“Il problema della Sicilia? La gente arrivata via mare è stata depositata nei CARA, luoghi frustranti,usciti dal centro non ci sono servizi e si ritrovano soli,” spiega la giornalistamaltese Danielle Vella,autrice di Soccorsi, e poi? Voci di rifugiati arrivati in Sicilia realizzato per il Centro Astalli JRS-Servizio dei Gesuiti per i rifugiati. Presentato a Bruxelles nell’ottobre 2014 il report arriva, in italiano, a Catania il 18 dicembre, giornata internazionale del migrante.“Stavo bene in Afghanistan. Sono partito perché i talebani mi hanno torturato; mi hanno sparato e mi hanno rotto i denti” racconta Abraham “Che posso fare qui? Girare per le strade notte e giorno? Pensavo che una volta ottenuti i documenti avrei potuto studiare ma non è cambiato nulla”. Molti migranti diventano homeless, “all’inizio dormivo per strada, poi la Caritas mi ha trovato un posto in cui stare, un centro chiamato Il Faro. Dormire per strada non è facile, mi facevano male tutte le ossa” ricorda Kofi.“Non i numeri bensì i sentimenti dei richiedenti asilo” precisa padre Camillo Ripamonti, presidente del Centro Astalli. Le interviste sono accompagnate dalla descrizione di come vanno le cose e denuncia molte criticità, se non violazioni, circa i diritti del migrante. Al Cara di Mineo è dedicato ampio spazio. L’ex cittadella militare,predisposta per 1.800 presenze, attualmente ospita 4.000 persone che sprofondano nel silenzio della valle ai piedi dei monti Iblei. “I richiedenti asilo possono andare e venire, ma il centro d’accoglienza è così isolato e le loro risorse limitate che molti finiscono per non uscire affatto” racconta Danielle.Marcel ha trascorso un anno e due mesi nel Cara di Mineo, “non luogo nel nulla”, l’attesa per il colloquio con la Commissione si prolunga troppo e i richiedenti non sono preparati all’incontro. “Non sapevo che cosa dire” racconta Nikiema Mahamadi“In seguito l’avvocato del Centro Astalli mi ha tranquillizzato e rassicurato su quanto fosse importante raccontare la mia storia e io l’ho fatto.” Al secondo colloquio Nikiema ottiene “un documento di tre anni che potrò rinnovare. Sono finito in Italia per caso, siamo scappati dal Burkina Faso dopo che i ribelli hanno attaccato e ferito un collega”.Erano partiti in quattro. “Il primo lo abbiamo perso nel deserto del Niger, si è fermato, era sfinito; un altro è morto nel mar Mediterraneo. Io sono rimasto in Italia, il quarto è in Francia”. Nikiema studiava giurisprudenza, oggi è mediatore culturale “per aiutare i fratelli che sono dietro di me, alcuni non sanno dire nemmeno: ho mal di testa”. “L’Italia ha un sistema di accoglienza inadeguato” sottolinea Riccardo Campochiaro, avvocato volontario del centro Astalli di Catania “lo dichiara anche la sentenza internazionale del 4 novembre 2014,” quando la Corte Europea dei Diritti Umani ha deliberato sul caso Tarakhel v. Switzerland.La famiglia afgana non verrà trasferita in Italia -come disposto dalle autorità svizzere ai sensi del Regolamento di Dublino – perché “le autorità italiane non garantiscono l’accoglienza idonea dei minori e la coesione del nucleo familiare” si legge nella sentenza.“Favoriamo l’idea di strutture di accoglienza più piccole come quelle dello Sprar” dichiara l’avvocato Campochiaro. I centri Sprar, di piccole-medie dimensioni, sono generalmente collocati in centri abitati, in tutta Italia, a Giugno 2014 c’erano 19.000 posti disponibili. “Ad Agosto il sistema di emergenza posto in essere dal governo italiano ha incrementato il numero dei posti disponibili e potevano essere accolte circa 25.000 persone” racconta Danielle.Il numero crescente di imbarcazioni intercettate da Mare Nostrum – progetto conclusosi a ottobre 2014 con l’avvio di Triton – ha portato a un picco di arrivi. Solo nei primi nove mesi del 2014 sono giunte via mare più di 160.000 persone, con giorni in cui ne sono sbarcate quasi 1000 contemporaneamente. “Ma dei 150 mila stranieri arrivati nel 2013, solo 50 mila hanno fatto richiesta di asilo, gli altri sono andati via” ricorda Riccardo Campochiaro.“Una via migliore di Mare Nostrum sarebbe creare ponti umanitari. Non più scafisti, ma gli stati dell’Unione Europea che costruiscono ponti umanitari per l’ingresso in Europa. Penso a realtà come la Siria,” aggiunge padre Camillo, presidente del Centro Astalli.Segni di cambiamento. Circa due mesi fa, il governo ha raddoppiato le commissioni portandole da 10 a 20,e incrementato di 50,8 milioni di euro, per il 2014, il Fondo Nazionale per le politiche e i servizi dell’asilo, in modo da permettere l’ampliamento dello Sprar (Servizio centrale del sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati) gestita dai Comuni. Inoltre entro il 30 giugno il Ministero dell’Interno dovrà inviare una relazione al Parlamento sull’utilizzo del fondo immigrazione -62,7 milioni di euro- e una relazione sul sistema di accoglienza italiano.
M. Daniela Basile(22 dicembre 2014)
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