La paura delle malattie non arresta gli aiuti ai migranti

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La notizia trasmessa spesso dai media, che i migranti riportano in Italia malattie sconfitte nei decenni scorsi, non rispecchia la realtà dei fatti. 

Di ciò si è parlato il 18 dicembre 2017, all’ISS, istituto superiore di sanità nel convegno dal titolo Migrazioni: aspetti sanitari ed umani.

Le migrazioni sono un fenomeno storico di lunga durata che richiede interventi organizzati, Silvia Declich del Centro di Salute globale ISS, illustra le condizioni dell’accoglienza: “il 2016 è stato un anno di arrivi sulla rotta balcanica e dal Mediterraneo. Le condizioni di salute di chi migra sono tendenzialmente buone a causa del così detto effetto migrante sano: su 7000 casi di sindromi rilevate non è stato mai necessario proclamare lo stato di emergenza. Le malattie riscontrate sono in primo luogo la scabbia, seguita da infezioni della pelle, mentre le malattie più serie sono contratte dai migranti nella loro permanenza in Italia”. 

A spiegare come l’emergenza abitativa e la povertà incidano sullo stato di salute dei migranti, arrivati da poco in Italia, è Anna Colucci, del Dipartimento Malattie Infettive, “chi arriva è giovane e le condizioni precarie lo espongono maggiormente a contrarre malattie come l’HIV. Chi sviluppa questa malattia spesso non è curato perchè ha paura ad accedere ai servizi sanitari e il lavoro è prioritario rispetto alla salute. Solo il 28% dei migranti che contraggono infezioni e malattie ha una diagnosi tempestiva ed accesso alle cure.

Per aiutare i migranti – conclude la Colucci – è determinante agire su più fronti quali: l’accoglienza, gli accertamenti diagnostici, la comunicazione e la presa in carico. Inoltre il tutto dovrebbe essere fatto in modo tempestivo e organizzato, ma non sempre è così.”

Nel suo intervento Claudio Puoti, epatologo e gastroenterologo dell’istituto INI di Grottaferrata, racconta la sua esperienza sulle navi della marina militare italiana: “ad oggi ho soccorso quasi 4000 migranti.  Sulle navi li sistemiamo ovunque e gli diamo un primo soccorso anche grazie ad un ambulatorio allestito a bordo. Le persone svengono, collassano, ma non ho mai riscontrato casi di meningiti o ebola. Tanti timori degli italiani riguardanti i rischi di malattie provenienti dall’Africa non hanno nessuna base oggettiva.

Ciò detto vale anche per l’epatite B e C che sono state sconfitte grazie alle vaccinazioni più che per le cure, ma i dati dei flussi di persone in movimento nel mondo riaccendono paure e polemiche. Bisogna purtroppo tenere a mente che molti migranti non superano il viaggio- pochi giorni fa sono stati ritrovati 30 cadaveri nel deserto del Niger.

Per combattere la paura delle malattie serve una maggiore e corretta informazione: in Africa le epatiti B e C sono contratte dal meno del 3% della popolazione”.

A concludere il discorso dell’accoglienza e l’accesso alle cure è Michele Iacovello, responsabile del Programma Italia Emergency, chiarendo che il tema dell’accoglienza è scottante per l’Europa che innalza muri.

“I migranti sono un business per tutta la Libia non solo per i trafficanti. Le ong agiscono positivamente e le notizie false vanno a screditare azioni importanti. 

Dal 94 Emergency – prosegue Iacovello – è impegnato nei paesi in via di sviluppo per curare e formare personale locale specializzato e qui favoriamo l’accesso alle cure delle persone indigenti. 

Va anche detto che per i migranti occupati nei campi non è semplice raggiungere l’ambulatorio medico che spesso chiude prima che i braccianti finiscano di lavorare, si dovrebbe potenziare la medicina di prossimità per agire quando il caso non è ancora grave, così facendo si ridurrebbero gli accessi al pronto soccorso.

Lavorando sull’accoglienza e sull’accesso alle cure si può aiutare veramente chi ha bisogno.” 

Marzia Castiglione Humani

(20, dicembre 2017)

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