Le mutilazioni genitali femminili: mutamenti del fenomeno, interventi e prevenzione

Il 6 febbraio, in occasione della giornata contro le mutilazioni genitali femminili, Aidos Associazione italiana donne e sviluppo, ha organizzato un incontro per presentare la piattaforma web-based riguardante le mutilazioni genitali femminili, progetto pilota: Insieme per porre fine alle mutilazioni genitali femminili. La piattaforma vuole dare delle risposte concrete e contribuire diffondere la conoscenza del fenomeno così da arginarlo.

Si tratta un progetto transnazionale cofinanziato dall’Unione Europea e realizzato da 12 organizzazioni e 4 partner associati provenienti da diversi paesi dell’Unione Europea. La piattaforma è pensata per essere utilizzata da professionisti/e che trattano direttamente o indirettamente le Mfg: “si vuole fornire un approccio sistematico ai medici, avvocati, operatori, che si relazionano con le donne migranti. È presente in 11 paesi e reperibile in otto lingue. Mette a disposizione webinar, dibattiti online e consultazioni tra professionisti, fornisce così validi strumenti per l’educazione”, a spiegarlo è Clara Caldera, membro dell’organo direttivo dell’Aidos.

Ad oggi, la piattaforma europea in otto lingue, è uno strumento di apprendimento e interazione gratuito attraverso percorsi tematici che offre webinar, dibattiti on line e consultazioni tra professionisti/e di vari settori.

“Le Mgf sono usanze legate alla tradizione tribale praticate in 30 paesi al mondo, di questi, 27 si trovano nel continente africano e i restanti in Medio Oriente. Con l’accentuarsi del fenomeno migratorio si pensa che le donne vittime di Mgf in Italia siano circa 57mila. Per porre fine a quella che è una violazione dei diritti umani è importante l’integrazione degli adulti migranti, ciò è efficace per preservare le bambine e ragazze spezzando la catena di questa tradizione” secondo Emanuela Zuccalà di Io Donna del Corriere della sera.

Lale Say dell’Organizzazione mondiale della sanità, entra nel merito dell’etica del problema, anche in relazione al cambiamento della pratica e ai diversi flussi migratori: “negli ultimi dieci anni sono diminuite le mutilazioni praticate in ambito domestico ma sono aumentate quelle in contesti medicalizzati, anche se ciò viola la morale medica in quanto interviene non per la salute ma per creare un danno”.

Francesca Paltenghi dell’Unhcr affronta  il tema della vergogna: “molte donne non rivelano i grossi traumi fisici e psicologici che hanno vissuto perché subentra il pudore e il timore di essere giudicate. È importante aiutarle a superare questa situazione per farle assistere adeguatamente. In Italia si è riscontrato il problema delle Mgf principalmente sulle donne provenienti dalla Nigeria, Eritrea e Somalia, possiamo dire che si tratta di una violenza di genere.”

A spiegare il lato legislativo del fenomeno è Francesco Di Pietro dell’Asgi “le convenzioni di Ginevra e di Istanbul si schierano duramente contro le Mgf in quanto sono considerate torture. Dal 2006 in Italia esse costituiscono un reato e come tali sono perseguite.”

A concludere la conferenza è la Zuccalà che riflette sul ruolo del giornalismo e delle donne africane “il giornalismo non deve essere per forza sensazionalistico: si può capire molto sulle Mgf dando voce ai movimenti di donne che, in Africa, lottano per contrastare questa pratica”.

Marzia Castiglione Humani

(7 febbraio 2017)

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