Silvia Dumitrache vive da 20 anni in Italia, La prima volta nel 1993, resta il tempo di portare il figlio dai medici del Policlicnico di Milano e concordare una cura che porterà avanti in Romania, per altri 10 anni. Il contatto con i medici italiani è continuo, lei gestisce da sola il protocollo che permette al figlio di vivere una vita socialmente accettabile e soprattutto di essere ancora vivo. Nel 2003, si trasferiscono definitivamente a Milano, il ragazzo deve essere seguito in ospedale e mamma Dumitrache non demorde.
Non per tutti migrare significa sentirsi straniero
Quando arriva in Italia, Silvia D, parla un po’ di italiano e lo capisce, “Molti romeni sono arrivati in Italia in quel periodo perchè era il paese europeo più vicino, siamo simili e anche con la lingua abbiamo meno difficocltà”. Lei però l’italiano lo apprende alla scuola di musica: “Conoscere la lingua è fondamentale, non mi sono mai sentita straniera”. Nel frattempo diventa un’attivista civica. Nel 1997 ottiene il riconoscimento e la gratuità di un farmaco salvavita per i malati di talassemia da parte dello Stato romeno. Quando arriva in Italia, frequenta un corso della regione per diventare operatrice multimediale, lavora per un’ ONG che si occupa delle persone a rischio di esclusione sociale e nel pomeriggio lavora come segretaria in uno studio medico. Lavori che le permettono di tornare a casa la sera e stare con suo figlio. Le battaglie di Dumitrache però non si fermano al suo privato, fonda ADRI, Associazione donne romene in Italia, di cui è anche Presidente.
Le donne romene e il lavoro in Italia
Non è il percorso che hanno fatto e fanno molte altre sue connazionali. Dopo la rivoluzione che abbatte il regime di Ceasescu, moltissimi romeni arrivavano in Italia, le donne erano per lo più destinate all’accudimento di anziani non autonomi, allettati, lasciavano i figli in custodia ai nonni in Romania, accettando lavori di 24h per 7 giorni. Spesso erano le prime a non rendersi conto che il carico di lavoro non era sostenibile. Per questo, sostiene Dumitrache ,”ci sarenne stato e c’è ancora bisogno di corsi di formazione per le assistenti familiari e per le famiglie datrici di lavoro”. Il disagio e le conseguenze di questi lavori provocano in molte di queste donne, romene ma anche provenienti dai paesi extra UE, delle crisi piscologiche, esaurimenti psichici e fisici.
Prevenire il crollo psico fisico per chi emigra
Ora Silvia D. propone delle azioni di prevenzione che tutelino sia la lavoratrice che il datore di lavoro:
– Informazione prima della partenza di ciò che troverà la migrante
– Gestione dello stress con cui queste persone devono fare i conti tutti i giorni dovendo occuparsi di esseri umani non autosufficienti
– Approccio di genere contro la discriminazione, centrato sulla vulnerabilità specifica delle donne migranti
– Nel contempo il Paese di provenienza dovrebbe occuparsi del supporto psicologico dei figli rimasti con i nonni o il padre
L’ importanza della formazione e della legalità
Inoltre, c’era e c’è ancora bisogno di corsi di formazione per le assistenti familiari e per le famiglie datrici di lavoro. Un anziano che ha bisogno di assistenza continua ha bisogno di due tre persone che lo assistano, una non basta. Ci sono alcune regioni virtuose dove questi corsi sono offerti gratuitamente dalla regione, come in Emilia Romagna o in Veneto, regioni in cui la concentrazioni degli immigrati romeni è maggiore, 126.202 in Veneto, 95.570 in Emilia Romagna, altre dove il problema non è nemmeno preso in esame. In Veneto sono operativi Sportelli di supporto e un Registro regionale delle assistenti familiari, entrambi destinati a migliorare la qualità dell’assistenza domiciliare. Le assistenti da parte loro per aver una qualifica adeguata devono completare un percorso di formazione, il Registro consente opportunità lavorative regolari. La formazione è un altra condizione per garantire il lavoratore e il datore di lavoro. Per il resto il CCNL disciplina l’orario e i riposi spettanti ma non prevede una prequalifica della lavoratrice e soprattutto non controlla se le condizioni del contratto vengono rispettate.
La situazione dei migranti, 18 dicembre per ricordare
Il 18 dicembre è stata la giornata internazionale del migrante, una data che però pochi ricordano, nei giornali non se ne parla. Come accade per le donne, celebrate l’8 marzo, anche la situazione dei migranti non gode di salute migliore. Dal 1 gennaio 2007, la Romania è membro della UE, “Ora chi emigra” dice Dumitrache “non è più un irregolare, può circolare liberamente in Europa, molti giovani decidono ancora oggi di lasciare il paese, la destinazione però non è più l’Italia, ma soprattutto UK e la Germania”. Eppure, migrare non sempre significa migliorare il proprio status sociale, è quello che accade ad esempio per la diaspora romena che è la più grande all’interno dell’Europa con 2.5 milioni di persone. L’area di destinazione verso cui si emigra non è casuale ma influenzata dall’istruzione e dall’origine sociale, i più istruiti emigrano verso l’Europa del nord, gli altri verso Italia e Spagna. Inoltre, chi decide di emigrare non sempre raggiunge una posizione sociale più alta rispetto a chi è rimasto, questo vale soprattutto per le donne almeno per gli strati inferiori. L’ Italia, insomma, per chi ha un titolo di studio, non è una meta appetibile.
I minori e le donne europee oggetto di tratta
Molti problemi hanno cambiato faccia, i migranti che fanno notizia così come i minori che approdano sulle coste italiane non sono più i vicini romeni, vengono da più lontano e non sono cittadini europei. Eppure ricorda Dumitrache in ultima battuta,”anche se nessuno ne parla, il traffico degli esseri umani continua anche tra paesi facenti parte della UE, la tratta delle donne destinate alla prostituzione e dei bambini prospera e la Romania è uno dei principali bacini da cui si attinge”. Un terzo delle prostitute dell’Unione Europea proviene dalla Romania, impossibile avere una stima precisa dei lavoratori del sesso, una cifra che sembra oscilli tra i 700.000 e 1.2 milioni, 1 su 4 è minorenne (link Save the children Italia Tratta e sfruttamento minorile)
Un altro doloroso capitolo.
Livia Gorini
(19 dicembre 2025)
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