Minori afgani: Herat Roma solo andata

Afgano

A Roma afgano evoca Kabul, militari italiani colpiti, guerra, Il cacciatore di aquiloni, budda distrutti dai talebani, operazione  Enduring Freedom Usa nel 2001, Maria Grazia Cutuli, invasione sovietica nel 1979,  fumo, gonne ricamate con maestria riportate da viaggi negli anni 70, poco più si sa del popolo asiatico e dei minori in fuga da decenni che dai primi anni 2000 hanno trovato nella capitale italiana una tappa fissa nel loro viaggio verso la libertà.“

I minori afgani che arrivano oggi da soli o in piccoli gruppi sono partiti prevalentemente dall’Iran” spiega Mohammad, mediatore culturale che per la cooperativa CivicoZero segue i giovani in transito accolti di giorno nel centro di San Lorenzo, in un progetto finanziato da Save the Children, e la notte in quello, A28, allestito da Intersos in via Aniene. “L’esodo delle famiglie afgane in Iran iniziò con l’occupazione sovietica, ma in quel paese le loro condizioni di vita oggi sono sempre più difficili. Iran e Pakistan, con 1.022.494 e 1.739.935 rifugiati afgani, sono i paesi maggiormente interessati dai flussi in fuga dal mio paese”.  L’ospitalità iraniana si è molto deteriorata da quando i talebani hanno preso il potere in Afghanistan a metà degli anni ‘90 e le relazioni tra i due paesi si sono incrinate pesantemente. “Gli afgani in Iran non hanno diritto al lavoro, allo studio, alla proprietà; se intraprendono un’attività economica è ritenuta illegale a questo si aggiungono massicce espulsioni e condanne a morte di detenuti. Non c’è scelta, non si può tornare indietro, si è costretti ad andare avanti, a fuggire”.

Il viaggio

“Sono arrivato 7 anni fa, la mia famiglia aveva pagato per farmi partire, ho fatto l’itinerario classico: Iran, Turchia dove mi sono fermato quasi un anno, facevo lavoretti e guadagnavo qualcosa che mi avrebbe consentito di proseguire. Il trasferimento dall’Iran all’Italia costa mediamente sui 5000,00 euro, molto meno il seguito: per arrivare nel Nord Europa, si pagano 1500,00 euro. Dalla Turchia si passa in Grecia  in gommone, da qui il viaggio si divarica: i minori proseguono per la tappa italiana, le famiglie prendono il volo per il centro e il nord Europa. I nuclei famigliari affrontano i rischi del viaggio perché alle difficili condizioni di vita si aggiunge la mancanza di lavoro”. I minori di 15 anni sono pari al 49% della popolazione afgana che complessivamente arriva ai 25milioni. Le famiglie hanno in media sei figli, un numero fra i più elevati al mondo.

“Dalla Grecia sono andato avanti da solo, la difficoltà più grande era continuare a credere che ce l’avrei fatta, che sarei arrivato in un posto accogliente”.

“Sono sbarcato a Venezia e da lì sono sceso a Roma. In realtà non sapevo neanche se stavo andando a nord o a sud, dell’Italia non conoscevo niente, solo le squadre di calcio e la destinazione da raggiungere: Roma. Era luglio, c’era il sole, visitavo la città senza sapere dove stessi andando, finalmente mi sentivo rilassato. Cercavo un luogo dove regolarizzare la mia posizione e speravo di trovarlo in quella capitale che mi parve accogliente a 5950 Km da Herat, la mia città natale.” L’Italia è al 56° posto nella graduatoria per l’accoglienza dei rifugiati che superano di poco i 60mila contro i 594mila della Germania, primo paese occidentale in classifica.

Accoglienza

“Sono arrivato al centro Astalli che mi ha indirizzato a una casa per minori, da li la strada è stata in discesa: ho imparato l’italiano e poi anche un mestiere, sono diventato mediatore. Non ho subito episodi di razzismo, persone con pregiudizi ne ho incontrate, ma sono rimasto indifferente. Oggi con CivicoZero accolgo tanti ragazzi che arrivano a Roma, non conoscono una parola d’italiano e sono più disperati di quanto non fossimo noi. Il rischio per i più poveri è di diventare vittime della tratta, trasformarsi a loro volta in trafficanti, se va bene guadagnano  e divengono sfruttatori”.

Nostalgia

“Non vedo le condizioni per tornare in Afganistan, tutta la mia famiglia è andata via: le mie sorelle vivono in Norvegia, si sono sposate e hanno una famiglia. Altri parenti sono in Austria. Penso che i talebani, con i loro valori estremi, abbiano attecchito sulla povertà. Oggi gli afgani che sono in giro per il mondo – i profughi afgani censiti superano i 6 milioni (ndr) – combattono le false credenze, studiano, si istruiscono anche se rimangono tradizionalisti, ma di positivo hanno un particolare rispetto per le persone. A me del mio paese resta una sola cosa: la lingua, il dari.”

Nicoletta del Pesco
(7 gennaio 2012)