RAMM, la rete delle memorie migranti e non solo

Martedì 4 dicembre 2012, nella sede di Palazzo Mattei di Giove a Roma, in Via Michelangelo Caetani 32, nell’Auditorium dell’Istituto centrale per i Beni Sonori ed Audiovisivi del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, è stata presentata la RAMM, la Rete di Archivi delle Memorie Migranti. Il progetto vede la partecipazione attiva di università, associazioni e biblioteche e si pone l’obiettivo di conservare e diffondere le risorse documentali inerenti i vissutivi collettivi dei migranti, le loro memorie.

Secondo i dati ISTAT sono 4.570.317 gli stranieri residenti in Italia al 1° gennaio 2011, 335 mila in più rispetto all’anno precedente (+7,9%). La quota di cittadini stranieri sul totale dei residenti (italiani e stranieri) continua ad aumentare: al 1° gennaio 2011 è salita al 7,5% dal 7% registrato un anno prima. Crescono così anche le storie da raccontare e le memorie da conservare.

Massimo Pistacchi, direttore dell’Istituto Centrale per i Beni Sonori ed Audiovisivi, sottolinea l’importanza della rete aperta allo scopo di acquisire e condividere documenti in grado di testimoniare la cultura e la storia legate alle migrazioni, “oltre le norme è necessaria una presa di coscienza: la presenza dei migranti non è un passaggio.” Alessandro Triulzi, presidente dell’Archivio delle memorie migranti, evidenzia come la rete sia stata concepita più di un anno fa, ma che oggi parta ufficialmente “vogliamo creare una catena umana d’interessi. Migrazioni, emigrazioni e periodo coloniale italiano sono discorsi inscindibili.”

Uno sbarco a Lampedusa

Lida Viganoni, rettore dell’Università degli studi di Napoli “L’Orientale”, sottolinea come “in Italia abbiamo vissuto le emigrazioni ma abbiamo la memoria corta e poniamo molte resistenze al dialogo interculturale.” Lo scopo del progetto è anche quello di integrare con le nostre memorie quelle dei migranti, consentendone una conoscenza più diffusa, soprattutto tra i giovani, come testimonianza. In quest’ottica lo status di rete è fondamentale, poiché spesso “la tendenza a rimanere ciascuno nel suo settore specifico è il limite più grande. Il cambiamento identitario che sta attraversando l’Italia è un dato di fatto, nonché positivo.”

Per la catalogazione del materiale reperito un importante ruolo è svolto dalle biblioteche, come ricorda Rossana Rummo, direttore generale per le Biblioteche, gli Istituti culturali e il diritto d’autore del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, “i migranti sono i nuovi italiani e sono parte della nostra memoria. Questa rete è fondamentale per raccogliere documentazione utile ai migranti e a noi stessi.”

Dagmawi Yimer e Zakaria Mohamed Ali sulla banchina di Lampedusa (Foto di Mario Badagliacca)

Alessandro Portelli, presidente del circolo Gianni Bosio, che s’interessa di musica popolare e memoria, racconta di come sia necessario, nell’ambito della migrazione, ascoltare costruttivamente l’altro, “la parola ospite per noi può voler dire come siamo buoni ad accoglierli mentre per lo straniero diventa io qui sono provvisorio e prima o poi me ne dovrò andare.” Portelli descrive in particolare le canzoni degli stranieri, che ha ascoltato nella metropolitana, sul tram o su un bus qualunque di Roma. A queste persone Portelli ha chiesto di poterli registrare, ed ascoltando insieme la loro musicalità, ribadisce “oggi per le strade di Roma è tornata la musica, grazie agli stranieri”.

Tra le dimostrazioni pratiche, per descrivere nel concreto quanto si è andato enunciando in via teorica, interviene Federica Guarino del CISS (Cooperazione Internazionale Sud Sud), associazione nata nel 1985 per realizzare solidarietà, difesa e sostegno al fine di contribuire allo sviluppo delle popolazioni più emarginate. Il documento che presenta è audio, ed è il risultato di un laboratorio di accoglienza linguistica “il nostro scopo è fare un percorso insieme ai giovani migranti, realizzarlo insieme a loro, per renderli pienamente autonomi e soprattutto consapevoli di ciò che stanno facendo”.

Elisabetta Frascaroli, presenta il progetto Returning and Sharing Memories dell’Università di Modena e Reggio Emilia. Si tratta di un’iniziativa sperimentale che ha come obiettivo la restituzione e condivisione di quella memoria storica del nostro passato coloniale con gli ex colonizzati. Il periodo d’interesse di questa “restituzione della memoria” riguarda l’occupazione coloniale italiana dell’Africa orientale, tra il 1935 e il 1941.

Zakaria Mohamed Ali

Il documentario di 9 minuti “A chiunque possa interessare” è una testimonianza video di Zakaria Mohamed Ali. Sullo schermo scorrono le immagini di Zakaria quando è arrivato, Lampedusa, il suo mare ed il centro di accoglienza dove è vissuto. Vi è ritornato per mantener fede ad una promessa fatta, ritrovare le foto di un amico, del suo matrimonio, della nascita dei suoi figli. Ma le risposte che ha ricevuto dai militari con i quali ha parlato sono state sempre le stesse “non conserviamo quel materiale”. Ciò significa che non si conserva la memoria, che tuttavia è “l’unico ponte tra l’uomo e il suo passato, e perderla è una violenza”.

Piera Francesca Mastantuono

(4 dicembre 2012)