Haiti Aftermath: cosa è successo dopo il terremoto?

Haiti Aftermath reportage fotografico sulle conseguenze del terremoto di Haiti. Copyright Riccardo Venturi
Haiti Aftermath ©Riccardo Venturi

“Un libro per me ha il valore di testimonianza, è qualcosa che resta. Haiti Aftermath sarà memoria di quello che è accaduto”. Così Riccardo Venturi presenta alla galleria del Cembalo di Roma il reportage fotografico che racconta i cinque anni seguiti al terremoto di Haiti e i segni che hanno lasciato sugli haitiani.

Fotoreporter dell’agenzia Contrasto, vincitore di due World Press Photo Awards – l’ultimo proprio con Haiti Aftermath – Venturi di guerre ne ha vissute e mostrate tante: dall’Afghanistan al Kosovo, dalla Somalia alla Striscia di Gaza, e poi Liberia, Sierra Leone, Libia. Ma quella stessa umanità che l’ha spinto fin dal principio verso la fotografia sociale l’ha portato ad andare oltre il giornalismo mordi e fuggi: “Quello che ci porta a saltare da un paese all’altro bombardando il pubblico di immagini e notizie frammentate, che non aiutano la comprensione dei fenomeni”.

E allora quando i riflettori sul terremoto di Haiti si spengono lui resta, e poi torna e ritorna. Organizza una campagna di crowdfunding e trasforma quel viaggio in un prodotto editoriale che ha forza narrativa oltre che estetica. Non ci sono vezzi nel libro di Venturi, c’è realismo e c’è affetto nel registrare sguardi e gesti segnati dalla rassegnazione. C’è un terremoto che si porta via 230.000 vite, lasciando dietro di sé una distesa di sassi e corpi abbandonati, 2 milioni di persone senza casa, 310.000 feriti.

Haiti Aftermath reportage fotografico sulle conseguenze del terremoto di Haiti. Copyright Riccardo Venturi
Haiti Aftermath ©Riccardo Venturi

Haiti brucia per i saccheggi, brucia nella disperazione di chi è rimasto, brucia nelle rivolte contro il governo che a distanza di anni si ripetono con triste prevedibilità. Soffre negli occhi degli orfani che aumentano in modo drammatico. Soccombe sotto l’epidemia di colera che a un anno dal sisma invade il paese e non lo lascia più.
Si rialzano gli haitiani sulle loro gambe patite, si aggrappano alla religione, tornano nelle baracche sventrate, ricostruiscono altrove. Non c’è un lieto fine e nemmeno una fine per questo pezzo d’Africa trapiantato ai Caraibi, la prima foto potrebbe essere l’ultima.

Quando gli chiedi se si è mai sentito impotente Riccardo Venturi ti risponde che il fotografo lo è sempre: “L’unica cosa che puoi fare è fare bene il tuo lavoro. Non mi illudo che la fotografia trasformi il mondo, ma sono certo che possa cambiare il pensiero delle persone”.

Sandra Fratticci
(29 ottobre 2015)

Leggi anche: