Moda: il giro del mondo in 5 cambi d’abito

Avete sempre sognato di fare il giro del mondo? Non servono 80 giorni, ma basta qualche minuto: il tempo di indossare un capo proveniente da un continente sempre diverso e vi sembrerà di viaggiare stando fermi. 

In un attimo da Roma ci ritroviamo in Senegal. In una bottega del Pigneto, Nidiasse realizza la sua linea di moda, Africa Creation. Lo spazio in cui lavora, dall’ideazione alla realizzazione, è un’esplosione di colori. Sugli abiti convivono elementi diversi come il jeans e il wax, e simili come il lino e la tela. Le giacche patchwork si compongono con pezzi di tessuto scartato e le scarpe cucite a mano sono il risultato degli avanzi dei calzolai. Da non perdere sono gli accessori: collane, bracciali e orecchini fatti di pelle e intrecci di colori.

Africa Creation

Africa Creation 1

Con un veloce cambio d’abito dal Senegal arriviamo in Brasile. La stilista Fernanda Casanova e la grafica Prsicilla Zanetti sono le giovani ideatrici Oi Gracia, marchio con sede a Porto Alegre. Lo stile è giovane e brioso, con un’ispirazione retro. I miniabiti hanno una linea semplice, i tessuti sono leggeri e le fantasie fitte di motivi grafici e colori: giallo, verde, rosa, arancione, blu. Alcuni riportano alla mente le sfumature del mare. Le sarte di Oi Gracia cuciono su misura l’abito delle clienti per non imporre taglie precostituite e rispettare il corpo di tutte.

                                       Gracia Oi Gracia Oi Gracia

Con i ricami di Valentina Vidrascu, invece, siamo subito in Moldova. La stilista si ispira alla sartoria tradizionale rivisitando la camicia caratteristica dei paesi dell’est, l’ia. Sostituisce i tessuti semplici, come il lino e il cotone, con uno chiffon trasparente. E sulle maniche arricciate si intrecciano geometrie tradizionali e fiori ricamati a mano. Spesso le camicie si allungano fino a diventare abiti. I dettagli da non tralasciare sono le pochette con maxi frange e i gilet di tessuto pesante che contrastano la leggerezza dello chiffon.

                  Valentina VidrascuValentina vidrascu

E poi ancora, le chalinas, gli sciarponi di Pineda Covalin ci portano in Messico. Come si legge nella presentazione del marchio, la sua moda è un omaggio alle origini della cultura Latinoamericana e una rivisitazione in chiave contemporanea dei disegni, delle forme e delle linee tradizionali. Le stampe ispirate ai Maya e all’acchiappasogni, atrapasueños, sono ricche di elementi e colori. Le tuniche, i poncho, in qualche caso arricchiti dalle frange, e i huipil, tipici abiti indigeni ricavati da due parti di tessuto rettangolare, confermano la volontà di non rompere i legami con il passato.

pineda covalinPineda covalin

Ma il viaggio non finisce qui: l’ultima tappa è il Pakistan. A farla da padrona nelle creazioni di Asma’s Attire è l’opulenza. Dei tessuti, delle linee, dei materiali. Protagonista è iI sari, tra gli indumenti più antichi che ancora restano in voga. Gli abiti realizzati da Asma Raja in alcuni casi sono impreziositi da ricami e in altri da pietre dure e trasparenze. Il risultato finale spesso appare come un collage di fantasie e dettagli più o meno tradizionali. Metri di seta e cotone cadono lunghi e abbondanti sui corpi di chi li indossa.

                                 asma asma asma

Certo, indossare il sari potrebbe richiedere un po’ di tempo. Ma sempre meno di un viaggio in Pakistan.

Per acquistare gli abiti: in via Macerata, 52, a Roma trovate l’atelier di Africa Creation e online le boutique di tutti gil altri.

Rosy D’Elia

(22 dicembre 2014)

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