali” e una “logica emergenziale che non ha fatto ancora dell’accoglienza, della protezione e dei corridoi umanitari un sistema.LasciateCIEntrare promette di continuare a vigilare sui CIE e su tutti gli altri centri nei quali con modalità diverse “si realizza la limitazione della libertà personale dei migranti e della dignità”. Attenzionati – nel rapporto sostenuto da Open Society Foundation – anche gli Hotspot e gli Hub. Il sistema che si va ridefinendo in Italia e in Europa prevede la nascita di hotspot, “luoghi in cui separare chi ha il diritto di chiedere asilo o protezione da chi deve essere rimpatriato. I migranti ritenuti possibili destinatari di protezione dovrebbero essere tradotti negli hub (uno per regione) che dovrebbero fungere da luoghi di smistamento delle persone. Dopo un periodo di permanenza negli hub, dovrebbe avvenire il trasferimento in centri stabili di accoglienza, piccoli e proporzionati cioè in una percentuale non superiore complessivamente allo 0,15% della popolazione residente”. Secondo la campagna questo “progetto sta rapidamente franando”. Le cause? Il numero costante di sbarchi e il blocco delle operazioni di rilocazione verso altri paesi Ue. Intanto insieme ad  “Accogliere: la vera emergenza”, alla FNSI è stato presentato un secondo rapporto “InCAStrati“, sull’accoglienza nei CAS, centri “il cui elenco completo non è stato reso noto”.  Il rapporto è realizzato in collaborazione con Cittadinanzattiva e Libera. Tutto fa pensare che di lavoro da fare ce ne sia ancora molto.

Fabio Bellumore(25 febbraio 2016)

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