I soldi guadagnati dal matrimonio in Romania non bastano per comprare una casa, per questo un giovane rumeno che ha sposato una pianista moldava decidono di ripetere l’evento in Bessarabia, dove si aspettano di ricevere ricchi regali in contanti dalla famiglia della sposa e dagli invitati. Il film rumeno Il mio matrimonio in Bessarabia (Nunta in Basarabia) di Nap Toader presenta in chiave ironica una realtà dolorosa: le differenze tra la comunità rumena e quella moldava, popoli talmente simili ma diversi tra loro, la competizione tra i parenti degli sposi che litigano sulla politica, le tradizioni, la mentalità e il modo di vivere, una tensione che mette in crisi la giovane coppia. Per capire meglio questo mondo dell’est Piuculture ha organizzato insieme ad un gruppo di amici italiani, rumeni e moldavi la visione e poi il dibattito sul film proiettato il 24 gennaio alla Casa del Cinema, durante la rassegna cinematografica L’Europa che ride, la pellicola è stata messa a disposizione dall’Accademia di Romania.
“Rubare la sposa durante il matrimonio è una tradizione anche in Romania”, racconta la spettatrice rumena Mihaela Chiriac, a Roma da più di 18 anni. “Questa scena mi ha ricordato lo stesso incidente del mio matrimonio tantissimo tempo fa, quando gli ospiti originari della Transilvania mi hanno portato via e lo sposo doveva pagare un riscatto. Purtroppo mio marito era di Bucarest e non conosceva la tradizione, non era molto generoso e non voleva pagare per avermi indietro, questa cosa ha creato una vera tensione alla festa e l’ha rovinata. Lo sposo mi ha rimproverato che è stato umiliato ed io ho pianto tutta la notte”. Contenta di averle ricordato tanti dettagli della tradizione dell’est, e triste per quel ricordo del proprio matrimonio. Alcune tradizioni durante le nozze sono carine, divertenti, diverse da una zona all’altra, hanno un senso per gli sposi e nessuno per gli invitati o viceversa. E’ chiaro che si distinguono da una regione all’altra e potrebbero anche andare in contraddizione con le regole usate da entrambi paesi. In questo caso, il matrimonio nella Repubblica di Moldova era giustificato dal desiderio degli sposi: raccogliere i soldi per la casa, specialmente perché c’è in arrivo un bambino. Ma visto da un spettatore straniero, non si spiega come mai un paese tanto povero conservi la tradizione di fare feste di nozze molto dispendiose dove si spendono tanti soldi e si fanno generosi regali. Mihaela nota il grande amore tra i protagonisti, attori di notevole espressività che riescono a comunicare e a trasmettere l’emozione e la tensione tramite sguardi e parole. “Come rumena che vive da tanto tempo all’estero, mi fa sempre piacere conoscere registi che realizzano opere di valore internazionale. Ho scoperto nei film delle tradizioni dimenticate e questo mi ha riportato per due ore nel mio paese d’origine”.
Uno sguardo speciale sul film, da spettatore privilegiato perché ha vissuto per tre anni in Romania durante il regime di Ceausescu, l’ha avuto l’italiano Vladimiro Lecca, molto legato alla cultura del paese di Dracula: “Conoscendo la lingua romena, ho potuto apprezzare il film in una dimensione profonda e forse ho colto tutta l’ironia – qualche volta amara – che un normale spettatore italiano non sempre poteva notare dai sottotitoli”. Ammette che oltre all’incontro fra persone e culture diverse, caratteri spesso opposti, condizioni economiche sbilanciate, in molti paesi la festa di nozze è un’occasione di allegria e di rafforzamento dei legami sociali e famigliari, e per gli sposi una modalità per accumulare dei soldi. “Ma il regista parla anche di argomenti che hanno marcato la sorte del paese: la storia ingiusta verso entrambi i paesi, la Romania e la Bessarabia, che fino al 1940 erano una sola nazione, gli stereotipi reciproci dei cittadini dei due paesi, la tolleranza verso culture, tradizioni e status sociali diversi, i caratteri e vizi comuni a entrambi e la “fortuna” dei romeni di far parte dell’Unione Europea, che li pone in una posizione di superiorità nei confronti dei bessarabi e induce in questi ultimi un complesso di inferiorità”. Si capisce dal film che i cittadini della Romania sarebbero i romeni puri, mentre quelli della Bessarabia i “contaminati” negativamente dai russi che hanno imposto il potere politico, la lingua obbligatoria e il misto di caratteri genetici e culturali. Il film è apprezzabile ed efficace, con un ritmo crescente e un’ironia sottile, che ha permesso a questo popolo di sopravvivere a Stalin e a Ceausescu, reagendo ai drammi con molta fantasia e il sorriso. In conclusione, Vladimiro ricorda che tutto il mondo è paese: in Italia ci sono i pregiudizi e stereotipi fra persone del nord e del sud, fra gente di città e di campagna, fra intellettuali e persone semplici, e così via.
Alla proiezione e al dibattito c’erano diversi rappresentanti dell’associazione e della redazione di Piuculture, Paola Piva, presidente dell’Associazione, è rimasta impressionata del orgoglio del personaggio principale – lo sposo – che nonostante perseguisse lo scopo di raccogliere i soldi, sceglie di non scendere a eccesivi compromessi e salvaguarda la sua dignità. La commedia romantica è piaciuta al pubblico, ha fatto vedere soltanto una piccola parte della Moldova e il suo popolo, ci sarebbe tanto da raccontare ancora, su come è cambiato questo paese da quando è diventato indipendente, cosa sarebbe successo se si fosse riunito con la Romania e quale sarà il suo futuro nel suo percorso europeo, iniziato da poco. “L’idea di vedere film insieme che raccontino storie di altri paesi del mondo non è nuova per Piuculture”, spiega Nicoletta del Pesco direttore di Piuculture “sono tre anni che organizziamo al MedFilmFest una giuria di amici stranieri; vedere i film insieme e commentarli dai nostri diversi punti di vista è una grande occasione di conoscenza e pone le basi per una costruttiva convivenza “.
Raisa Ambros(29 gennaio 2013)
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