Carminella dopo 5 anni. Intervista alla presidente Maria Rosaria Bianchi.

CarminellaMaria Rosaria Bianchi, psichiatra “donna del Sud”, originaria di Cosenza e presidente dell’associazione Carminella, traccia la storia di una realtà tutta al femminile che il 10 marzo ha compiuto 5 anni, nello stesso giorno in cui “io ne ho compiuti 58”.

Com’è nata Carminella?

“Da una necessità e sensibilità condivisa, sentire di voler fare qualcosa, voler essere generosi nel senso di umanamente presenti, portando le proprie esperienze e capacità al servizio delle donne, senza voler fare del volontariato buonista né dell’assistenzialismo”.Non è stato facile, le intenzioni erano alte ma andavano mantenute: alcuni si sono fermati. “Siamo rimaste noi donne andando oltre alle problematiche normali dei rapporti, spinte da un interesse e bene comune, sospendendo giudizi e pregiudizi e intersecando i campi di provenienza con l’umano al centro”.  Carminella nasce il 5 marzo 2013, guardando da subito alla condizione della donna senza etichetta di provenienza.Concretamente tutto ha avuto inizio con la presentazione del libro della Bianchi, che trattava l’esperienza degli anni vissuti nell’ospedale psichiatrico di Aversa e dei seminari seguiti sull’Analisi Collettiva del professor Massimo Fagioli, autore di diverse pubblicazioni sulla Teoria della Nascita. “Eravamo sei, lo stesso numero del direttivo di oggi, ma con una cinquantina di associati in più e tanti followers sui social media. Donne che insegnano alle donne: corsi di italiano, laboratori di erboristeria, ma anche gite culturali insieme per portare avanti un discorso continuo di integrazione e non di assistenzialismo”.

Quanto Carminella ha segnato la sua vita?

CarminellaInnanzitutto l’ha arricchita, ma non lo dico in maniera fatua.No, è stata una situazione molto complessa perché già era complesso trovarci tra noi donne, figuriamoci con l’ idea di andare a incontrare gli altri. Porta a esempio un fatto concreto: “quando mi si dice “quel nigeriano ha fatto a pezzi quella ragazza” io penso a quando ad Aversa avevo come paziente un serial killer italiano che faceva a pezzi le donne ed era laureato in filosofia, parlava e scriveva correttamente in sanscrito ed era figlio di una nobilissima famiglia. Un fatto eclatante per dire quanto ci sia necessità incontrare gli altri non tanto per capire ma proprio per comprendere. Oggi nei miei gruppi di psicoterapia ci sono persone che provengono da tutte le parti del mondo: il punto non è essere o continuare a essere la ragazza srilankese o calabrese, il punto sta nel riconoscere la forza di un atto migratorio che mi porta alla conoscenza e all’acquisizione di cose umane. Non è importante una nazionalità ma un’umanità. Ci si riconosce come “essere umani” nella diversità.

Tante donne tutte insieme, senza competizione: il futuro?

Non è stato semplice arrivare a questa convivenza. Mi viene in mente Mario Rigoni Stern, noi siamo compagne, cum panis,  persone che al di là di mangiare lo stesso pane condividono anche l’esistenza con tutto quello che comporta: gioia, lavoro, lotta e anche sofferenze””.E il futuro?  “Innanzi tutto io sono un’ottimista. Penso che ognuno di noi abbia una storia positiva, abbiamo un sentimento unico che è la speranza.  Mi viene sempre in mente una piccola storia di quando seguivo un gruppo di pazienti gravi ad Aversa. C’era un paziente tossico che era anche un poeta. Si chiamava Black e un giorno lascia sulla mia scrivania una sua raccolta di poesie con la pagina aperta a questi versi “Siamo un po’ felici, forse il buon tempo verrà” Ecco diciamo che voglio che questo sia il presente che dia un futuro a Carminella.

Carminella e la “politica” della paura

La paura nasce innanzitutto dal fatto che non c’è al centro l’essere umano e soprattutto, mi dispiace dirlo, da una stampa che non aiuta per niente e che diffonde paura e malcontento. Punta più al sensazionalismo che all’informazione. C’è da fare un grande lavoro per riportare al centro l’essere umano, la realtà umana. Mi ha colpito una cosa che ha detto una pazienze al gruppo di psicoterapia: ha raccontato di una biologa che facendo dei laboratori in classi di nazionalità diverse ha detto “le nostre cellule sono tutte uguali”.  Ecco questo ha portato al successo Carminella: non importa da quale nazione provieni, la gradazione del colore della tua pelle, a me interessa chi sei e che cosa ci possiamo dire, cosa possiamo mettere in questo rapporto da parte tua e da parte mia”.

Silvia Costantini(14 marzo 2018)

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