Italiaromanì: trovare la strategia dell’inclusione di rom e sinti

italiaromaniStop all’apartheid dei rom! Un intenso convegno nazionale, Italiaromanì, si è svolto dal 3 al 5 aprile all’Università Roma Tre, nell’ambito della campagna Stop all’apartheid dei rom! lanciata dall’Associazione 21 luglio nell’ottobre 2013 e sostenuta dalla Bernard Van Leer Foundation. Tre giornate divise in nove sessioni, rivolte a esperti, ricercatori, professionisti, studenti e cittadini per approfondire i temi attuali delle comunità rom e sinti. L’obiettivo dell’evento è di presentare la condizione sociale e giuridica delle comunità in un contesto post “emergenza nomadi” che ha segnato le singole comunità e individuare limiti e prospettive della “Strategia Nazionale di Inclusione dei Rom, dei Sinti e dei Camminanti” in attuazione alla Comunicazione della Commissione Europea n. 173/2011.

italiaromani“Se le istituzioni italiane mi avessero aiutato ad andare a scuola invece che a chiedere l’elemosina per strada, la mia vita sarebbe stata diversa. Ho perso la mia infanzia e non per colpa mia”, inizia così nella sessione del 4 aprile la storia impressionante, che ha emozionato il pubblico, dell’attivista di Rovigo Sead Dobreva, scappato dalla guerra dell’Iugoslavia,. “Mi sento napoletano, sono cresciuto nei campi di Scampia, in delle condizioni inimmaginabili, tra i topi. La mia fortuna è arrivata quando dal comune di Napoli mi hanno proposto di fare un corso gratuito di specializzazione e poi mi hanno aiutato a trovare lavoro come mediatore culturale. Così ho messo i soldi da parte e poi sono stato costretto ad andare a Rovigo per lavoro”. Racconta la situazione scolastica dei bambini nei campi di Napoli: su 300 andavano a scuola meno di 10%. A 32 anni, Sead è padre di cinque figli e per mantenerli si ritrova a difendere anche i diritti degli italiani nella veste del delegato sindacale. I figli vanno a scuola e sono fieri di essere rom, perché “non bisogna negare le origini e la propria cultura”.

“I campi abusivi devono sparire: I bambini non hanno le condizioni per studiare lì. Chi vive nei campi non trova lavoro. Non investite più nei campi!” Sead è convinto che la soluzione per l’integrazione dei rom e sinti è di pagare loro un affitto per due anni, il tempo utile per trovare lavoro, invece di investire i soldi dello stato nei campi. “Mi hanno dato un lavoro perché vivevo in una casa. Nessuno credeva che sono rom, per loro i rom sono le persone che si trovano per strada, che non hanno voglia di fare niente”. E’ un uomo fortunato Sead, direbbe qualsiasi partecipante del convegno Italiaromanì, perché ha avuto voglia di impegnarsi, crescere e di integrarsi. Dice che ci sono tante persone brave come lui nella comunità e che tutte le associazioni devono lavorare nella stessa direzione per aiutare rom e sinti. Esempi di storie vincenti di rom integrati sono state presentate nei cortometraggi tra un intervento e l’altro.

italiaromani“Non si possono fare delle scelte basate su motivazioni etniche o religiose”, con questa motivazione l’ASGI – Associazione Studi Giuridici sull’Immigrazione – e l’Associazione 21 luglio, con il supporto di Open Society Foundations, l’intervento dell’European Roma Rights Centre – e di Amnesty International Italia hanno proposto ricorso nel marzo del 2012 al Tribunale Civile di Roma contro il Comune e il Ministero dell’Interno, per dichiarare illegittimo e discriminatorio il “villaggio attrezzato” de La Barbuta, un campo destinato ad ospitare 650 rom della capitale durante “l’emergenza rom”. “Il Comune di Roma ci ha detto che non è rivolto ai rom, ma ai nomadi, poi hanno ammesso che è soltanto una soluzione temporanea”, racconta l’avvocato Salvatore Fachile. “E’ una causa sperimentale, la prima risposta del giudice è stata positiva. Abbiamo proposto di chiudere il campo e di non assegnare più i posti liberi ad altri”, perché la soluzione abitativa è discriminatoria specialmente se costruita in modo tale da ostacolare l’effettiva convivenza con la popolazione locale, l’accesso in condizione di reale parità ai servizi scolastici e socio-sanitari e situata in uno spazio dove è posta a rischio la salute degli abitanti. Il Tribunale civile di Roma si pronuncerà presumibilmente alla fine del 2014.

“Il problema più grave oggi è l’assenza di rappresentanza associativa e politico-culturale, capace di misurarsi con delle istituzioni”, dichiara Luigi Manconi, senatore e presidente della Commissione straordinaria per la tutela e la promozione dei diritti umani del Senato. “Tutti riteniamo cruciale e decisivo il tema della formazione: i dati parlano che su circa 31000 minori in età scolare appena 1/3 di questi sono iscritti a scuola”. Ma l’elemento più drammatico emerso al convegno Italiaromanì è che alle medie e le superiori gli iscritti rom sono in minoranza, e in pochi concludono gli studi.

italiaromani“Tanti dei problemi dei rom sono analoghi a quelli dei migranti. Le misure che dobbiamo prendere per le minoranze vanno dall’integrazione nella società al problema dell’identità culturale”, sono alcune delle idee del discorso di Valeria Piergigli, professore ordinario di Istituzioni di diritto pubblico dell’Università di Siena, che evidenza l’evoluzione e gli aspetti più problematici della normativa e della giurisprudenza italiane con riguardo all’istruzione come diritto fondamentale per l’inserimento di rom e sinti nella comunità maggioritaria. “La scuola è un terreno ideale e particolarmente fertile in cui far crescere una coscienza disponibile di considerare il ”diverso” non come nemico o straniero, bensì come fonte di arricchimento culturale reciproco per edificare una collettività non soltanto multiculturale, ma soprattutto interculturale.”

Raisa Ambros
(09 aprile 2014)

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